La socialità in tempo di pandemia. Comunicazione e competenze digitali

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Tanto oggi si parla di clima e benessere, (Ferramosca 2021) clima non inteso in senso meteorologico ma come la percezione di un ambiente da parte delle persone che ne fanno parte, se tale sensazione è positiva porta al benessere inteso come star bene in un ambiente altrimenti la conseguenza è malessere.

 A tal proposito Kart Lewin (1972) ha proposto la formula C=f(P,A); ossia il comportamento (C) è funzione delle caratteristiche personali (P) ma anche dell’ambiente (A). 

Oggi la pandemia mondiale causata dal Covid-19 ha determinato un cambiamento nell’ambiente, un necessario distanziamento fisico tra gli uomini che, già  il filosofo greco Aristotele nel IV sec. a. C. all’interno della “Politica” definiva animali sociali. Questa particolare situazione emergenziale ha comportato isolamento tra gli individui e ha modificato la sensazione di “ben-essere individuale”.

E’ mutata pertanto la socialità tra persone e le modalità di comunicazione; nella moderna società digitale, fatta di esperienze online e offline, che ci porta a vivere spesso in un'ibrida "onlife" come sostiene Luciano Floridi. Tanto si sta facendo per evitare che la distanza fisica si trasformi in distanza affettiva, utilizzando la comunicazione digitale, i social media come Facebook, Instagram e Twitter; piattaforme come Skype;  App che consentono di effettuare videochiamate e chat di gruppo per favorire la comunicazione. 

Grazie alla comunicazione digitale tante sono le opportunità che la rete offre ma anche molti i rischi a seconda dell'uso che se ne fa. Ricerche a tal proposito dimostrano che buona parte dei ragazzi utilizzano internet soprattutto per relazionarsi e quindi per comunicare con gli amici, per creare contatti sociali attraverso la pubblicazione di foto o storie su Instagram, di post su Facebook, di stati su whatsApp;  questo è un modo per far sentire agli altri la propria esistenza, per creare “ancore conversazionali”.

 “I giovani sono i primi a crescere con l'aspettativa di una connessione costante” sostiene una psicologa Turkle S. “questo li rende abili con la tecnologia ma determina una serie di nuove insicurezze, curano le amicizie nei social network e poi si chiedono se sono fra amici, sono connessi tutto il giorno, ma non sono sicuri di aver davvero comunicato”. 

L’isolamento forzato al quale siamo costretti oggi per limitare il contagio del virus comporta lo “stare soli”, non tutti però riescono a far ciò ed evidenziano la necessità di una connessione costante. A tal proposito lo psicologo Erich Fromm sostiene che “la capacità di stare soli è la condizione prima per la capacità di amare”, senza tale condizione non è possibile relazionarsi con l'altro.

Sono soprattutto i ragazzi a dimostrare tale difficoltà, e a cercare attraverso la rete di colmare la mancanza di amore cercando ancore colloquiali e connessione costante per non restare soli. La psicologa Turkle S. sostiene che“se l’uomo non è più in grado di sopportare la solitudine e la noia non sarà neanche più in grado di relazionarsi in modo sano con gli altri”. 

Ecco palesarsi ragazzi che non sanno più relazionarsi positivamente tra loro, e utilizzano l’ambiente virtuale nel modo sbagliato incappando in quelle che alcuni studiosi definiscono “trappole on-line” in riferimento alle relazioni sociali. Uno degli inganni più frequenti oggi è il cyber bullismo, una forma di bullismo condotto attraverso strumenti telematici che vede protagonisti ragazzi sin dagli 11 anni.

Altro rischio on-line, come sostiene la Docente dell’Università del Molise Rebecca Andreina Papa, è la dipendenza dai social network che porta i ragazzi a vivere una sorta di “ansia sociale”, sentendosi esclusi da esperienze socialmente significative se non connessi ad internet perdendo di vista l’autenticità, la realtà per una idealizzazione del mondo.

La crisi delle agenzie di socializzazione “formali” come la scuola e la famiglia, che non riescono a “sostenere” le nuove generazioni ha lasciato spazio alla rete  che è diventata una vera e propria agenzia educativa e di socializzazione portando la tecnologia ad acquisire un ruolo importante nella formazione dei valori, degli stereotipi, suggerendo atteggiamenti e comportamenti attraverso le piattaforme digitali. Le regole imposte dalla “socialità tecnologizzata” spesso non corrispondono a quelle della realtà quotidiana.

Oggi questa grave pandemia ha determinato una importante emergenza sanitaria e una crisi sociale molto grave; i ragazzi sono stati costretti a  rinunciare alla socialità, allo sport, al gioco all’aria aperta e hanno dovuto rimodulare il modo di relazionarsi con i pari e con la scuola, a volte inciampando in importanti errori.

E’ importante che scuola e famiglia riprendano la loro principale azione educante, conducendo la società verso il ben-esssere. La scuola è opportuno che continui a sviluppare la “competenza digitale” (revisione Consiglio Europeo, maggio 2018) che “presuppone l'interesse per le tecnologie digitali e il loro utilizzo con dimestichezza e spirito critico e responsabile per apprendere, lavorare e partecipare alla società” anche attraverso il curricolo di educazione civica che quest’anno è obbligatorio e la famiglia riempia le assenze che purtroppo genera quotidianamente lasciando senza una guida attenta le nuove generazioni.

Ferramosca Mavi: Docente di scuola primaria dal 2001. Laureata in Filosofia V.O.  presso l’Università degli Studi di Lecce e  DEC-Dirigenza e Coordinamento dei Servizi Scolastici, Formativi e Sanitari- presso l’Università degli Studi di Tor Vergata Roma. Specializzata nel Sostegno Didattico presso l’Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Conseguito Corsi di Perfezionamento e Master Post Laurea.

 

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