#28 PNSD: l’Animatore Digitale

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Ad ottobre 2015, quando fu pubblicato il PNSD (Piano Nazionale Scuola Digitale), ero appena entrata in ruolo, dopo tanto precariato. Nel Piano veniva descritta una scuola nella quale ho sempre desiderato lavorare: un ambiente aperto, collaborativo e inclusivo, una Comunità di buone pratiche incentrate sul ruolo attivo dello studente. L’azione #28, inoltre, descriveva il mio profilo ideale, una figura strategica nella diffusione dell’innovazione a scuola. 

 Purtroppo, però, non era il mio momento perché, vittima di uno degli algoritmi del Ministero dell’Istruzione, mi ero ritrovata con un contratto a tempo indeterminato a Milano convertito in un incarico annuale dove svolgere l’anno di prova a Rimini. Mi sono dovuta, quindi, accontentare di far parte del team digitale e nolo solo per quell’anno, ma fino alla fine del precariato (istituzionalizzato) delle assegnazioni provvisorie. 

Solo l’anno scorso 2019-20, quando ho avuto una sede definitiva, ho potuto iniziare ufficialmente la mia carriera di animatore digitale sebbene ne avessi sempre svolto il ruolo in maniera informale e fossi già formatrice da tempo. 

Con un incarico triennale e con un’ampia visione migliorativa, ho lavorato sui progetti da inserire nel PTOF, principalmente sui tre ambiti di applicazione: formazione interna, coinvolgimento della Comunità scolastica e creazione di soluzioni innovative. Poi, però, è successo qualcosa di imprevedibile. 

Forse non è stato un caso che mi sia trovata al posto giusto nel momento del bisogno, quando durante il lockdown ho potuto mettere le mie competenze a disposizione di tutti. L’hashtag dell’azione 28 del PNSD fa figo e il nome di animatore digitale evoca scenari da villaggio vacanze magari hi tech, ma il compito reale, soprattutto in periodo di pandemia, è cruciale e molto impegnativo. 

Innanzitutto bisogna sempre essere sul pezzo perché se già gli strumenti tecnologici hanno un’evoluzione velocissima, durante la didattica a distanza i cambiamenti sono molti di più per richieste sempre più esigenti. 

Oltre alle competenze, poi ci vuole pazienza e disponibilità per fornire aiuto e supporto agli studenti, ai genitori, ai colleghi, al management scolastico. Segue poi l’esigenza di una conoscenza da condividere sui vantaggi e i rischi della rete, dei media e dei social network, alla ribalta delle cronache soprattutto negli ultimi tempi. 

Qualcuno ha gettato le armi, qualcuno ha rifiutato l’incarico fiutando la fregatura (più oneri che onori), perché è un lavoro difficile. L’animatore digitale è, per scelta e definizione, un visionario travolto dal suo stesso spirito di innovazione, troppo spesso lasciato solo. 

Con l’emergenza, però, è nata un’opportunità perché la tecnologia si è rivelata un mezzo per traghettare i docenti verso un nuovo approccio didattico. Ed ecco la sfida: integrare la tradizione, offrendo uno strumento potente ed efficace per agganciare il passato al futuro. 

Da qui si può solo andare avanti e l’Animatore Digitale può ricoprire un ruolo fondamentale ed essere il fulcro di questo processo innovativo-digitale in atto nel mondo dell’istruzione.  

 

Mi chiamo Stefania Altieri.Sono insegnante e formatrice, ambasciatrice Scientix e moderatrice eTwinning di un gruppo tematico europeo sul coding. Sono appassionata di TIC e di didattica digitale. Credo fermamente nel ruolo dell’insegnante nella formazione delle nuove generazioni per un futuro migliore e responsabile.

 

 

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