GOAL 4.7: Un lungo cammino che parte dalla Scuola per un Paese Sostenibile

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Uno dei principi dell’ecologia che ha permeato la mia formazione professionale sin dal 1994 è quello secondo il quale un qualunque sistema naturale tende all’entropia, così come un lago oligotrofico (al suo nascere) tende naturalmente all’eutrofizzazione negli anni a venire.

Dunque, ciò che veramente è davvero rilevante nel determinare una “distrofia” dell’ecosistema terra, non è soltanto la quantità di emissione di inquinanti o l’immissione di nutrienti (nitriti, nitrati e fosfati) come nel caso di un corpo idrico bensì, il tempo in cui tutto ciò avviene perché non compatibile alla naturale successione degli stati di equilibrio secondo la cinetica di reazione bio-fisico-chimica di trasformazione delle sostanze introdotte dalla produzione umana. 

Soltanto negli ultimi 50 anni l’uomo ha preso coscienza di tutto ciò e negli anni 70 del secolo scorso nasce negli USA la procedura di VIA (valutazione di Impatto Ambientale) che l’Europa recepisce con Direttiva 337/85/CEE e successive.

In Italia, solo nel 1994 (legge 109/94) ed in Sicilia già nel 1993 (L.R.10/93) anno della mia laurea con tesi su “Il ruolo delle discipline naturalistiche nella VIA”, tale procedura, che trova il suo fondamento nella “questione ecologica” dello sviluppo e sostenibilità ambientale, divenne immediatamente monopolio del mondo dei progettisti, ingegneri e architetti i quali, ai tempi, mi permetto di affermare, non avevano alcuna conoscenza della Natura, così come i naturalisti non avevano alcuna conoscenza tecnica in merito alla realizzazione di un’opera.

Si diffuse, tra i progettisti, l’idea che tale procedura fosse una mera complicazione burocratica e ciò diede vita a molte  scelte progettuali basate esclusivamente su luoghi comuni ambientalistici, con scarsissima qualità tecnica e con alto impatto ambientale. Progetto e Natura apparivano due realtà non omogenee, perché quello che doveva cambiare era l’intero sistema di progettazione e si doveva dare spazio ad esperti del settore ambientale, dato il carattere interdisciplinare della procedura di VIA.

L’entrata in vigore del nuovo Codice Appalti /Dlgs 50/2016 e ss.mm), che ha previsto  la nascita di raggruppamenti temporanei di progettisti, con  la partecipazione di partner d’oltralpe, ha posto  l’attenzione alle problematiche ambientali, fattore determinante per aggiudicarsi la progettazione. Il Know-how in termini di nuove tecnologie a basso impatto ambientale ed il coinvolgimento di esperti tecnici ed ambientalisti, ha dato vita ad una progettazione più sostenibile, per poi inserirsi in contesti territoriali già ambientalmente compromessi.

Le competenze personali libero professionali acquisite negli anni non sono risultate facilmente spendibili nel mondo scolastico, come valore aggiunto, in favore di una didattica innovativa e sensibile alle tematiche ambientali e soprattutto in sinergia collegiale, nelle scuole dove ho insegnato. Con i colleghi docenti, spesso mi sono sentita come uno straniero che parla una lingua incomprensibile.

La figura del referente Salute e Ambiente,  nel mondo scuola, si è principalmente occupata di azioni educative volte alla salute. Riguardo all’ambiente ha curato, senza sistematicità e continuità, la raccolta differenziata e laddove lo spazio della scuola lo abbia consentito, ha portato avanti iniziative legate alla realizzazione di un piccolo orto a scuola o la piantumazione di alberi.

Dopo Agenda 2030, qualcosa comincia a cambiare, almeno sul piano formale e, finalmente, il concetto di sostenibilità e di impatto ambientale attraversa quei muri, laddove si allevano le menti dei futuri cittadini. E dove, se non nelle scuole, presidio primo della legalità, dovrebbe crescere una cultura di rispetto per sé e soprattutto per gli altri? 

