L’Anno che verrà, “la DAD come strumento consolidato, oltre l’emergenza”!

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DAD, questo acronimo che da qualche mese è entrato nei nostri discorsi di scuola: Didattica a distanza. Una metodologia didattica che già in passato aveva trovato in parte la sua applicazione nell’ambito dell’insegnamento domiciliare e ospedaliero normato, in quei casi in cui i collegamenti online integravano l’insegnamento in presenza per gli studenti con problemi di salute.

Stavolta è diverso! La Didattica a distanza è diventato l’unico strumento possibile per fare scuola, in un periodo epocale senza precedenti, Ci siamo trovati, a livello Nazionale e a catena, a livello mondiale, a dover fare i conti con una Pandemia che ci ha costretti all’isolamento, chiusi nelle nostre case.Da più parti si fanno discorsi, previsioni sul mondo che verrà: sarà lo stesso? Sarà migliore o peggiore? La stessa domanda ci viene spontanea pensando alla Scuola.Avremo una scuola migliore? Riusciremo a pensare e organizzare una Scuola migliore? Le domande, i dubbi sul mondo che verrà e sulla scuola che verrà, sono legittime. Ci siamo trovati improvvisamente catapultati in un mondo diverso a causa di un evento che ha sconvolto tutte le nostre certezze. Questo ci ha costretti a ripensare il nostro modo di vivere il presente e il futuro. Chi credeva in un mondo globale, si trova ora a credere nella necessità di una maggiore cooperazione internazionale per la prevenzione dei contagi, chi era nazionalista e sovranista, pensa il contrario, gli ambientalisti si sono rafforzati nella convinzione che dalla crisi si esca con un “Green New Deal”. La tragedia della pandemia che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo, deve diventare un’occasione, un’opportunità per ripensare un mondo più sostenibile.

In questo scenario, la Scuola resta un punto fermo, ma va ripensata la sua organizzazione in ambienti più sostenibili. Il mondo della scuola ha subito, forse per la prima volta nella sua storia, una chiusura totale su tutto il territorio nazionale. Questa situazione ha sottoposto la società e la scuola a un esame senza appello misurandone la coesione l’efficienza e la capacità di reazione. La resilienza mostrata dagli operatori della scuola e dagli studenti è stata ed è ammirevole. Pensare all’anno scolastico che verrà, allo stesso modo di prima è impossibile. I virologi e gli scienziati sono stati chiari: dovremo convivere con il virus per mesi e forse per anni, pertanto va ripensato il nostro modo di vivere, di lavorare, di studiare. Questa pandemia è la più grande crisi globale della nostra generazione, essa coinvolge tutto il mondo e avrà pesanti conseguenze sul piano economico e sanitario. La tempesta del virus a un certo punto passerà, ma le scelte che si faranno in questi giorni a livello politico, per affrontarla, potranno cambiare il nostro modo di vivere, la società, la scuola per molto tempo.  Bisogna studiare nuove modalità di comportamento, di organizzazione economica e sociale. L’emergenza sanitaria e sociale in cui ci siamo trovati catapultati all’improvviso, ci ha costretti a trovare delle soluzioni subito per riuscire a dare delle certezze a chi era in attesa di averle. Il mondo della scuola era tra questi, ma gli operatori non hanno perso tempo, si sono subito attivati per dare delle risposte. Il mondo della scuola si è trovato a fare pace con il digitale, dopo un rapporto di amore e odio che durava da anni, tutti o quasi, docenti, alunni, genitori hanno iniziato a maturare un senso di fiducia e gratitudine per gli strumenti digitali, hanno consolidato conoscenze e competenze e fatto della rete il palcoscenico delle proprie vite. La Didattica a distanza è diventata consuetudine, appuntamento quotidiano, che ha visto piano, piano, in questi mesi di chiusura, consolidare una metodologia didattica che può diventare supporto e integrazione metodologica all’anno che verrà, nella didattica in presenza.

Si ritornerà a scuola fisicamente con le dovute accortezze igienico-sanitarie e di distanziamento sociale, oppure si dovrà proseguire con la Didattica a distanza? Entrambe le opzioni non sono perseguibili senza un bagaglio di problemi. Nel primo caso si dovrà intervenire sugli spazi, le infrastrutture e gli organici. Le cosiddette “classi pollaio”, non potranno più essere una norma, ma si dovranno ripensare gli spazi con grossi investimenti di soldi, anche per la sanificazione certificata degli ambienti. Nel secondo caso, pur avendo in questi mesi consolidato l’uso dei mezzi informatici e della tecnologia, ancora c’è molto da fare. Uno studente su cinque è tagliato fuori dalle lezioni online e poi con il ritorno al lavoro dei genitori, non è pensabile il proseguimento solo della DAD, soprattutto per i bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria. Alla secondaria di I e II grado, la ministra Azzolina aveva ipotizzato qualche tempo fa, una didattica mista, metà in classe e metà a casa, ipotesi ribadita anche negli ultimi giorni. Questa soluzione potrebbe risolvere momentaneamente il ritorno a scuola in sicurezza per milioni di studenti, per l’anno scolastico che verrà. 

“Dimezzare, dividere, distanziare”, è questo il mantra che guiderà le decisioni per il ritorno in classe a settembre, come ha ribadito ieri il Comitato tecnico scientifico del Ministero della Salute. Ma con le nuove norme di sicurezza, per quanti studenti sarà davvero possibile il ritorno a una scuola normale, come siamo abituati da più di un secolo, fatta non solo di didattica in presenza, ma anche di relazioni e di esperienze comuni. L’ipotesi di una didattica mista, per i più grandi, si fa sempre più concreta, si eviterebbero così i doppi turni con il doppio degli organici, ma richiede investimenti sulle infrastrutture digitali, visto che la banda larga è ancora poco diffusa e richiede anche una maggiore attenzione a quella fascia di studenti già a rischio dispersione. Il MIUR ha fatto capire che toccherà anche ai Dirigenti scolastici trovare soluzioni soprattutto per i più piccoli, in collaborazione con gli Enti locali, nell’ambito dell’Autonomia scolastica. Sarà una bella sfida riuscire a trasformare una emergenza in una opportunità, cercando di cogliere questa amarissima occasione, che sarebbe stato meglio non avere, e pensare alle mille risorse che la Tecnologia ci può offrire, dall’”Internet of things” alla digitalizzazione delle fonti rinnovabili. In queste ore il dibattito sulla scuola e sul come si rientrerà in classe a settembre, è più vivo che mai! A una settimana dalla riapertura quasi totale delle attività, si inizia a dare delle risposte certe e a delineare le regole di un nuovo anno scolastico che certamente non sarà come prima, ma che non è detto che sia peggiore.

GABRIELLA BEFACCHIA Docente di lingua inglese presso la Scuola Secondaria di 1 grado; Master di 2 livello per Dirigenti Scolastici conseguito presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Teramo; Integrazione modulo Didattica presso la stessa facoltà; Master di 1 livello in Traduzione e Redazione Tecnica, conseguito presso l’Università degli Studi dell’Aquila.

 

 

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