ESSERE UN DOCENTE: CHE COSA SIGNIFICA VERAMENTE

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Quante volte mi sono sentita dire da persone di vario tipo frasi del genere: “ Voi docenti siete fortunati, avete tre mesi di ferie d’estate”, “Voi docenti lavorate solo la mattina”, “Voi docenti, se anche non fate niente avete lo stipendio assicurato”, “Voi docenti non siete licenziabili” e, se devo essere sincera, ancora oggi, dopo tanti anni di insegnamento, certe affermazioni mi danno non poco fastidio.

 

Io credo che molte persone non sappiano che cosa significhi veramente essere un docente, non sappiano che cosa comporti svolgere una professione che ha in sé così tante sfaccettature. Un docente non è solamente colui che impartisce nozioni, perché molte conoscenze possono essere acquisite anche nel corso della vita, all’esterno di strutture scolastiche. Un docente è prima di tutto una guida che deve portare lo studente a diventare autonomo nelle scelte della vita e capace di valutare anche i propri fallimenti.

Ai miei studenti, che frequentano la secondaria di secondo grado, dico spesso che l’ignoranza è l’arma dei potenti. Cerco di fare capire loro che la capacità di ragionare con la propria testa, valutando attentamente le proprie scelte, è un obiettivo imprescindibile per vivere in modo sereno ed appagante. Ed è questo che la scuola deve insegnare, è questo che un docente deve considerare come priorità, a prescindere dalla disciplina che impartisce.

Ecco perché il lavoro del docente non si esaurisce nelle diciotto ore di cattedra. E’ come se si considerasse il lavoro di un attore di teatro solo limitatamente alla durata dello spettacolo. Il vero lavoro è nascosto. Il vero lavoro del docente è studiare strategie per non lasciare nessuno indietro, è cercare continuamente nuove metodologie sempre più efficaci per coinvolgere anche chi non ha la fortuna di avere una famiglia alle spalle che lo sostiene.

Un docente deve riuscire ad azzerare le distanze socio-culturali, deve riuscire a neutralizzare i pregiudizi che, nonostante tutto, sopravvivono ancora nel ventunesimo secolo. Un docente deve far scaturire la naturale curiosità che è insita nei giovani, deve essere in grado di vedere ciò che non appare di fuori ma che è rinchiuso nell’animo degli studenti, deve sapere incentivare ogni tipo di progresso, anche il più apparentemente insignificante.

Oggi, più che mai, in un mondo sempre più globalizzato, in cui le conoscenze ecclettiche viaggiano alla velocità della luce, il docente non deve avere timore ad usare strumenti che fino a poco tempo fa erano sconosciuti. Non è più sufficiente conoscere la propria disciplina per potere insegnare. Il docente deve essere in grado di “tradurre” le conoscenze della propria materia, in competenze. Che cosa vuol dire?

Deve sapere inglobare le conoscenze teoriche nella realtà quotidiana, deve sapere far vivere gli errori commessi, come stimolo di ricerca e di progettazione, deve coinvolgere gli studenti nell’organizzazione della valutazione formativa. In altre parole, il docente, oggi, non può limitare la sua opera ad una mera trasmissione di saperi ma deve diventare un vero e proprio formatore, pronto a ricominciare da capo, ogni volta che questo si dimostri necessario.

Deve sapere mettersi in gioco, con tutto ciò che questo comporta, deve sapere abbandonare strategie che si sono dimostrate fallimentari, per costruirne di nuove, deve essere disposto a modificare continuamente il suo punto di vista per analizzare il punto di vista degli studenti, deve, insomma, abbandonare tutte le certezze che, in passato, hanno reso forte la visione nozionistica dell’insegnamento e avvicinarsi sempre di più ad una visione critica e consapevole della didattica.

Tutto questo può incutere un certo timore ma prospetta indubbiamente uno scenario molto affascinante.

Emanuela Rosina nasce a Milano, nel 1961, si laurea in Lettere Moderna all’Università degli Studi di Milano. In seguito consegue i seguenti Master “Didattica della Lingua italiane”, “Storia del Novecento”, presso l’Università di Tor Vergata a Roma, “Esperto in didattica assistita dalle nuove tecnologie”. “Tecnologie della Didattica” e “Digital strytelling” al Politecnico di Milano. Ha diversi tipi di esperienza di insegnamento: negli anni si trova ad insegnare: religione, sostegno e lettere alla scuola secondaria di primo grado. Attualmente è Docente di Ruolo di Letteratura e Storia all’ITAG “Italo Calvino” di Noverasco di Opera, in provincia di Milano. E’ appassionata di Filosofia Antica

 

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