Un’istruzione di qualità è la base per migliorare la vita delle persone e raggiungere lo sviluppo sostenibile.
Si sono ottenuti risultati importanti per quanto riguarda l’incremento dell’accesso all’istruzione a tutti i livelli e l’incremento dei livelli di iscrizione nelle scuole, soprattutto per donne e ragazze. Il livello base di alfabetizzazione è migliorato in maniera significativa, ma è necessario raddoppiare gli sforzi per ottenere risultati ancora migliori verso il raggiungimento degli obiettivi per l’istruzione universale. Per esempio, a livello mondiale è stata raggiunta l’uguaglianza tra bambine e bambini nell’istruzione primaria, ma pochi paesi hanno raggiunto questo risultato a tutti i livelli educativi.
Fatti e cifre -Traguardi
https://unric.org/it/obiettivo-4-fornire-uneducazione-di-qualita-equa-ed-inclusiva-e-opportunita-di-apprendimento-per-tutti/
L’Italia e il Goal 4: stop al deficit di apprendimento aggravato dalla pandemia. Di fronte alla tempesta che ha investito il mondo dell’istruzione e alla sfida della Didattica a distanza, è prioritario contenere l’esplosione delle disuguaglianze e tutelare la qualità educativa. Italia tra gli ultimi in Ue. L’emergenza sanitaria ha impattato fortemente sull’Obiettivo 4 dell’Agenda 2030: nel mondo 1 miliardo e 650 milioni di giovani hanno interrotto le normali attività scolastiche. La chiusura delle scuole per un periodo prolungato e la conseguente adozione della Didattica a distanza (Dad) ha avuto ricadute negative sui processi di insegnamento e apprendimento, oltre che sulla capacità di inclusione e, di conseguenza, sul livello di competenza degli studenti e sulla dispersione scolastica (il 12,3% dei minori non disponeva di un pc o tablet a casa).Alla vigilia della tempesta che ha investito il mondo della scuola, alla fine del 2019, il panorama delle politiche dell’istruzione era stato interessato già da diversi cambiamenti:
- a causa delle persistenti difficoltà di reperimento di personale docente il Governo ha emanato a fine ottobre un Decreto-Legge per accelerarne il reclutamento: l’obiettivo era di bandire concorsi per avere in cattedra, entro settembre 2020, circa 50mila nuovi docenti per le scuole secondarie di I e di II grado (il contingente dei posti è stato poi stabilito, con il DD 649 del 3 giugno 2020, in 33mila unità);
- a dicembre la Legge di Bilancio 2020 ha reperito risorse aggiuntive per il sistema su quattro versanti: sblocco del rinnovo contrattuale dei docenti e del personale Ata per il triennio 2019-21; ammodernamento degli spazi di apprendimento e dell’edilizia scolastica (Target 4.A); sviluppo infantile precoce di qualità per la fascia 0-6 anni (Target 4.2); garanzia del diritto allo studio universitario (Target 4.3).
Le consistenti risorse aggiuntive stanziate con la Legge di Bilancio non hanno impedito, però, le dimissioni del ministro dell’Istruzione, università e ricerca (Miur) Lorenzo Fioramonti, che aveva minacciato di abbandonare l’esecutivo qualora non si fossero destinati almeno tre miliardi al rilancio del settore istruzione. A seguito delle dimissioni il Governo ha deciso di separare le competenze del Miur in due ministeri separati: il ministero dell’Istruzione, affidato a Lucia Azzolina, e quello dell’Università e della Ricerca, affidato a Gaetano Manfredi. Tale divisione è intervenuta proprio mentre la crisi da Covid-19 si abbatteva sul Paese, con il passaggio alla Didattica a distanza (Dad), determinando ulteriori ritardi nella risposta alla situazione emergenziale. A fine marzo il Decreto “Cura Italia” ha stanziato 85 milioni per piattaforme, device digitali, connessioni di rete e formazione del personale scolastico, affinché tutte le scuole potessero adottare la Dad. Con il Decreto “Rilancio” di maggio, che ha portato l’unità di misura degli stanziamenti dalle decine alle centinaia di milioni di euro, e ancora più a luglio con l’accordo europeo sul Next Generation Eu, si sono iniziate a vagliare ipotesi di deroghe alla legislazione vigente, tali da favorire la ripartenza in sicurezza.
Un’analisi del Decreto “Rilancio” – convertito in legge a luglio – rivela il diverso trattamento riservato a scuola e università rispetto al passato. A entrambi i comparti sono state destinate risorse abbondanti, ma mentre quelle per la scuola sono concentrate negli anni 2020-2021 e rispondono chiaramente a una logica di emergenza, quelle per l’università prevedono finanziamenti più strutturali. I successivi Decreti hanno previsto lo stanziamento di nuovi fondi per la fruizione della Didattica digitale integrata, caratterizzata cioè da momenti di insegnamento a distanza e attività svolte in presenza. Tuttavia, si evidenzia come la logica emergenziale che caratterizza i finanziamenti alla scuola ha fatto sì che il dibattito pubblico degli ultimi mesi si sia concentrato sugli acquisti di beni ritenuti indispensabili per l’avvio dell’anno scolastico (successivamente fonte di polemiche, si pensi ai banchi monoposto e con rotelle, che hanno sollevato dubbi sull’efficacia e in una prospettiva di sostenibilità) più che sui modi più opportuni per fronteggiare le pesanti eredità negative del lockdown, prima fra tutte la saldatura tra la perdita di apprendimento legata alla Dad e quella generata dalla lunga chiusura estiva (ennesima anomalia italiana sulla scena europea), con il conseguente aggravarsi delle disuguaglianze.
