Nel voler tradurre con un’espressione che meglio esplicita l’anima dell’inclusione - insieme a quelle della Dichiarazione di Salamanca del 1994: “Una scuola per tutti” – prendo in prestito le parole di Adolf Ratzka “…
Proprio come tutti, noi abbiamo bisogno di farci carico della nostra vita, pensare e parlare per noi”. E se consideriamo che le parole sono la casa dell’essere, come insegna Heidegger, il termine inclusione è rivoluzionario ed esplosivo proprio per la sua portata culturale che, ahimé, “scoperchia” e mette a nudo una carenza, nelle nostre realtà e nei nostri vissuti quotidiani, dell’autonomia e della libertà di scelta. E se ben compreso, ci rendiamo altresì conto che il cammino è davvero molto, ma molto lungo, e non solo in ambito scolastico –e non potrebbe essere diversamente perché la scuola è uno dei “luoghi” della vita sociale. Ed è per questo che “E’ dovere dei governi e delle comunità rimuovere le barriere e gli ostacoli che impediscono l’inclusione scolastica e sociale, come si legge nel Dizionario di pedagogia speciale nel richiamare l’imperativo morale relativo all’inclusione di Stainback-Stainback…. E ciò veniva affermato già trent’anni fa!!!!
Quindi siamo ben contenti di ri-partire da un Decreto legislativo (n. 66/2017, decreto attuativo della L.107/2015) purché esso non venga “letto e interpretato” come un assolvimento di nuovi adempimenti più o meno burocratici “per avere le carte a posto” (il D.Lg 66 prevede, tra le novità, che dopo l’accertamento della disabilità si passi al Profilo di funzionamento (secondo i criteri del modello biopsicosociale della CIF) per la predisposizione del PEI (ricomprende il DF e il PDF) predisposto dall’unità di valutazione multidisciplinare con la collaborazione dei genitori della bambina/o, della studentessa-studente con disabilità, con la partecipazione di un rappresentante dell’amministrazione scolastica -individuato tra i docenti-).
Quello che non deve mancare è l’essenza, è lo spirito che anima il concetto di inclusione: l’autodeterminazione! Riferimento chiaro e immediato lo si trova all’art. 1 del D.Lg 66/2017 che recita: “…l’inclusione scolastica si realizza attraverso strategie educative e didattiche finalizzate allo sviluppo delle potenzialità di ciascuno nel rispetto del diritto all’autodeterminazione e all’accomodamento ragionevole, nella prospettiva della migliore qualità di vita”. Con altre parole è quanto già affermava Adolf Ratzka (che ha dato vita al Movimento per la Vita indipendente) negli anni Settanta: “Vita indipendente non significa che non abbiamo bisogno di nessuno, ...[ma]... che noi vogliamo esercitare il medesimo controllo e fare le medesime scelte nella vita di tutti i giorni che i nostri fratelli e sorelle non disabili, vicini ed amici danno per scontati. Noi vogliamo crescere nelle nostre famiglie, andare nelle scuole della nostra zona, usare lo stesso bus, fare lavori che siano in linea con la nostra educazione e le nostre capacità. Di più, proprio come tutti, noi abbiamo bisogno di farci carico della nostra vita, pensare e parlare per noi”.
Di seguito propongo altri due rifermenti “chiave”, a mio giudizio, che hanno avviato e contribuiscono alla costruzione di una cultura inclusiva quale fondamento dei diritti umani, come recita la Convenzione ONU del 2006: la già citata Dichiarazione di Salamanca (UNESCO, 1994) dove il termine inclusione è stato ufficializzato per la prima volta in ambito educativo e riconosciuto a livello internazionale. Qui la “diversità” viene dichiarata un valore in sé e riconosciuta nella scuola per tutti cioè nella partecipazione di tutti i bambini alla scuola comune. Una tappa, quella di Salamanca, di un cammino verso l’inclusione avviato già negli anni Ottanta con le politiche di integrazione (L. 517/77, a seguito del documento Falcucci del ’75) di cui essere fieri in quanto Paese precursore. Certo è che con la L. 59/97 e il DPR 275/99 sulla scuola dell’autonomia, veniva interpellata quella “creatività” propria delle comunità scolastiche autonome per l’attuazione e la promozione dei diritti della persona: valorizzare la diversità; promuovere la potenzialità di ciascuno; iniziative per il successo formativo; flessibilità; recupero e sostegno. E questo circa vent’anni fa!!!
Tornando al percorso del modello integrativo oggi siamo giunti ad un nuovo paradigma, quello delle capacità: capability approach, cioè la possibilità di scelta ed autodeterminazione, che significa: scegliere liberamente della propria esistenza. quali azioni intraprendere, quali piani di vita, quali traguardi da realizzare. Altro non è che la realizzazione del benessere e della qualità della vita delle persone, come si legge nel già menzionato art.1 del D.Lg. 66/2017, e a tutta quella vasta letteratura sui “percorsi individualizzati” e/o didattica innovativa.
Per meglio comprendere ed esperire questo modello di inclusione richiamo la filosofa Martha Nussbaum che ci propone un elenco di capability con cui confrontarci e analizzare le opzioni fondamentali del nostro agire. Altresì Nussbaum ci aiuta a riflettere sul ruolo dell’educazione e su una scuola capace di riformare la società contemporanea (cittadini che pensando e deliberano con la propria testa, accolgono punti di vista diversi, etc. etc. etc).
Concludo con quest’ultima provocazione. Il concetto di inclusione fa appello ad una Comunità scolastica responsabile e autentica nel verificare il proprio operato (RAV) per poter poi, con umiltà, costruire Piani di Miglioramento. Ma solo una valutazione autentica può confrontarsi con le scelte che promuovono inclusione-autodeterminazione per tutti, nessuno escluso, e non è riferito solo agli alunni ma all’intera comunità, altrimenti il rischio che corriamo, nonostante le molteplici attività e compiti adempiuti, è di ascoltare quelle dure e note parole che parafrasate risuonerebbero così: la scuola del nulla!
*Maria De Carlo, è nata e vive a Potenza. Insegna nella scuola secondaria di II grado. E’ dottora in Filosofia ed in Magistero in Scienze Religiose. Negli anni ha maturato numerose esperienze e incarichi scolastici anche a livello regionale, compresa la formazione ai docenti. Ha pubblicato alcuni saggi ed è presidente dell’associazione di pratiche filosofiche “Conduco un dialogo” (pag. FB e per ulteriori info https://mariadecarlo9.webnode.it/contatti/)