La scuola del futuro è adesso

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Essere nativi digitali non significa che i giovani sappiano usare la tecnologia, ma che passano la maggior parte del loro tempo usando strumenti tecnologici. Sicuramente riescono ad interagire con essi con familiarità e dimestichezza, ma difficilmente sanno esprimere se stessi e la loro creatività attraverso le nuove tecnologie.

E’ un po’ come saper leggere, ma non scrivere. Questo paragone è usato anche da Mitch Resnick, professore al MIT (Massachussets Institute of Technology) di Boston, per spiegare perché conoscere il linguaggio di programmazione possa aiutare gli studenti a comunicare, a sperimentare nuove idee, a pensare in modo schematico e creativo collaborando con gli altri. La pratica del coding, inoltre, insegna anche a non arrendersi e a perseverare cercando l’errore per correggerlo. 

Le raccomandazioni del Consiglio dell‘Unione Europea e le competenze chiave Nazionali 2018 confermano la competenza digitale, già presente nelle indicazioni del 2006. Essa comprende l’alfabetizzazione informatica e digitale, la comunicazione e la collaborazione, l’alfabetizzazione mediatica, la creazione di contenuti digitali (inclusa la programmazione), la sicurezza (compreso l’essere a proprio agio nel mondo digitale e possedere competenze relative alla cibersicurezza), le questioni legate alla proprietà intellettuale, la risoluzione di problemi e il pensiero critico. 

Le conoscenze dichiarative, privilegiate dalla scuola nel secolo scorso, non bastano più. I contenuti, le nozioni, le teorie sono importanti, ma le discipline comprendono anche metodi di indagine specifici. Per l’accesso alle informazioni basta un click, ma acquisire conoscenze procedurali, invece, presuppone la capacità di ragionare e di applicare quanto appreso. Le competenze, quindi, hanno bisogno delle conoscenze, ma vanno oltre le discipline.

La sfida della scuola del terzo millennio è una didattica fonte di democrazia perché permette agli alunni di essere protagonisti e padroni delle loro idee. Gli insegnanti diventano facilitatori nell’apprendimento degli strumenti che supportano una migliore organizzazione e gestione delle informazioni, attuando strategie per un percorso di metacognizione.

In un contesto di co-costruzione, le reti sociali reali e virtuali si intrecciano, il mondo analogico e quello digitale si combinano nella realizzazione del processo di apprendimento,. Non conosciamo il mondo che verrà perché sono tante le trasformazioni in corso, ma dobbiamo preparare i nostri giovani studenti al futuro, un futuro che sembra, in questo momento, sempre più incerto.

I sistemi d’istruzione si trovano di fronte al più grande cambiamento della storia ed è necessario riformare velocemente la scuola esistente, proverbialmente lenta e restia alle trasformazioni. Gli ultimi eventi legati alla pandemia hanno provocato un terremoto, scuotendone la struttura dalle fondamenta. L’applicazione della DAD (didattica a distanza) e della DDI (didattica digitale integrata) hanno dimostrato la necessità di un cambio di passo radicale, causato dall’emergenza, che può rivelarsi un’opportunità per una rinascita educativa ed epistemiologica.

Il ruolo di influencer rivela, inoltre, l’impatto che la scuola può avere sulla società. La responsabilità di formare i giovani e di prepararli ad un nuovo mondo del lavoro, la capacità di andare avanti con resilienza in una situazione di alto rischio pandemico, la consapevolezza della necessità di approcci didattici innovativi, spingono i docenti verso nuove frontiere pedagogiche.

E’ ora il momento, non solo perché c’è un’urgenza, ma perché per gli studenti il loro percorso educativo è adesso ed è questa l’occasione per realizzare la migliore scuola possibile.

Mi chiamo Stefania Altieri. Sono insegnante e formatrice, ambasciatrice Scientix e moderatrice eTwinning di un gruppo tematico europeo sul coding. Sono appassionata di TIC e di didattica digitale. Credo fermamente nel ruolo dell’insegnante nella formazione delle nuove generazioni per un futuro migliore e responsabile.

 

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