E la gente rimase a casa/ e lesse libri/ e ascoltò/ e si riposò/ e fece esercizi/ e fece arte/ e giocò/ e imparò nuovi modi di essere/ e si fermò/e ascoltò più in profondità/ qualcuno meditava/ qualcuno pregava/ qualcuno ballava/ qualcuno incontrò la propria ombra/ e la gente cominciò a pensare in modo differente/ e la gente guarì./ E nell’assenza di gente/ che viveva in modi ignoranti pericolosi/ senza senso e senza cuore,/ anche la terra cominciò a guarire/ e quando il pericolo finì/ e la gente si ritrovò/ si addolorarono per i morti/ e fecero nuove scelte/ e sognarono nuove visioni/ e crearono nuovi modi di vivere/ e guarirono/ completamente la terra/ così come erano guariti loro. (Kitty O’Meara-2020)
Stiamo vivendo un periodo emergenziale a causa del “covid-19” che da oltre un mese ci costringe a rimanere a casa, a lavorare da casa e, a noi docenti, ad insegnare da casa. Siamo fortunati a vivere nella attuale “società liquida” (Z. Bauman) che diventa sempre più mobile e digitale, attraverso le nuove tecnologie infatti, esploriamo nuove modalità di insegnamento ed apprendimento quali classi virtuali e video lezioni.La convinzione odierna che accompagna gli insegnanti è “you can`t put people in a box”, “non si possono mettere le persone nelle scatole”; non si può pretendere infatti di mettere una classe intera in una scatola. Il corpo docente in questo periodo, sfruttando la forte empatia che lo caratterizza, sta svolgendo “esperienza solidale”, sta creando una “nuova antropologia” attraverso la stretta alleanza tra docenti-alunni-famiglie. La didattica a distanza sta conducendo verso una “Rete di Collaborazione” con le famiglie. Ho sempre pensato che in ogni campo lavorativo la condivisione avesse un ruolo fondamentale; nell’attuale scuola “incoronata” la condivisione tra insegnanti e famiglie risulta essere parola chiave alla base di ogni processo formativo rivolto agli studenti che sono obiettivo comune. Etimologicamente il termine “condividere” è l’unione di due parole: “con” e “dividere” cioè “possedere insieme, partecipare insieme; offrire del proprio ad altri”. Dopo questo primo periodo di “didattica emergenziale” interessante è stato chiedere, attraverso una breve intervista, ad alunni e famiglie le sensazioni e le emozioni che provano.
Alla domanda rivolta agli studenti “quali emozioni e sentimenti stai provando in questo periodo in cui ci è consigliato di restare a casa?”
Gli alunni hanno risposto di riscontrare la “mancanza” dell’insegnante che quotidianamente li accompagnava nell’acquisizione di nuovi apprendimenti didattici e nella loro crescita formativa; ad alcuni manca fortemente la voce del docente o il suo sguardo sempre attento e critico, ad altri mancano addirittura i “rimproveri dal vivo”. Alcuni studenti rammentano la mancanza dell’abbraccio del Maestro che con la sua presenza rendeva sicuro ogni momento scolastico. Diversi ragazzi sostengono che si sentono privi dei meravigliosi e tanto divertenti momenti di gioco libero durante la ricreazione nel giardino della scuola e del prendersi cura dell’orto con i suoi fiori e con le sue piante aromatiche.Alla domanda rivolta ai genitori: “qual è la tua percezione della didattica a distanza che stanno svolgendo i tuoi figli?” la risposta più frequente è che nell'insieme si tratta di un'esperienza positiva, perché la DaD fa sì che i ragazzi non perdano di vista l'impegno scolastico e quindi “non si sentano in vacanza”. Alcuni genitori evidenziano l’impegno che le insegnanti quotidianamente dimostrano attivandosi per far sentire la loro presenza agli alunni; altri sottolineano di essere in una situazione privilegiata perché, lavorando da casa, seguono i figli più facilmente.
