Nell'era del Coronavirus, il “coronaviriano” dell'antropocene, la scuola si mette alla prova e fa i conti con se stessa, dimostrando cosa sa e può fare, le famose agognate competenze, e cosa ha costruito all'indomani della rivoluzionaria riforma della Buona Scuola che ha messo a regime, a distanza di quasi vent'anni, l'autonomia sancita dalla L. 59/1997 e regolamentata dal DPR 275/1999.
A proposito, riferendomi al DPR di cui sopra, potrei anche suggerirne un'analisi. Davvero le azioni organizzative normate e contenute nel DPR 275/99 sono da considerarsi innovazioni autentiche o è “ratifca “ del “comportamento didattico – organizzativo” di una scuola dei primi anni '90 che, volendo riprendere la metafora di Postman, navigava l'onda delle classi aperte, dei gruppi di livello e della compattazione?Sarà occasione di ulteriore confronto questo, torniamo, ora, all'oggetto dell'articolo:“la novità”, non tanto nuova, della Didattica a distanza. Dunque, motivata dalla condizione di docente al fronte che combatte nell'epoca del coronavirus, mi muovo per un esame semplice della Dad che solo apparentemente irrompe quasi improvvisamente, nel curricolo della scuola, cogliendo tutti, a quanto pare, di sorpresa pur avendo avuto, invece, un' esistenza forte ed una vita già da molti decenni nel campo dello studio e della ricerca.La Dad, difatti, è figlia dell'e-learning ed è sorella della FAD... ma come, FAD e DAD non sono la stessa cosa? No, non lo sono, ma facciamo un punto sulla questione per chiarezza. Quando parliamo di FAD intendiamo la formazione a distanza rivolta ad adulti, professori, studenti universitari, professionisti, operatori dei vari settori che, nell'ottica di un'educazione permanente, usufruiscono di corsi a distanza tecnicamente e didatticamente pensati per garantire un'opportunità di crescita e per ricostruire in rete ambienti, aule virtuali come spazi di informazione/formazione o “ zone di miglioramento” funzionali, più che mai, in una società caratterizzata dal cambiamento continuo e dal pensiero debole.
L'educazione permanente, inoltre, esiste da sempre, dai famosi Programmi dell'85, se non prima; e ....se prima i convegni, le riunioni, i corsi istituzionali e i meeting costituivano i luoghi di crescita e qualificazione professionale, all'indomani di internet e dell'AI, lo spazio fisico si dissolve, si dissipa e si aliena in una dimensione che riunisce il tutto caoticamente nella rete, con la rete e per la rete. Con i mezzi Tech, dunque, l'incontro/scambio avviene senza confini fisici di spazio e tempo.Si rompono i vincoli dimensionali nella creazione di communities chiuse, in piattaforme, o social,nel web, e canali e chat vocali sempre più tendenti alla settorializzazione di un sapere ormai prettamente tecnocratico. Nuovi termini entrano nel nostro vocabolario e anche la lingua cresce arricchendosi di inglesismi e non. Vocaboli sempre più specialistici indicano le modalità del connecting che sembra diventare l'elemento indispensabile per il neo homo videns ormai liquefatto e dissolto nella cultura della disintermediazione. Tuonano come fulmini, per i poveri immigrati digitali che si dimenano nella jungla dell'antropocene, abitata dai millennials, dalla generazione Z-X e chi ne ha più ne metta, l'un-plugged, l'on demand, il real time, l'asincrono, il sincrono, il remoto che disegnano proprio lo scenario in cui ha preso forma l'e-learning della pop economy.
