Probabilità ed incertezza, sono sempre stati elementi indistricabili presenti nella “evoluzione del sistema scuola” e nella individuazione di interventi conoscitivi, educativi, decisionali relativi all’azione umana.
In questi ultimi mesi si discute ampiamente sulle capacità di docenti, alunni e famiglie di sfruttare le opportunità messe a disposizione dalla tecnologia, superando le molteplici problematicità generate da usi acritici e superficiali e soprattutto dal digital divide difficile da colmare.È evidente come l’organizzazione e la gestione di tutte le attività, realizzate esclusivamente attraverso l’uso delle tecnologie, incida pure sull’approccio culturale all’insegnamento e all’apprendimento. Competenze informazionali, operative, e strategiche costituiscono le precondizioni necessarie, ma non sono sufficienti per rendere una didattica efficace e rispondente alla situazione attuale. Una metodologia didattica efficace è, indubbiamente, quella che punta sulla flessibilità, plasticità e imprevedibilità, pronta cioè alla continua condivisione e rivisitazione congiunta con gli allievi.Questo implica da parte dell’insegnante alcune specifiche attenzioni legate al contesto, oltre che alle dimensioni puramente tecnico-istituzionali.In primo luogo, è ovvio ripensare all’ idea di classe in termini diversi.
Il gruppo visto “on-line” rappresenta, comunque, una comunità di apprendimento nella quale le risorse sono soggetti che stanno vivendo tutti una situazione nuova e fortemente disagiata e che vanno, prima di tutto, incoraggiati attraverso modalità di lavoro collaborativo e tramite il reciproco sostegno emotivo oltre che sociale. In secondo luogo, l’uso massiccio delle tecnologie, nella didattica a distanza, ha determinato, in tempi brevi, una ri-modulazione dei linguaggi e di tutta le forme di comunicazione -in generale- in quanto queste ultime non rappresentano solo un supporto esterno ma vere e proprie forme di conoscenza.Le didattiche a distanza, pertanto, oltre ad aver sviluppato maggior consapevolezza rispetto alla complessità e alla mutevolezza delle condizioni di apprendimento, hanno sollecitano senso di responsabilità, di inclusione verso l’altro e nuove abilità metalinguistiche e metacognitive in un’ottica di diversi modelli di relazione e negoziazione di significati simbolici in cui ognuno apporta attivamente il proprio contributo.
Ma allora cosa c’entrano i Cigni neri?
L’improbabile governa sull’esistenza di tutti noi e prevedere il futuro è difficile se non impossibile: in qualsiasi momento può presentarsi un evento improvviso (Cigno nero) come capitato ad esempio con l’invenzione della stampa, con la rivoluzione copernicana, con le due grandi guerre e le scoperte scientifiche, e più recentemente negli ultimi 20 anni, con il crollo delle torri in new York, la grande crisi del 2008 ed il fenomeno della Brexit.Attualmente la pandemia del coronavirus è il Cigno nero che, forse, nasce dalla nostra incapacità di comprendere la possibilità delle sorprese e dalla necessità di ri-aprire le pagine di quei libri mai letti. Forse prendiamo un po’ troppo sul serio ciò che possediamo mentre rinunciamo ad ammettere quello che non abbiamo e non conosciamo, l’ignoto, e tutti quegli eventi che potrebbero un giorno accadere e che dovrebbero essere presi in maggiore considerazione.
Lidia Nazzaro Laureata in Pedagogia, abilitata per insegnamento alle scuole superiori II grado (classe A036) e dottoranda in Diritto, Educazione, Sviluppo. A seguito di vincita di concorsi, docente di scuola dell’infanzia, di scuola primaria e tutor tirocinio SFP. Vincitrice di due grant per visite di studio LLP/Erasmus+Esperta per la diffusione della cultura scientifica, ambasciatrice Scientix, tutor d’ aula, formatrice, si occupa pure di studi e dinamiche sul Gioco pubblico (in collaborazione OIG - SA) e di pratiche di filosofia dialogica.Ha conseguito numerosi master e perfezionamenti in vari ambiti (didattica TIC e media, DSA, dirigenza scolastica, storia ed intercultura…).