Le Indicazioni Nazionali del 2004, di forte spessore educativo e culturale, si soffermava sulle <<competenze>> che lo studente avrebbe dovuto possedere nel <<sapere>> e nel <<fare>> per essere l’uomo e il cittadino di domani.
Le competenze erano declinate in termini di: identità (conoscenza di sé, relazione con gli altri, orientamento); strumenti culturali; consapevolezza dei diritti e doveri per lo sviluppo qualitativo della convivenza civile. Anche le Indicazioni Nazionali per il Curricolo del 2012 insistono sull’acquisizione delle competenze indispensabili per continuare ad apprendere a scuola e lungo l’intero arco della vita. Al fine di realizzare tali finalità la scuola << persegue con ogni mezzo il miglioramento della qualità del sistema di educazione e istruzione; rimuove ogni ostacolo alla frequenza>>; previene l’abbandono anticipato e la dispersione scolastica; <<valorizzando i talenti e le inclinazioni di ciascuno>>; facilita l’accesso a tutti (Dlgs. 65/2017, cosiddetto decreto 0-6 anni). La stessa legge vigente (L.107/2015) sottolinea l’importanza di una istruzione permanente dei cittadini, dell’innovazione didattica, della partecipazione e dell’educazione alla cittadinanza attiva. Nell’esperienza dell’orticultura a scuola trovano applicazione e realizzazione i 4 Assi culturali del D.M. 139/2007, in attuazione delle Competenze chiave per l’apprendimento permanente (2006) e di cittadinanza (2007) e le Raccomandazioni del 2018 in una dimensione umanistica dello sviluppo e della realizzazione completi della persona. Perché un orto a scuola? Finalità. La scuola, nel contesto dell’orto a scuola, si trova a proporre situazioni in cui gli alunni riflettono per capire il mondo e se stessi; favorire lo sviluppo delle capacità necessarie per imparare a leggere le proprie emozioni e a gestirle, per porsi obiettivi non immediati e perseguirli. Gli insegnanti tramite le attività proposte promuovono quel senso primario di responsabilità che si traduce nel fare bene il proprio lavoro e portarlo a termine, nell’avere cura di sè, degli oggetti, dell’ambiente. Sollecitano il rispetto reciproco tramite un’attenta riflessione sui comportamenti del gruppo al fine di individuare gli atteggiamenti che violano la sensibilità e la dignità dell’altro. Gli alunni vengono orientati a sperimentare situazioni di studio e di vita con un atteggiamento propositivo di collaborazione con gli altri. Ogni docente, così, pone particolare attenzione ai processi di apprendimento accompagnando tutti gli alunni, nessuno escluso, all’elaborazione del senso della propria esperienza e alla promozione della pratica consapevole della cittadinanza.
“Cittadinanza attiva” è oggi sinonimo di un coinvolgimento nella vita della propria comunità d’appartenenza, assumendo in questa un ruolo di responsabilità e facendo scelte di condivisione; responsabilizzando alla costruzione e gestione di un “bene comune” (della classe, della scuola, del quartiere); educando ai valori immateriali e umanistici della natura; creando collegamenti culturali tra tradizioni, produzioni e stili di vita. Significa educare al paesaggio; lavorare in gruppo, socializzare, creare occasioni di convivialità e gioco; educazione ad un’alimentazione eco-compatibile (sicurezza ed igiene alimentare, educazione sensoriale, attività di riabilitazione fisica e psico-fisica, produrre alimenti e prodotti eco-compatibili, riflettere sul significato di economia locale/globale; riflettere sui modelli di consumo consapevole; riflettere sul significato di sviluppo sostenibile). La cittadinanza guida gli obiettivi socio-occupazionali al fine dell’inclusione sociale di soggetti emarginati; di un inserimento lavorativo; ... Così dobbiamo imparare ad “esserci” sul pianeta. Abbiamo ormai bisogno di imparare a essere, a vivere, a condividere, a comunicare anche in quanto umani del pianeta Terra.
