Lorenzo Milani: da icona a realtà nella scuola più inclusiva della provincia Monza e Brianza

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Raccontare l’inclusione può essere un mero esercizio retorico e si può cadere in una serie di luoghi comuni,  ma viverla ogni giorno permette di capirne le difficoltà e il suo significato, soprattutto ogni  sua sfaccettatura. 

 Mentre i legislatori sfornano decreti e scrivono cosa si dovrebbe fare e come dovrebbe essere questa fantomatica inclusione, i docenti, gli studenti e le famiglie si scontrano con la realtà dei fatti, con gli ostacoli e con le piccole conquiste quotidiane. 

Quando parliamo d’inclusione, ci vengono in mente i disabili, ma il mondo dell’inclusione non coinvolge solo questa categoria; si tratta di un contenitore più ampio all’interno del quale possiamo inserire chiunque abbia una necessità, un bisogno, un’attenzione particolare.

Dal 2001 insegno nella scuola più inclusiva della provincia Monza e Brianza, non per sentito dire, ma per numeri e filosofia. Sono iscritti 89 disabili, 188 DSA, 180 stranieri di cui 12 NAI e 91 BES su un  totale di 949 studenti.

Ed è in questa realtà che ho potuto osservare e sperimentare i cambiamenti, sia dal punto di vista normativo come l’applicazione dell’ultimo dlgs 66/17 o del DI 182/2020, sia nei fatti con lo sviluppo di una didattica sempre più attenta ai bisogni del singolo, di un lavoro più personalizzato.

Ho seguito le proposte dei colleghi per costruire un percorso privo di ostacoli, innovativo, un clima di classe che vede tutti gli studenti coinvolti, capaci di apportare al gruppo la propria competenza, lavorando insieme, nonostante le difficoltà del sistema scuola

Ho, anche, però, osservato aumentare il numero di studenti BES, di genitori che cercano un punto di riferimento, fragili e abbandonati tra le problematiche del quotidiano, genitori stanchi o ansiosi, servizi sociali assenti o limitati.

Potrei raccontare mille storie di adolescenti, di Francesca con il rastrello, di Xin Xin che ancora non dice un parola di italiano e non conosce neanche l’inglese, di Leopoldo e della sua fobia scolastica,  degli attacchi di panico di Nik, dell’iperattività di Denis, della stanchezza di Luca e della magrezza di Alessia, ma sarebbe troppo facile. 

Vi racconto, invece, cosa facciamo con le poche risorse e con una struttura forse inadeguata per tutte le problematiche che dobbiamo affrontare: facciamo scuola, quella vera, quella fatta di persone di buona volontà che non rinunciano mai, con pochi mezzi e tanto amore. 

Applichiamo l’I care, mi riguarda, mi sta a cuore, mi prendo cura, la formula di Lorenzo Milani cui è intitolata la nostra scuola e non facciamo quello che fanno molti docenti italiani, che guardano oltralpe alla ricerca di un’ispirazione, di un modello da imitare, dimenticandosi che la vera ricchezza è il nostro cuore al servizio di una scuola che sia veramente per tutti.  

Ci inventiamo strategie, seguiamo le idee di avanguardie educative, ci impegniamo in progetti di recupero, usciamo da scuola portando il nostro lavoro sul territorio, ma soprattutto accogliamo gli studenti, ricordandoci che sono individui, ognuno con le proprie esigenze e cerchiamo di metterci al loro servizio.

L’atmosfera che si respira da noi, non si trova dappertutto; nonostante la fatica e il carico eccessivo di burocrazia, i docenti sono sempre disponibili ad ascoltare, a mettersi in discussione.

L’inclusione deve essere a 360 gradi, infatti anche i docenti vengono coinvolti in questo clima e chi non ha mai insegnato o è all’inizio della sua carriera trova un collega disponibile a condividere il materiale, le preoccupazioni o semplicemente la stanchezza.

Forse i nostri studenti non seguono alla lettera il regolamento di istituto, forse escono dalla classe perché hanno bisogno di trovare qualcuno che li ascolti, ma sanno che il nostro obiettivo è il loro successo formativo. Nei corridoi non c’è silenzio, c’è la vita. 

Avremmo bisogno di risorse e di spazi, ma perseguiamo  piccoli obiettivi, dibattendoci tra il nuovo PEI e i GLO, compiliamo PDP e, cercando risposte in chi non sa darcele, cerchiamo aiuto e bussiamo a tutte le porte disponibili. Chiediamo per i nostri studenti il miglior servizio e ci riusciamo anche sfruttando ogni risorsa, dal piano scuola estate ad ogni PON a nostra disposizione, 

Abbiamo deciso di andare oltre PEI, PDP o l’assenza di certificazione, per noi ogni nostro studente è unico e sente che noi crediamo in lui.

Roberta Maietti, milanese doc , laureata in lettere moderne , con la specializzazione in Comunicazione sociali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è  docente di lettere dal 1990. Attualmente insegna all’Istituto Professionale di Stato  “L. Milani” dove, dal 2001, ha ricoperto numerosi incarichi: Referente Progetto salute, commissione formazione classi, commissione orario, coordinatore di classe, Funzione strumentale all’inclusione alunni stranieri, Funzione strumentale all’orientamento, membro del CdI, esperto interno, valutatore e coordinatore Progetti  Pon Fse, ed è, ad  oggi,  primo collaboratore del Dirigente Scolastico. 

 

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