Si riscontra che le scuole che hanno subito offerto l'opportunità di video lezioni e lezioni on-line hanno permesso ai ragazzi di vivere questo momento storico di emergenza mondiale in modo meno drammatico perché hanno continuato a vivere più o meno la loro quotidianità.Altri genitori intervistati sottolineano che la didattica a distanza è stata accolta con entusiasmo, considerato il fatto che rappresenta l'unica speranza per consentire ai bambini di continuare a svolgere il loro processo di apprendimento, crescita scolastica e relazionale, fermo restando che mai questo tipo di didattica può sostituire quella in presenza. Considerando contesti familiari in cui non sono presenti problemi tecnici, collegamento internet ovvero presenza di strumenti digitali, capita di riscontrare l’esigenza da parte dei genitori, di utilizzare non solo piattaforme su cui scambiare compiti e messaggi scritti ma la necessità di video lezioni che permettono agli alunni di interagire con le insegnanti e i compagni di classe. Alcuni genitori sono delusi rispetto alle attività DaD svolte per i propri figli e sottolineano che il “buon esito della didattica soprattutto non in presenza” pesa sulla singola docente e sulla sua capacità di aggiornarsi e reinventarsi in questa situazione, sulla sua determinazione e passione sulla sua “bravura”.
Il problema di una esposizione massiccia degli alunni all’utilizzo delle TIC porta alcuni genitori a sottolineare la necessità di trovare un giusto equilibrio, in quanto prolungare l’impiego di mezzi di comunicazione di massa è controproducente.Interessante è la riflessione di madri-insegnanti che avvertono il disagio emotivo dei figli che si vedono forzati ad una tele didattica, riferiscono di non affannarsi a scaricare schede online, letture, ripassi; non si rammaricano di quanto i figli possano rimanere “indietro” sottolineando che questo è un tempo che insegnerà loro “Altro”. I loro figli in questo periodo impareranno ciò che non troveranno in nessun libro e cioè il rispetto di se stessi, l’adattarsi a nuove regole, come quella del rimanere a casa; questo periodo porterà loro a gioire del calore e della vicinanza delle persone care e a godere del silenzio, ad apprezzare ciò che hanno, impareranno a “farsi adulti”.Alla seconda domanda sempre rivolta ai genitori: “Senti le insegnanti vicine oppure lontane dalla tua famiglia in questo particolare periodo”Le risposte sono state nella maggior parte dei casi positive rispetto alla vicinanza percepita del corpo docente. Alcuni sottolineano che la DaD in questo mese si è potuta attuare grazie al sacrificio, alla buona volontà e alle competenze di ogni docente; la presenza degli insegnanti è risultata essere costante ed efficace; per altri genitori forte risulta essere l’empatia e il coinvolgimento degli insegnanti nelle video lezioni.
Alcuni genitori constatano la forte collaborazione e la disponibilità delle insegnanti in ogni momento; percepiscono la sensibilità, la delicatezza con cui stanno interagendo con i figli, nel pieno rispetto del loro stato d'animo senza far sentire il peso delle attività scolastiche che ora, come mai, passano in secondo piano.Concludendo tutti docenti-alunni-famiglie, riportano la medesima speranza che questo periodo emergenziale passi in fretta e si ritorni alla “amata scuola reale” che tanto manca. Ora, più di prima, la scuola sembra aver acquisito “un’importanza mondiale” perché il virtuale può affiancare il reale e mai sostituirsi.
Ferramosca Mavi: Docente di scuola primaria dal 2001. Laureata in Filosofia V.O. presso l’Università degli Studi di Lecce e DEC-Dirigenza e Coordinamento dei Servizi Scolastici, Formativi e Sanitari- presso l’Università degli Studi di Tor Vergata Roma. Specializzata nel Sostegno Didattico presso l’Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Conseguito Corsi di Perfezionamento e Master Post Laurea. Membro dello staff direttivo del proprio istituto.