Dobbiamo impegnarci non a dominare l’universo, ma a prenderci cura, migliorare, comprendere, conoscere il nostro legame consustanziale con la biosfera e ... alimentare l’aspirazione alla convivialità sulla Terra. (E. Morin: I sette saperi necessari all’educazione del futuro) L’apprendimento fertile L’orto di una scuola quindi non rappresenta il fine, ma il mezzo dell'azione educativa. Uno spazio nuovo in cui fare quello che usualmente si fa a scuola cioè condividere saperi ed esperienze, quindi imparare e insegnare. L’orto è uno strumento, uno spazio – laboratorio in cui si apprende in modo inusuale e nel quale trovano opportunità tutte le aree disciplinari tipiche della scuola. In più è un luogo in cui imparare è anche divertirsi, mettersi in gioco tutti quanti (insegnanti ed esperti esterni compresi), fare comunità e sperimentare. L’orticoltura didattica a scuola più che un’attività strutturata è un’esperienza, è pedagogia esperienziale e co-partecipata. Jean Piaget sosteneva che un ambiente di apprendimento fertile e multisensoriale – con le forme e le superfici, i colori, gli odori, i gusti e i suoni del mondo reale – è fondamentale per il pieno sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino.
La pedagogia del fare e della riuscita mette in atto un apprendimento esperienziale che le generazioni più giovani non sempre hanno modo di sperimentare. Coltivare a scuola è un modo per imparare. Imparare a conoscere il proprio territorio, il funzionamento di una comunità, l'importanza dei beni collettivi e dei saperi altrui. Coltivare l'orto a scuola è un’attività interdisciplinare adattabile ad ogni età, un'occasione di crescita in cui si supera la divisione tra insegnante e allievo e si impara condividendo gesti, scelte e nozioni, oltre che metodo. Offre ai bambini la possibilità di esplorare le sue infinite risorse, esprimere le loro potenzialità, le loro competenze, le loro curiosità. Fornisce agli insegnanti strumenti per progettare, condurre e documentare un progetto educativo tematico condiviso, dando senso all’agire comune. Le attività prevedono il coinvolgimento di tutte le dimensioni per sollecitare esperienze di apprendimento, di riuscita di tutti i soggetti coinvolti, anche grazie alla collaborazione, alla valorizzazione di quelle capacità che all’interno della classe fanno fatica a connotarsi come tali. In particolare la dimensione socio-affettiva prevede il coinvolgimento di gruppi classe che presentano anche alunni diversamente abili, con difficoltà d’apprendimento e/o con problemi comportamentali, in attività pratiche, di movimento, prevalentemente all’aperto, che richiedano impegno e collaborazione e che pongano i bambini sullo stesso livello di abilità. Permette di condividere pensieri e competenze diverse in attività educative comuni, permettendo ai bambini, agli insegnanti e alle famiglie di sperimentare e vivere momenti di relazione, valorizzando il fare di ciascuno. “Imparare facendo”, sviluppare la manualità e il rapporto reale e pratico con gli elementi naturali e ambientali, “prendersi cura di”, imparare ad aspettare, cogliere il concetto di diversità, lavorare in gruppo. Orto come luogo in cui apprendere attraverso il fare ed educare non solo la mente, la dimensione intellettiva, ma anche il cuore, la dimensione affettiva. Curare un orto a scuola ci parla dei tanti benefici per i bambini, si esercitano molte abilità intellettive, pratiche ed emotive, è un meraviglioso modo di crescere, di imparare, di rilassarsi. Attiva la mente e il corpo di chi si dedica all'orto e nello stesso tempo ha il potere di rilassare la muscolatura e di alleggerire i pensieri. La cura dell'orto poi allena la pazienza, favorisce il silenzio, l'attenzione al dettaglio e si crea un contatto con la natura intenso e difficilmente vivibile in altro modo.