Un e-learning diventato presto virale che si fa promotore delle prime virtual rooms, mutando in FAD e assumendo anche un profilo ibrido, quello del blended learning. Allora tutto è partito da qui? Ebbene si, infatti proprio alla fine degli anni '90 l'e-learning in Italia diventa lo strumento, l'asso nella manica anche del sistema formativo integrato e poi della scuola dell'Autonomia ... ricordate la fase del primo PNSD? Quello che ha varato la scuola 2.0 con le LIM e gli ipertesti didattici? Insomma, quella fase della centralità del Learning object, della progettazione di UdA multimediali, dei primi approcci metacognitivi di una didattica di derivazione invalsiana, ebbene, è proprio in quella fase che l'e-learning e le tecnologie contribuiscono a rendere la scuola meno “descolarizzata”; quest'ultima formula, infatti, è quella che mette la scuola al passo con i tempi e la rende competitivi con la cultura parallela massmediale o massmedializzata e, per ultimo. elettronica, di una grande comunità globalizzata che, seppur con linguaggio effimero, ha dato e dà risposte più immediate ai giovani rispetto all' insegnamento convergente, rigido, freddo e sterile della classica lezione frontale. Un mondo di conoscenze e informazioni veicolati da immagini rapide che creano, subdolamente, nell' homo videns classico la condizione di ignarus o rudis, conferendogli l'aspetto di nuovo analfabeta funzionale, cioè, non in grado di interpretare criticamente e di riunire in un'unica rete sistemica le informazioni, sapendo discernere il giudizio vero da quello falso. Ecco che l'e-learning è il terreno fertile per impostare la FAD, formazione a distanza, formula efficace ed efficiente.
Una formula per qualificare studenti universitari e post universitari, neoassunti, docenti e professionisti in servizio e non, il tutto con diverse strategie quali master, mooc e corsi di perfezionamento che si avvalgono di una programmazione di attività, contenuti e finalità ben circoscritti nell'ambito di una materia obiettivo specifico e in un arco temporale limitato. Ecco in poche parole una disamina breve della FAD, minima ma abbastanza chiara per capire che la Dad si muove su un piano un po' diverso e vediamo quale. Intanto partiamo dai termini Formazione e didattica, presenti nei due acronimi; se consulto google alla voce formazione in ambito pedagogico trovo la seguente definizione :“è un processo complesso di trasferimento di contenuti e metodi per fare acquisire alle persone livelli intellettuali, culturali e spirituali sempre maggiori.23 gen 2017”Fonte -IL CIELO DI SARAAlla voce didattica, invece, trovo :“La didattica (dal greco διδάσκω, cioè "insegnare"), indica la teoria e la pratica dell'insegnamento. Si può dividere in didattica generale, che riguarda i criteri e le caratteristiche generali della pratica educativa, e in didattica speciale che riguarda invece i singoli insegnamenti o le diverse caratteristiche (età, capacità specifiche, ambiente) dei soggetti dell'apprendimento.[1] “fonte Wikipededia.
Quindi la didattica è l'insegnamento che si compone di pratiche educative finalizzate alla persona nella sua unicità ed individualità, quest'ultima è la risultante dell'intreccio di fattori ereditari e ambientali. La formazione, invece, è il processo, è un processo rivolto alle persone per migliorarne il livello culturale pregresso e già raggiunto, senza, però, curarne l'aspetto singolare che ne caratterizza la irripetibilità e unicità; un processo rivolto, poi, ad una materia o ad un aspetto della stessa, che diventa un valore aggiunto alla persona. Alla luce di queste semplicissime riflessioni appare chiaro che Dad e Fad non siano la stessa cosa e che l'utilizzo dei due acronimi sia molto approssimato dai più che confondono l'una con l'altra, intendendo erroneamente e superficialmente che entrambe si identifichino. Certo la didattica è finalizzata alla formazione come la formazione si avvale di una certa didattica, ma i campi di azione e la gestione di entrambe nel loro essere è completamente diversa e, mai come oggi, è utile dare il giusto significato alle cose. Se la FAD è un corso “massivo”on line con una parte di ore in presenza, la DAD, invece non è un corso massivo, ma l' insegnamento, e non uno qualsiasi, ma quello della scuola che si sposta in un ambito prettamente virtuale. La Dad è la scuola che cambia pelle per fronteggiare una situazione di emergenza e che,comunque, vuole garantire il diritto allo studio degli studenti avvalendosi, perciò, di una metodologia che ha come parametri principali la distanza e l'inevitabile utilizzo delle tecnologie come strumenti didattici e/o di comunicazione.
