Il pensiero computazionale per l’inclusione

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“Ai bambini si deve insegnare come pensare, non cosa pensare” ha detto Margaret Mead. 

 Il pensiero computazionale non è solo per programmatori o informatici. Tutti noi lo applichiamo continuamente e inconsciamente nella vita di tutti i giorni.

Quando calcoliamo una somma, quando cerchiamo la pagina di un libro, quando mettiamo in ordine gli oggetti, scomponiamo un problema complicato in parti più piccole e cerchiamo possibili soluzioni.

Questo metodo sistematico è il modo di operare di un computer, che utilizza la sequenza di istruzioni di un algoritmo.

La fase successiva è il riconoscimento di un modello logico che serve per semplificare le cose, identificando cosa è importante e quali sono i dettagli non rilevanti, che invece possono essere rimossi dalla procedura. 

Analizzare ogni fase di un evento, costruire schemi, trovare e correggere gli errori, sono competenze essenziali nel 21° secolo, per gli obiettivi personali e professionali di ogni individuo. 

Il coding e la programmazione sviluppano una comprensione del mondo più profonda, rendendo gli studenti protagonisti attivi del proprio apprendimento. Inoltre, costituiscono risorse importanti per l’incremento dei processi di socializzazione, secondo specifiche forme di cooperative learning e di learning by doing.

Attraverso la collaborazione tra pari, si possono realizzare percorsi formativi efficaci per tutti gli alunni, offrendo a quelli che presentano bisogni educativi speciali esperienze significative di accoglienza ed inclusione.

Per gli insegnanti si tratta di rovesciare la prospettiva della lezione frontale, utilizzando nuove metodologie trasversali efficaci e motivanti.

Gli studenti superano la fruizione passiva del device, mettendo in campo conoscenze dichiarative procedurali in un contesto stimolante di gioco. Imparano a pensare, ad operare scelte,  ad attribuire delle priorità, a trovare soluzioni e a verificarle. Riescono ad esprimere la propria creatività e a potenziare i talenti.

E’ una sfida per l’innovazione di metodi e strumenti, che permetterà di diffondere nelle scuole il coding, la robotica e l’utilizzo degli strumenti digitali nella didattica. In questo modo, le nuove generazioni avranno l’opportunità di affrontare la complessità con consapevolezza, di guidare il cambiamento e di costruire un futuro migliore.

 

Mi chiamo Stefania Altieri. Sono insegnante e formatrice, ambasciatrice Scientix e moderatrice eTwinning di un gruppo tematico europeo sul coding, sono coordinatrice regionale per l’Emilia Romagna del movimento RosaDigitale e sono appassionata di TIC e di didattica digitale. Credo fermamente nel ruolo dell’insegnante nella formazione delle nuove generazioni per un futuro migliore e responsabile

 

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