Si allenano quindi non solo le abilità più cognitive ma anche quelle emotive. La soddisfazione poi di veder germogliare ciò che si ha seminato rende ogni bambino fiero del proprio lavoro e questo suo essere gioioso è un qualcosa che va aldilà dei voti o dei complimenti ricevuti, è una sorta di meraviglia e di stupore dinnanzi alla natura. I bambini impegnandosi in quest'attività sviluppano la concentrazione, l'introspezione e mettono in atto simbolicamente la cura di sé stessi. L’orto è una grande metafora della vita spirituale: anche la nostra vita interiore abbisogna di essere coltivata e lavorata, richiede semine, irrigazioni, cure continue e necessita di essere protetta, difesa da intromissioni indebite. L’orto, come lo spazio interiore della nostra vita, è luogo di lavoro e di delizia, luogo di semina e di raccolto, luogo di attesa e di soddisfazione. Solo così, nell’attesa paziente e operosa, nella custodia attenta, potrà dare frutti a suo tempo. (Enzo Bianchi, Priore, L’orto, metafora della vita spirituale, Monastero di Bose, 2007 ) Stare bene a scuola. Portare la classe nell’orto, non l’orto in classe. Un orto risponde ad un bisogno sempre più urgente dell'uomo del nostro tempo, quello di potersi riconnettere al mondo della natura, la quale, opportunamente addomesticata, fornisce il nutrimento sia al corpo che alla mente(Pera P., Orti di Pace, EMI, 2010). L’orto scolastico è infatti un vero e proprio laboratorio a cielo aperto con le sue piante, animali, fiori; è uno spazio in cui i bambini possono lavorare il terreno, seminare, innaffiare, curare la crescita e lo sviluppo di ortaggi e di fiori, raccogliere i frutti. Ma l’orto scolastico è anche il luogo della meraviglia e dello stupore: una realtà sempre nuova da esplorare, uno scrigno in cui curiosare, uno spazio in cui giocare con i compagni. L’orto permette di educare all’osservazione e alla conoscenza della natura, al gusto del lavoro manuale, all’attesa dei tempi e dei prodotti; consente anche di riappropriarsi dei ritmi della natura: i cicli delle piante, il fluire delle stagioni. E' il luogo in cui si può sperimentare il senso della cura e del rispetto per tutte le forme di vita. E’ un’esperienza che permette di privilegiare il concetto del “prendersi cura di”, d’imparare ad aspettare, di cogliere il concetto di diversità, di lavorare in gruppo.
Richiede impegno costante e capacità progettuali/esecutive prolungate nel tempo. È scoprire il tempo che passa e quello necessario per raggiungere un risultato che non sempre è a portata di click. Un orto, richiede un impegno costante e capacità progettuali/esecutive prolungate nel tempo. È scoprire l’incertezza e la soddisfazione del risultato. “Sporcarsi”, affondando le mani nella terra, è anche l’unico modo per capire la natura, per viverla e capirla, per renderla parte del nostro vissuto, scoprire che la natura sa insegnare anche quando non è estrema e grandiosa ai nostri occhi. Funziona da straordinaria “porta aperta” sul mondo della natura capace di avvicinare il bambino sollecitandone la curiosità ed educandone i sensi, offrendo la possibilità di fare davvero esperienza diretta in un contesto che muta ogni giorno e favorisce nei bambini una minima assunzione di responsabilità nel prendersi cura dell’orto e del giardino. Si crea un “abito mentale” nell’impegnarsi in attività che spesso non danno risultati immediati, per cui si impara a • saper aspettare • avere pazienza • non dimenticare. Coltivare i saperi Quali discipline posso collegare alla realizzazione di un orto scolastico? Tutte. Perché è un'attività interdisciplinare adatta a tutti, a un curricolo in verticale. E' un'occasione in cui si supera la divisione tra insegnante allievo e si impara nozioni e metodo, condividendo gesti, scelte oltre che a nozioni e metodo. Sollecita l'interesse e l'attenzione verso le discipline curricolari coinvolte e ad utilizzare strumenti interpretativi della realtà come l'osservare, il descrivere, il progettare, il conoscere. Giardini scolastici come aule educative all’aperto interdisciplinari e le attività di orticoltura come elementi facilitatori per lo sviluppo di competenze trasversali. La metodologia cardine utilizzata è quella della ricerca scientifica: - osservazione di ciò che accade - problematizzazione della realtà - formulazione di ipotesi - falsificazione e/o validazione sperimentale delle ipotesi - apertura a nuove piste problematiche. Anche l'apprendimento scolastico dal punto di vista cognitivo migliora con la gestione dell'orto poiché i concetti matematici, di geometria, scientifici e geografici vengono appresi mediante l'esperienza diretta che sappiamo essere il miglior maestro di sempre. Progettare l’orto e seminare a distanze prestabilite; osservare e disegnare il ritmo delle stagioni; raccogliere storie e canzoni sull'orto; imparare i nomi degli ortaggi in inglese e nelle lingue di bambini stranieri presenti, i bambini usano le mani per calcolare, nel loro orto scolastico, la distanza tra le piantine e apprendere, così, i concetti di misura e approssimazione.