La Dad, si delinea proprio ora in modo forte, ma in realtà c'è sempre stata, un po' in sordina, con timidezza e reticenza aveva fatto capolino, pian pianino, nella scuola già dal 2015, anno del PNSD, il secondo, quello dell'autonomia organizzativa che ha finalmente dimensionato la gestione flessibile della nuova offerta formativa triennale che impatta sul territorio attraverso la rete sistemica complessa . Dunque procediamo per gradi, la Dad che non è Fad non è un progetto monotematico, ma è il progetto educativo della scuola che entra nella scuola, che è nel Ptof e che è del docente e delinea lo spazio di azione di una didattica in sincrono o asincrono; una didattica che deve fare leva, vuole o non vuole, sulle tecnologie, ma il cui uso non necessariamente deve essere particolarmente “strabiliante”. In effetti basta poco per attuare una buona Dad perchè ciò che è importante è sempre la padronanza della pratica educativa in sé. Vero è che le moderne correnti psicologiche, dal costruttivismo allo strutturalismo, sottolineano l'attenzione sull'utilizzo delle tecnologie come strumenti inclusivi. Alla luce di questa emergenza, poi, in era coroviriana, subito appare evidente la fondamentale competenza didattica che acquista di nuovo centralità e, per la quale, avviene la prevedibile e fisiologica selezione naturale tra i docenti e così emergono gli smart e i meno smart.
Facendo una categorizzazione, individuiamo gli insegnanti 2.0 capaci di utilizzare semplici strumenti quali, LIM e chat di gruppo con qualche google app in appoggio alla piattaforma del RE; questi insegnanti sono quelli che assegnano compiti e che in fin dei conti hanno reso virtuale la lezione frontale convergente finalizzata alla trasmissione e ripetizione dei contenuti. Poi incontriamo i docenti 3.0 e sono quelli che attuano una didattica “unplugged” e non incentrata sulla problematizzazione e sulla logica delle smart technologies.Tali docenti, nell'ottica di un insegnamento “facilitativo”, si avvalgono dell'aula virtuale, del forum, delle risorse tecnologiche, inclusi strumenti per creare video conferenze per elaborare una lezione interattiva e la cui interazione è tra alunno e docente, tra alunni e tecnologie...l'alunno deve interfacciarsi col docente ma anche con le sue abilità tecnologiche, imparando a dialogare e a costruire materiale didattico con i tools e le app. Quindi c'è la centralità ma anche la partecipazione attiva dell'alunno, coinvolto nell'elaborazione di compiti autentici. L'ultimo profilo è quello del docente 4.0 in grado di creare, in più a quello precedente, un alto setting collaborativo e inclusivo nel virtuale; chi è questo docente, è quello che si avvale di social e di strumenti che accentrano la didattica sulla cura e sull'esaltazione delle competenze informali e aformali per finalizzare l'apprendimento ad una dimensione di friendship e citizenship.
Ecco, allora, la gestione dei gruppi su temi e argomentazioni di vita comunitaria e di apertura sul territorio per produrre contributi personali ed interpretazioni originali da condividere e scambiare come valore aggiunto al proprio vivere sociale. Ovviamente il vero docente smart è colui che riesce ad abbracciare tutti i profili in modo “elastico”, mutevole e flessibile a seconda delle circostanze, delle lezioni e delle opportunità formative che gli si propongono.In particolare, docenti 3.0 4.0 sanno organizzare il vero insegnamento socializzato con forme ora di collaborative learning ora di cooperative learning; paradossalmente riescono a ricostruire l'intima relazione scomponendo la classe in microgruppi a dispetto di quanti vedono nella Dad il limite della relazione umana. Insomma fanno inclusivita,individualizzazione e personalizzazione.Infine nella Dad è il docente che sa progettare compattando o meno tempi e discipline; è il docente che sa ragionare sulla trasversalità e che sa valorizzare il consueto e il moderno al tempo stesso. In linee molto semplici questo è lo scenario che emerge ora, ma che prima era sommerso e nascosto dentro le mura fisiche della scuola, tempio del sapere; tutto questo affiora, invece, ora chiaro e limpido, più che mai, evidenziando la qualità delle competenze didattiche degli insegnati del tempo delle tecnologie, perché proprio con esse si fa la Dad.