https://asvis.it/notizie-sull-alleanza/19-8137/litalia-e-il-goal-4-stop-al-deficit-di-apprendimento-aggravato-dalla-pandemia
L’Italia si colloca tra gli ultimi posti, con un tasso di laureati fra i più bassi d’Europa, pari al 27,8% nel 2018, a fronte di una media europea pari al 40,7%, e un tasso di occupazione dei neolaureati, pari al 56,5% nel 2018 (rispetto a una media europea dell’81,6%), superiore solo a quello della Grecia. Gli indicatori relativi alle competenze in lettura e alla partecipazione degli adulti alla formazione sono quelli che più condizionano le disparità tra i Paesi analizzati. L’indicatore composito riferito al Goal 4 in Italia migliora sensibilmente dal 2010 al 2014 grazie all’avanzamento di gran parte degli indicatori analizzati. Dal 2014, però, la tendenza positiva si arresta e poi si inverte: il peggioramento è causato dalla diminuzione della partecipazione culturale, delle competenze di base in lettura e di un più basso tasso di partecipazione alle attività educative dei bambini di cinque anni (-4,1 punti percentuali in 8 anni). Nonostante i miglioramenti registrati, l’Italia si trova ancora in una posizione di grave ritardo rispetto alla media europea per tutti gli indicatori analizzati, differenza che risulta particolarmente ampia per il tasso di istruzione terziaria, pari a 27,6% nel 2019 rispetto al 41,6% medio europeo. Durante i mesi del lockdown, l’Istat stima che circa tre milioni di studenti di età compresa tra i 6 e i 17 anni hanno avuto difficoltà a seguire le lezioni nella modalità didattica a distanza, soprattutto per carenza o inadeguatezza dei dispositivi informatici in famiglia. Tale situazione è particolarmente accentuata nel Sud, dove interessa circa il 20% dei minori.
Si tratta di un fenomeno particolarmente grave dato che la crisi aumenta la probabilità di abbandono scolastico, soprattutto nelle fasce più vulnerabili della popolazione. Questi fattori, uniti al presumibile calo dei lavoratori che partecipano ad attività di istruzione/formazione, confermano l’impatto negativo della crisi su questo Goal. Relativamente al Target del Goal 4 dell’Agenda 2030 in scadenza al 2020, il 4.b (volto a espandere a livello globale il numero di borse di studio a disposizione dei Paesi in via di sviluppo per l’iscrizione all’istruzione superiore), non è stato possibile individuare un indicatore a livello europeo ma solo a livello nazionale. Secondo quanto rilevato dall’Istat, l’Aiuto pubblico allo sviluppo destinato a borse di studio per studenti dei Paesi in via di sviluppo è diminuito tra il 2015 e il 2016, per poi aumentare nel biennio successivo attestandosi nel 2018 a 15 milioni di dollari, il valore più alto registrato nell’ultimo quinquennio.
Se questa tendenza venisse confermata nel 2020, l’Italia sarebbe in grado di centrare il Target. I dati sono chiarissimi per passare dalla teoria alla pratica serve investire nell’educazione in modo sostanziale ed organico, siamo tutti stanchi delle scuole che sono diventate “progettifici” che non sono reale opportunità per tutti ma mero opportunismo per alcuni, soprattutto quando restano sporadici eventi che non innescano buone pratiche organiche e continue. Infine le opportunità vere non possono essere lasciate alla capacità e alla volontà delle singole scuole, né l’opportunità può essere strumentalizzata per dirottare il capitale umano su un indirizzo di studi piuttosto che su un altro, mercificando il mondo educativo e trattando questo importante capitale come una qualsiasi merce. E’ necessario che la scuola e i suoi operatori avviino una seria riflessione su quelle che sono le reali competenze richieste al cittadino di domani, è dalla scuola che deve partire la capacità di essere cardine e riferimento per le nuove generazioni, piuttosto che subire sollecitazioni e riforme da chi non è abituato a gestire questo capitale umano e le rispettive esigenze e richieste.
Serrone Maria, docente di scienze integrate presso IISS "Ferraris" di Molfetta, ho conseguito la maturità classica e quella magistrale, sono laureata in Biologia, ho maturato alcune esperienze presso il policlinico di Bari come ricercatrice; sono stata consulente come esperta per un ente di formazione che eroga corsi per ottici ed optometristi per diversi anni. Ho iniziato la carriera scolastica nella scuola superiore di primo grado, ho svolto il primo anno di ruolo nella scuola materna, esperienza veramente unica e formatrice. infine sono entrata in ruolo nella scuola superiore nel 2008. Nel 2009 sono arrivata all’istituto Lotti e mi hanno affidato il ruolo di coordinatrice del dipartimento scientifico. Negli anni ho continuato a svolgere il compito di coordinatore, ho assunto il ruolo di funzione strumentale area 1 per diversi anni, ora seguo i lavori del PTOF, sono referente per Invalsi e curo la parte riferita agli esiti nel RAV. Collaboro alla stesura del PDM insieme ad altri colleghi. Dopo la mia prima esperienza digitale con la formazione a tutor Didatech a Napoli, ho iniziato ad avvicinarmi alla didattica digitale, da diversi anni faccio parte del team digitale, ho maturato la mia esperienza come docente in classi digitali e ho svolto il ruolo di esperto anche in PON che trattavano questo tema. Nello staff di dirigenza ho il compito di coinvolgere i colleghi all’uso della didattica digitale, attraverso azioni di diverso tipo tra cui condivisione di buone pratiche e la pubblicazione di una news letter mensile con suggerimenti a tema.
PS. Nel tempo libero sono una speleologa e cerco di coinvolgere quanti fossero interessati al mondo speleologico.