Pertanto promuovere tutte quelle esperienze che permettano ai bambini di acquisire una serie di competenze tra le quali: osservare, manipolare, cogliere somiglianze e/o differenze, confrontare opinioni, rilevare un problema e cercarne la soluzione; Sono infinite le possibilità di fare scuola a partire da un orto. Gli insegnanti, in pratica, lo usano per insegnare (anche) la matematica attraverso l'esplorazione dell'ambiente, concetti di quantità, lunghezza, proporzione, grandezza, sviluppano la percezione dei rapporti spaziali; è attività fisica all’aperto; tecnologia; l’orticultura coinvolge anche i simboli, i significati e le festività religiose diventando così mediazione tra diverse confessioni; la statistica, la narrazione, l’approfondimento dei linguaggi specifici e della composizione di relazioni, ecc. È lo strumento del problem-solving che si presta alla grande perché fornisce di continuo situazioni impreviste che richiedono soluzioni nuove, perché si presta a compiere errori a fini didattici, a scardinare molte convinzioni; si incentiva l’utilizzo di metodologie educative attive (hands-on, active learning, social learning, IBSE-inquiry based science education) nella didattica delle scienze. L’apprendimento esperienziale sarà l’approccio metodologico privilegiato e finalizzato anche al recupero dei soggetti a rischio e/o diversamente abili attraverso attività individuali e di gruppo. La valorizzazione delle capacità individuali sarà il criterio guida per dare la possibilità di percepirsi come soggetti capaci di ... Nei lavori di gruppo sarà privilegiato l’apprendimento tra pari, l’aiuto reciproco e forme di tutoraggio. Coltiviamo il futuro La scuola, che tra i suoi compiti istituzionali ha quello della formazione del futuro cittadino, non può più eludere il problema di una rigorosa educazione all'uso corretto dell'ambiente e di una sana alimentazione. Far acquisire conoscenze e comportamenti corretti e il più possibile consapevoli nei confronti del cibo: -Promuovere il consumo consapevole di cibo, per favorire l’adozione di abitudini sane e sostenibili; -Educare alla cura e al rispetto dell’ambiente per favorire uno sviluppo sostenibile; -Sperimentare la coltura biologica degli ortaggi (concimi naturali, consociazioni, rotazioni ...) sensibilizzando gli alunni alla cura e alla difesa dell’ambiente in cui vivono. -Promuovere e diffondere nuovi e più sostenibili stili di vita attraverso la conoscenza e il rispetto dei canoni dell’agricoltura biologica. -Recuperare spazi scolastici con finalità sociali, incrementandone l’efficienza e valorizzando il concetto di bene comune. -Accordare la scuola alla vita reale. -Educare al bello, all’armonia, all’ordine.
Affrontare meglio il tema di un corretto utilizzo dell'ambiente e assumere scelte sempre più responsabili a tutela del contesto di vita che ci appartiene. Il contatto con un orto poi fa accrescere nel fanciullo la consapevolezza del cibo sano, di quello naturale e ottenuto con fatica e cura. E di conseguenza anche lo spreco alimentare è un tema affrontato con la cura dell'orto: i ragazzi comprendono sulla loro pelle la fatica di far crescere una pianta, ne riconoscono il grande valore e apprezzano con gioia i frutti che ne ricavano considerandoli preziosi e importanti La valorizzazione delle biodiversità colturale e culturale del territorio, la salvaguardia di tradizioni, usi ed espressioni delle generazioni passate: • Sviluppare un legame affettivo con la Terra/terra partendo dal proprio territorio; • Costruire un nuovo stile di vita di minore impatto sulla comunità;
- Promuovere comportamenti responsabili. Un progetto multidisciplinare di un’ecologia integrale fondata sull’etica del rispetto e del prendersi cura. Lo fa guardando alle prime età della vita come base di un’educazione per tutta la vita e alla funzione di tutoring di adulti, genitori e insegnanti come tramite di educazione allo sviluppo sostenibile. Un orto vorrebbe dire, per chi vive la scuola, riconoscersi in un elemento essenziale di appartenenza della propria terra, cioè nel luogo in cui viviamo, fatto di storia, di tradizioni, di cultura, di memoria, fare l'orto a scuola diventa anche un'occasione per conoscere le tipicità e le ricette del proprio territorio, ma anche occasione di confronto con le tipicità degli altri Paese dei bambini non italofoni.
