“Educare la mente senza il cuore non è educare”. E’ quanto ci ricorda Aristotele ed è un monito vitale per chi come professione ha scelto di “vivere” la scuola. Ed è proprio questo monito il supplemento d’anima che deve “regnare” nel middle management.
Obiettivi da raggiungere attraverso una pianificazione e progettazione con la valorizzazione di tutte le risorse che la scuola-comunità dispone. Professionalità e competenza, efficienza ed efficacia, promozione del merito. Questa la natura della struttura intermedia tra direzione-comunità scolastica e gli stakeholders. E’ il middle management all’azione. Pronti e sull’attenti per promuovere qualità e raggiungere quell’obiettivo che è proprio dell’istituzione-scuola e cioé la formazione dell’uomo e del cittadino.
Ma che non accada quanto diceva Totò a proposito di quelli che si “montano la testa e se la montano pure male”. E cioè stiamo attenti a non perdere di vista, in nome di un efficientismo arido, il motore di tutta la scuola-comunità che è l’umanità profonda, prodotto di una educazione culturale che forma al rispetto, all’alterità, all’accoglienza, al bene, alla comprensione, all’ascolto, al dialogo, all’umiltà e a quella pietas che ha segnato nei secoli il punto più alto della “civiltà” dell’uomo.
Se perdiamo questa bussola usciamo tutti sconfitti. A nulla servono i numeri, le attività e il resoconto in “attivo” (almeno quello formale) se nell’aria si respira disagio e malessere e se manca la comunicazione autentica.
Che modello di società trasmettiamo ai nostri allievi? Come si può pensare di costruire relazioni che creano altre relazioni e producono collaborazione e stimoli per dare il massimo e il meglio di sé? Come fondare una società inclusiva e pacifica se nel “piccolo” non ne siamo capaci?
In fondo si parla di quelle qualità che una vera leadership dovrebbe avere e che vengono racchiuse nella tanto invocata “empatia”.
Le grandi Aziende lo sanno bene che il loro successo (e non hanno per scopo la fraternità) necessita di uno sostrato di “benessere” dei dipendenti perché lavoreranno con maggiore creatività e impegno. E se questo è vero per un’azienda quanto più per la comunità scolastica che “forgia” futuri cittadine e cittadini per un mondo “a misura d’uomo”.
Maria De Carlo, è nata e vive a Potenza. Attualmente insegna Filosofia e Storia ed è presidente dell'associazione di pratiche filosofiche "Conduco un dialogo" ( pagina FB).
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