Lo afferma lo stesso Papa Francesco nella sua enciclica “sull’ecologia integrale” di maggio 2015 in cui la preoccupazione per la natura, l’equità verso i poveri, l’impegno nella società, ma anche la gioia e la pace interiore risultano inseparabili. 

A sostegno della diffusione del concetto di sostenibilità ambientale è intervenuta anche l’educazione civica, che viene introdotta con norma nazionale nel 2019 come disciplina soggetta a valutazione negli scrutini, a carattere trasversale e che, da questo anno, con voto specifico per ogni disciplina, sancisce il carattere di obbligatorietà dello svolgimento di attività con gli studenti, annullando il regime di aleatorietà che aveva caratterizzato i primi 2 anni di vita di questa disciplina e gli anni precedenti, con le riforme Moratti e Gelmini.

Dal 2020, la pandemia COVID-19 ha provocato un ulteriore aumento della povertà estrema e dell’insicurezza alimentare, scoprendo le fragilità di ogni Paese e non ha certamente favorito le azioni per il raggiungimento dei 17 Goal . 

In Italia, l’adozione e l’avvio dell’implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che si avvale dello strumento finanziario Next Generation EU, ha destinato alle scuole 17,59 miliardi di euro, con 6 riforme e 11 linee di investimento, anche in regime di sussidiarietà con le Regioni ed Enti Locali, con fondi propri o europei.

Il PNRR alimenta il Piano “FUTURA - La scuola per l’Italia di domani –“ cornice che collega le diverse azioni, attivate grazie a risorse nazionali ed europee per una scuola innovativa (digitale) sostenibile, sicura e inclusiva. Da FUTURA nasce il Piano settoriale “Rigenerazione scuola”, un Piano per l’avvio della transizione ecologica culturale.

Tale Piano, in ritardo rispetto alla firma del 2015 di Agenda 2030, ha dato vita ad una grande Community: da un lato le scuole, aderenti alla rete nazionale “Scuole Green”; dall’altro i Rigeneratori che costituiscono la Green Community quali enti pubblici, associazioni di settore, aziende e industrie, al servizio delle scuole per dare supporto alla formazione di docenti e studenti. 

Un piano che rappresenta, alla stregua dei Contratti di fiume e di Foce, un primo esempio di patto educativo di comunità allargata,  in regime di assoluta “volontarietà”. Dalla rete “scuole green” nasce il Piano Annuale Green dal quale è possibile attingere idee per attivare progetti ed attività con le classi, suggerite dai Rigeneratori (CNR, ARPA, ENEA...) scaricabili qui dal QR-code (*).

Oltre al Piano Rigenerazione, il MIUR ha siglato e rinnovato periodicamente un Protocollo d’intesa con ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) che ha messo a segno numerose iniziative e condiviso tantissime attività di carattere formativo per docenti e studenti, dalle quali si può attingere molto per organizzare valide attività didattiche e buone pratiche scaricabili qui, dal QR-code (*).

Sono tante le ulteriori iniziative individuali portate avanti da numerose Aziende private ed Associazioni no-profit, utili per la didattica sulla sostenibilità, delle quali se ne riportano alcuni esempi scaricabili qui, dal QR-code (*).

I dati illustrati nel Rapporto ASVIS 2021 mostrano come la situazione del nostro Paese sia critica e al di sotto della media UE per 9 dei 17 Goal (incluso il Goal 4, relativo all’istruzione) per i quali è stata possibile condurre l’analisi (per 2 Goal non è stato possibile rilevare indicatori). Se non interverranno cambi di passo decisi, l’Italia non conseguirà gli Obiettivi dell’Agenda 2030 nei tempi concordati in sede Onu, con conseguenze gravi per l’intero pianeta.

Il nodo cruciale, mentre si continua a fare molto affidamento sulla continua e rapida evoluzione della ricerca scientifica e tecnologica, rimane il fatto che qualsiasi innovazione per avere un peso significativo ha bisogno della volontà politica, di supporti di governance territoriali efficaci e strumenti finanziari per applicarla oltre che di flussi di materia ed energia necessari a realizzarla.