La qualità della Dad dipende dalla vision del docente e dalla lungimiranza del dirigente; l'uno abbracciando gli stili sopra descritti, l'altro sapendo utilizzare gli strumenti per organizzare una forma oraria e una gestione della mission snella, liquida che renda leggera la didattica a distanza che altrimenti risulterebbe pesante per docenti ed alunni. I ragazzi da casa devono avere la possibilità di fruire del servizio scuola con tempi distesi e diluiti con un planner settimanale ben organizzato e gestito anche nel rispetto della propria salute e del proprio benessere non potendo sostare tante ore davanti al PC. Quindi ottimizzare le discipline e programmare in modo trasversale con un diario di bordo settimanale attraverso il quale i docenti possono raccordare e armonizzare contenuti ed attività. La valutazione è una valutazione formativa che deve rimodularsi su indicatori nuovi, incentrati soprattutto sulla partecipazione e sulla qualità della stessa; per quanto concerne l'apprendimento, questo va soppesato attraverso prove che siano in grado di evitare quanto più possibile il plagio. Pensare prove sul metacognitivo attraverso costruzione di brevi testi con parole chiave date e naturalmente somministrate in sincrono con riscontro immediato, oppure prove di commenting incentrate sulla revisione e spiegazione da parte dello studente di una prova fatta .
Il momento della Dad è il momento di mettere tutti di fronte a serie responsabilità; perché se fino ad ora si è solo sperimentato e “giocato” con gli strumenti e i mezzi tech, ora è il momento che la Dad, accompagnata per mano dalla Fad, prendi la sua forma. Qual è questa forma? E' quella della tecnologia e della distanza, la scuola fisicamente scompare, ma rimangono tutta la mission e la vision che devono essere curate riconsiderando l'Offerta Formativa e tutti i documenti strategici in un'altra dimensione con nuovi traguardi e nuove priorità. Ma, olttre il disegno progettuale c'è da rivedere tutta la regolamentazione sia dal punto di vista giuridico che contrattuale, gli impegni, i doveri e i diritti di tutti gli stakeholders vanno ben delineati.Chi fa cosa, il famoso Know how per dare alla Dad la sua nitida e legittima forma ed il cui faro è, ora, solo la competenza didattica dei singoli docenti che sembrano riacquistare quel ruolo e quel consenso persi negli ultimi decenni. Nulla fa escludere la possibilità che questa dimensione possa essere inizio di un cambiamento epocale della scuola. Insomma la Dad sembrava essere una passeggiata a cinque anni del PNSD e invece si è rivelata una vera sfida per docenti, dirigenti forse troppo poco lungimirante e dimentichi che la scuola Azienda è produttrice in primis di apprendimenti e ancor prima di didattica. .
Maria Giuseppina Giammetti laureata inPedagogia presso Univ. di Salerno è docente presso il Liceo Manzoni di CasertaInizia a lavorare nel1991 come docente di scuola primaria e nel 1993 consegue il titolo di insegnante specialista/specializzata di lingua inglese. Ha ricoperto nella scuola diversi ruoli e compiti quali, Referente di educazione alla salute e per circa diciassette anni ha operato come funzione strumentale svolgendo diverse aree occupandosi in prevalenza di gestione dell'Offerta Formativa e di Formazione docenti. Nell'arco di questo periodo più volte ricopre l'incarico anche di Referente Qualità e Referente Invalsi, gestendo laCommissione Qualità per l’autovalutazione di Istituto con l'impianto del RAV e del PdM.Nel 2006 consegue la Patente Popper per l’insegnamento della Cinematografia nelle scuole e supera un corso di perfezionamento sulla Dirigenza presso l’Università di Firenze. Nel 2010 partecipa al progetto School Sharing della Regione Campania dedicato alle best practice. Più volte formatore dei neoassunti sulle nuove metodologie e sulle tecniche di insegnamento attivo, sulla valutazione per l'Ambito 7.Inizia anche una nuova esperienza didattica sui mondi virtuali attraverso la piattaforma Edmondo. Nel 2016 consegue il Master MUNDIS sulla Dirigenza presso l’Università Tor Vergata di Roma; supera una formazione dell'Invalsi in collaborazione con il MIP e diventa esperto di valutazione e autovalutazione dei sistemi ; diventa formatore della didattica del project management per una formazione con la PMI Micron e un progetto della Regione Campania che la individua come una dei pochi docenti che hanno sperimentato la pratica educativa al sud Italia. Attualmente funzione Strumentale Area 1 presso il Liceo Manzoni CE responsabile Rav e Pdm, redige la prima rendicontazione sociale. Impegnata nelle Avanguardie Educative per una formazione a largo spettro sulla didattica innovativa e per la sperimentazione di MEE, Minecraft Education Edition.