Dell’Ignoranza e della Banalità del Male versus dell’Istruzione e della Ricchezza del Bene

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Nel giorno del bullismo e cyberbullismo, come male contemporaneo delle “ Società del Nord del mondo”, a poche ore dalla chiusura degli eventi della settimana della memoria, sono già pronti gli eventi per celebrare il Giorno del Ricordo dei martiri delle foibe qui accanto, nel Carso triestino.

La memoria del dolore è da queste parti ancora viva, si presenta senza colore, senza geometria. 

Considerando che il male sia frutto di ignoranza, su molti piani, non solo dipendente dal saper leggere e scrivere su carta, viene facile riflettere che il dolore delle atrocità, della cattiveria, dell’ingiustizia spinga d’assalto un curioso “chissà”!

Chissà se Hannah Arendt quando elaborò il suo pensiero sulla banalità del Male, utilizzando da filosofa il pensiero razionale, pensasse a una semplice operazione di fantasiosa Matematica di base, vale a dire la seguente

istruzione : conoscenza = consapevolezza : coscienza x un mondo migliore = presente + futuro.

Studiando il caso, nel suo libro “La banalità del male. Eichman a Gerusalemme”, Arendt arrivò a concludere che gli orrori commessi dall’alto funzionario nazista, non furono realmente animati da cattive intenzioni, in quanto gliene mancava la coscienza a causa di un semplice distacco dalla malvagia realtà dei suoi atti.  Egli non fu mai in grado di capire profondamente, non  ebbe mai consapevolezza di ciò che aveva commesso. 

La sua profonda inettitudine, quella devastante lacuna cognitiva, vale a dire la capacità cosciente di pensare dal punto di vista di qualcun altro indusse Arendt a descriverlo come un uomo inetto, mediocre, superficiale ”tutt’altro che demoniaco o mostruoso”, insomma un joiner, uno che, per dirla in termini contemporanei, uno che va dove lo spinge il vento; uno che si unisce alla massa. Eichman si era lasciato trascinare dal partito, dal potere dei vertici cui era arrivato.

Dopo essere stata a lungo discussa e criticata la teoria di Arendt, inseguendone il pensiero, come non condividere il pensiero che il filosofo Ermanno Bencivenga disquisisce sulla stupidità del male, in quel capolavoro narrativo che ha portato a  nuova luce le gesta del commissario Perlasca, che pur in immatura consapevolezza, in età giovanile aveva fiancheggiato Franco in Spagna.

Allora su cosa si riflette? Sulla consapevolezza, sulla coscienza di sé, come obiettivi fondamentali per lo sviluppo dell’uomo, per l’affermazione del Bene sul Male. 

A un bel momento ci si chiede: chi non è tentato dalla “stupidità” , dal rifiuto di pensare, dall’atteggiamento strumentale del male? Perché i joiners cavalcano l’onda, si lasciano a loro volta attrarre e strumentalizzare come Eichman dal potere concreto, o ideale e sognato che sia?

Il Male non ha identità, né dignità, né misura intellettuale.

La misura intellettuale appartiene alle cifre del Bene, secondo spessore e ricchezza di dettagli. 

“Il Male ha la cifra della “stupidità”, per dirla con Bencivenga o della “banalità” per dirla con Arendt; dell’ignoranza per dirla in termini di pedagogia cognitiva.

Alla luce di tali considerazioni, si può affermare la convinzione che l’Istruzione, la conoscenza, la spinta della curiosità in relazione con la scoperta di sé e del mondo, lo sviluppo e il possesso di abilità e competenze, la capacità di assumere decisioni, conquistare e mantenere ruoli, generare ancora curiosità e formazione, riconoscere culture, siano valori che appartengono alla sfera del Bene e dunque, operando secondo quella  fantasiosa iniziale equazione di elementare Matematica, si può giungere al risultato di un futuro, desiderato e sognato come già presente. 

A tal proposito la formula della Velocità è presto data : V= S/ T.

Agire con saggezza, dunque, si deve, praticando il pensiero razionale in connubio con il sentire emotivo per trovare i giusti mezzi e raggiungere i giusti fini. 

Questo pare sottintendere il pensiero di Sassoli, quando usava ammonire: ”Mi raccomando: Giudizio!”. 

Agendo con giudizio si può perseguire il Bene. In fondo è abile colui che è capace di adattare i mezzi ai fini, ma saggio è chi sa sceglierli.  Perciò è necessario agire e agire si può praticando la Cura, a partire dall’Istruzione che dona ricchezza di vitale dignità e identità a ciascuno.

  

Maria Sasso nata e cresciuta in Puglia, adottata per la vita in Friuli. Laureata con lode e proposta di pubblicazione della tesi in lingue e letterature straniere.   Ho svolto attività come traduttrice e interprete nel settore privato prima di entrare nella Scuola Statale.  Abilitata all'insegnamento di inglese e di tedesco  nella Scuola Secondaria di primo e di secondo grado. Ho conseguito il diploma di specializzazione biennale polivalente per il sostegno. Sono mediatrice del Metodo Feuerstein. Insegno nella scuola pubblica da 34 anni. Sono di ruolo dal "92.  Sono stata tutor di docenti di lingua durante il loro anno di prova. Referente di tutte le attività didattiche della lingua inglese per il gruppo docenti di lingue. Referente di tutte le attività e i progetti legati al Metodo Feuerstein. Ho al mio attivo una esperienza di Erasmus KA + a Helsinki .  Attualmente per scelta ho chiesto il passaggio su posto di sostegno e sono molto felice di aver concretizzato (pur sbattendo contro i mulini a vento) progetti di inclusione a 360°.  Sono donatrice di voce per l'associazione Polaris- Amici del Libro Parlato.

 

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