Il curriculo viene arricchito offrendo lezioni di educazione alimentare, prevenzione dell’obesità, prevenzione e igiene, educazione al rispetto dell’ambiente, della cultura del territorio, della storia, dell’arte, della musica e con il coinvolgimento di scrittori e docenti universitari, ingegneri abbiamo integrato il curriculo con l’importante tema “dello sviluppo sostenibile”. E’imparare il senso della cura, è capire il valore del cibo e rispettarlo. Fare l'orto diventa strumento di educazione nutrizionale: coinvolgere i bambini nella realizzazione di piccoli-grandi orti crea un'occasione per incentivare il consumo dei vegetali; trasmettere ai giovanissimi i saperi legati alla cultura del cibo. L’orto a scuola rappresenta inoltre anche uno strumento didattico per conoscere il territorio e i suoi prodotti e sensibilizzare i più piccoli sull'importanza della salvaguardia dell'ambiente e dell'uso sostenibile delle sue risorse. Quando è il momento di annaffiare, per esempio, non solo si può spiegare ai bambini perché le piante hanno bisogno di acqua per crescere, ma anche perché è fondamentale non sprecare la preziosa risorsa idrica. Ma non solo: fare l'orto e prendersi cura degli spazi verdi della scuola è anche un'occasione per maturare senso civico. I bambini, così, in fondo si prendono cura di un “bene comune”. Acquistando frutta e verdura al supermercato, è piuttosto difficile rendersi conto del trascorrere delle stagioni. Perché ormai si trova pressoché tutto, tutto l'anno. Scegliere frutta e verdura di stagione prodotta localmente significa infatti contribuire a ridurre l’emissione di Co2, produrre meno rifiuti, in termini di carta e plastica utilizzata per imballare frutta e verdura per il trasporto. Si spende e si inquina meno. Meglio ancora se varietà tipiche del territorio regionale: il cosiddetto chilometro zero. I compiti di realtà che gli alunni saranno chiamati ad affrontare metteranno in gioco volta per volta delle strategie risolutive grazie al contributo di tutti. Questo favorirà l'acquisizione di "abiti mentali e comportamentali" tesi al rispetto della natura e dell’ambiente circostante, ad una "coscienza ecologica" e ad una sana alimentazione; l’impegno dei ragazzi ad affrontare problemi specifici dati (es. piante stagionali); l’uso di molteplici linguaggi (verbale, iconico, fotografico, sensoriale, manipolativo) e di tecniche linguistiche diversificate come la relazione, la scheda, l'inchiesta, il questionario, il grafico, la poesia, la favola. Tanti frutti un cesto solo L'orto a scuola nato come sperimentazione, come offerta integrativa al curricolo diventa un vero e proprio aiuto, per la scuola dove è difficile concentrarsi, dove i bambini ed i ragazzi sono sempre più stanchi, dove gli insegnanti non sanno più come entusiasmarli e motivarli.
Alunni in difficoltà che per loro indole necessitano di uscire dalla classe, che hanno esperienza di orticultura per il loro vissuto familiare e che non sanno dove-come convogliare le proprie attitudini e talenti, alunni che hanno bisogno di sperimentare attività manipolative. L'orto riesce a mettere d'accordo tutti veicolando anche messaggi didattici, relazionali ed emotivi importanti. Il progetto prevede varie fasi, che sono quelle dettate dal ciclo della natura. Avvicinare fin da piccoli i bambini alla natura, ai suoi ritmi, ai suoi tempi, alle sue manifestazioni e consegnare loro un ambiente tutto da scoprire, esplorare, amare e rispettare tramite l’inclusione di alunni svantaggiati; la lotta alla dispersione scolastica. L’orto scolastico è strumento per l’inclusione scolastica, perché include tutti gli alunni; strumento miglioratore dell’ambiente scolastico: attraverso l’esperienza dell’orto tutti gli alunni si sentono valorizzati in modo equo, accresce la partecipazione, permette di accogliere le diverse culture. Consente interventi educativi e buone pratiche nella scuola affinché corrispondano alle diversità degli alunni. Inoltre, la cura e l’esperienza dell’orto accresce negli alunni l’appartenenza al luogo scuola; luogo in cui le diversità culturali dei diversi alunni vengono viste come una risorsa per il processo di apprendimento.