La mancata piena applicazione del Dlgs 152/06 (Testo unico Ambiente), in sede di pianificazione regionale e poi locale (solo 7 Regioni su 20 lo hanno applicato, secondo il recente rapporto ISPRA 2021 sui Rifiuti, 355/2021) con una piattaforma unica, ragionata e integrata su Rifiuti, Acque, Suoli ed Aria, non lascia spazio ad una ottimale pianificazione territoriale sostenibile. 

Al suo posto, continua a prevalere una progettualità monca, non organica ed inefficace, puntiforme e fine a sé stessa, senza nessun “Life Cycle Assesment”, che è un’analisi completa del ciclo di vita e che può calcolare l’impronta ambientale di un servizio.

In Italia, qualunque progetto o Piano che non parta dall’applicazione del T.U.A. e ss.mm. (art.2 del Dlgs 152/2006 e artt.3 e 4 introdotti dal Dlgs 4/2008)  non potrà raggiungere gli obiettivi programmati se non in modo disorganico, puntiforme e comunque con scarsa efficacia e durata, come dimostrato dal peggioramento degli indicatori del Goal 11 “Condizioni delle città”.

Una vera pianificazione ambientale e sostenibile del territorio restituirà un’identità anche a tutte quelle scuole attualmente ospitate “selvaggiamente” in condomini privati, dove nessuna aula è conforme ai parametri di capienza alunni né tantomeno alle norme di sicurezza.  Una scuola inclusiva dove lo spazio gioca un ruolo didattico, come affermato recentemente dal sottosegretario all’Istruzione, Barbara Floridia, durante i lavori di presentazione del “Piano Rigenerazione Scuola”, una scuola che si faccia riconoscere nel territorio, come nei tempi passati, tra il municipio e la Chiesa, una scuola nuova, bella, sicura e all’avanguardia come la voleva l’ex Ministro L. Azzolina.

Pertanto, al momento, l’unica transizione ecologica possibile ed attendibile è esclusivamente di natura culturale, come rigenerazione dei pensieri alla sostenibilità ambientale per sensibilizzare gli studenti alle tre grandi crisi ambientali: Climatica, Biodiversità e Rinnovabilità delle risorse. La Scuola, come sempre, sta accettando questa nuova sfida didattica, dettata dal recente Piano di Rigenerazione. 

Siamo comunque ben lontani dal rendere i nostri studenti protagonisti del processo di transizione, sia dentro una scuola che ha una infrastruttura non adeguata, sia  al di fuori del perimetro scolastico, quando si scontrano con un territorio urbanisticamente e qualitativamente decadente, degradato, poco funzionale (non bastano i bonus 90 ed i superbonus 110) e con una governance che non garantisce, con i suoi servizi inefficienti, il benessere dei propri cittadini.

Bisogna tener presente che per “persuadere” qualcuno bisogna prima di  tutto trasmettere credibilità, vestendoci di coerenza, dentro e fuori la scuola. A tal proposito, ricordando il Patto di corresponsabilità tra famiglie e scuola e riaffermando il valore della scuola come Comunità educante del territorio, sarebbe importante proporre attività formative per le famiglie, anche a distanza, per promuovere azioni volte alla sostenibilità ambientale, ricreando una continuità tra le scelte sostenibili che gli studenti compiono a scuola e quelle che compiono nella propria abitazione. 

Una raccolta di proposte per tali attività formative, per docenti e famiglie, è scaricabile qui, dal QR-code (*).

 

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Tiziana Dragotta Docente di matematica e scienze nella scuola sec. 1°grado (dal 2005); consulente impatto ambientale per Enti Pubblici e studi tecnici (1994-2017). Formatore per gli Enti locali. Docente in Enti di formazione professionale per la comunicazione nelle Pubbliche amministrazioni, rivolto ai responsabili URP.

                     

 

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