Imparare “fuori” permette di costruire un ponte tra teoria e realtà (uso degli oggetti crea contatto con la realtà); lo sviluppo di autonomie e abilità; la condivisione di conoscenze ed esperienze; sviluppare le capacità di confrontarsi con l’insicurezza e ritrovare il piacere della scoperta. Acquisire competenze pratiche nelle attività agricole e favorire lo spirito di cooperazione migliora i rapporti interpersonali e favorire la collaborazione tra gli alunni; permette di assumersi dei piccoli impegni e mantenerli nel tempo, facilitando e promuovendo esperienze fortemente inclusive entro uno spazio personalizzato in cui sviluppare e mantenere tutte le abilità che la persona possiede ed anche la maturazione affettiva e relazionale soprattutto nei soggetti con difficoltà. Tale contesto facilita l’integrazione sociale e lavorativa. Infatti l’inserimento in una situazione lavorativa reale potrà favorire il potenziamento dell’autonomia dove l’orto didattico vuole essere un contesto protetto che avvicina la persona disabile alle piante e ai cicli naturali di crescita, in un ambiente dove la concretezza del fare è suprema e s'impara solo sperimentando. Verifica monitoraggio e valutazione Per dare valore all’intervento come didattica intenzionale necessita percorrere il percorso della valutazione, che sarà finalizzata nel cogliere gli elementi di coerenza tra le finalità del progetto e gli obiettivi raggiunti, confrontando gli strumenti utilizzati e le risorse impiegate.
Le osservazioni sistematiche riguarderanno soprattutto lo "star bene a scuola", l'interesse e la partecipazione degli alunni alle attività. In particolare si valuteranno i progressi negli apprendimenti e nelle abilità, la capacità di collaborare, l'acquisizione di conoscenze specifiche e il saperle trasmettere, la capacità di cogliere gli elementi essenziali propri dell'attività, l'utilizzo cosciente, rispettoso e adeguato delle attrezzature, dei materiali e dello spazio. Produzione di materiale documentativo a rendicontazione delle esperienze attivate: rassegna stampa “Giornalino mensile” di Ecosportello, fotografie, modulistica varia, video. Predisposizione di schede operative attestanti le conoscenze acquisite, le osservazioni e le riflessioni. L’orto al “mercato” Nell’Istituto scolastico “IC 12 Golosine” di Verona, da anni siamo impegnati nel promuovere esperienze didattiche integrate di Educazione Alimentare e Ambientale con il Progetto “La frutta a merenda”, e non solo, coinvolgendo tutta l’utenza scolastica in percorsi interdisciplinari finalizzati a migliorare non solo le conoscenze specifiche in campo alimentare e ambientale ma anche e soprattutto ad accrescere e migliorare in bambini e ragazzi il quadro di salute/benessere ed un corretto stile di vita. La presenza sul territorio, del plesso Massimo D’Azeglio, di famiglie appartenenti a culture diverse ha rappresentato l’occasione per cogliere e sottolineare gli aspetti storici, geografici, culturali, antropologici, ecologici, sociali e psicologici legati al rapporto personale e collettivo con il cibo. Conseguente è l’attivazione di una rete territoriale partecipata nella fase di progettazione, realizzazione e mantenimento dell’orto, attraverso il coinvolgimento di diversificati interlocutori sociali per la buona riuscita del progetto (realtà che già collaborano o hanno collaborato con la scuola: genitori, associazione Alpini Golosine, Amministrazione comunale con progetti EASE, Ecosportello, AMIA, AGSM), con l’obiettivo di “fare rete” ed innescare collaborazioni e sinergie in grado di rendere le scuole punti di socializzazione e cittadinanza attiva. I prodotti dell’orto verranno utilizzati, gustati e condivisi, mentre il materiale documentale verrà raccolto e pubblicizzato sul sito istituzionale dell’IC 12 Golosine per la fruizione di tutti gli stakeholder e diffusione di una buona pratica di didattica innovativa.
Milena Venturi (02/10/1961) di Verona, docente nella scuola primaria e per scelta nel ruolo di sostegno con Specializzazione triennale. Laureata con 110 e lode in Scienze dell’Educazione-Esperto nei processi formativi. Conseguo il Master I livello in Legislazione scolastica e Negoziazione presso l’Università di Perugia ed il Master di I livello in Mediazione familiare presso l’Università di Verona. Ho seguito corsi di musicoterapia e psicomotricità. Ho svolto attività di arteterapia con il prof. Luigi Scapini ed ho tenuto corsi residenziali e workshop di “Sostegno alla genitorialità” presso una “struttura di protezione” per minorenni in provincia di Verona. Mi sono formata come pedagogista clinico ed iscritta all’albo dei pedagogisti SINPE. Nell’ambito delle istituzioni scolastiche sono stata membro del Consiglio d’Istituto ed ho ricoperto diverse funzioni e ruoli nei seguenti gruppi di lavoro RAV/PdM, Comitato Valutazione del servizio dei docenti, Tutor, Intercultura. Sono volontaria in un’associazione nazionale di clown therapy.