The day after, Il giorno dopo, un film di fantascienza degli anni ’80, è considerato abbastanza realistico per l’analisi che fa della società in un’era post-atomica.
Ecco, non avrei potuto trovare un titolo più calzante per il mio articolo, tale da indicare quanto sta accadendo a causa del Covid -19.E’ un parallelo che mi sento di fare in quanto mentre nel film si susseguono notizie sempre più allarmanti fino al boato terrificante della bomba atomica, nella nostra realtà ad una vita serena, dinamica accade qualcosa di sconvolgente, di surreale: notizie incalzanti di un virus letale portano alla dichiarazione della OMS dello scoppio di una pandemia da Covid-19 ed è lockdown in Italia come poi negli altri Stati del mondo! Il virus ci ha travolti, sconvolti, distrutti con la stessa potenza di una bomba atomica.Quindi, una serie di misure restrittive per evitare il contagio porta l’umanità a vivere da reclusi in città fantasma. In primis sono state chiuse le scuole: ferme anche le università! Mentre nel film la vita tranquilla di tutti i giorni di una cittadina del Kansas viene sconvolta dall’esplosione che polverizza cose e persone e coloro che si salvano scoprono distese di macerie e campi ricoperti di cenere, nella nostra realtà un nemico invisibile decima popolazioni. Come in The day after è mostrato un dopo fatto di saccheggi, processioni di sopravvissuti e di gente senza scrupoli, nel nostro mondo il the day after è fatto di ribellioni per mancanza di lavoro e di soldi, di piccole libertà concesse alla popolazione per ritornare a condurre una vita normale.
Mi sento una sopravvissuta! E’ straordinaria l’immagine della gente che esce guardinga da casa, mantenendo la distanza di sicurezza, con indosso mascherina e guanti! Smarrita si aggira per le città, alla ricerca di normalità. Intanto, non si può affermare che il pericolo sia scampato; basti guardare i numeri della pandemia in tv. Se in Italia sembra andare meglio tanto da cessare il lockdown, lo stesso non può dirsi per il resto del mondE cosa sarà della scuola? Quali conseguenze?Se è vero che il 2019/20 sarà ricordato come l’anno della pandemia, il prossimo deve essere l’anno della ripartenza per la scuola italiana.Ad oggi, per evitare l’assenza prolungata dei discenti da scuole e atenei, le istituzioni scolastiche, le università e tutto il sistema dell’Alta formazione hanno fatto ricorso alla didattica ‘a distanza’.L’anno scolastico è agli sgoccioli e il merito dei docenti è stato quello di privilegiare il rapporto empatico accanto ai contenuti e alle competenze, anche se si evidenziano comunque grandi difficoltà incontrate strada facendo: dalla resistenza di studenti e famiglie alla nuova modalità alla mancanza di sussidi tecnologici per tutti, dalla necessità di socializzazione all’efficacia della lezione in presenza rispetto a quella a distanza.
La ministra Lucia Azzolina ha, quindi, paventato in audizione alla Commissione cultura alla Camera la riapertura delle scuole in settembre e ha evidenziato la difficile chiusura dell’anno in corso. Come docente che opera sul campo in questo stato di emergenza, non posso non criticare le varie affermazioni della ministra nel corso di questi mesi che hanno evidenziato una carenza di conoscenze psico-pedagogiche.Ha destabilizzato docenti e discenti: quest’anno tutti promossi! Poi, a marzo ha fatto riaprire le scuole e dopo pochi giorni: Fermi, tutti a casa!E poi - La scuola si riaprirà con metà degli studenti a distanza e metà in presenza.Ancora - No al 6 politico, si promuove con un piano individualizzato per le insufficienze.Insomma un gran caos conclusosi con l’ultima recente gaffe “Gli studenti non sono imbuti da riempire”.
Ma cosa sarà della scuola l’anno che verrà? La Task force del Miur è a lavoro sulle varie ipotesi e si aprono diversi scenari e Bianchi, il capo della Task, afferma che non bisogna tornare alla normalità ma aprirsi al nuovo. Bocciata la proposta di metà in classe e metà collegati. Un sospiro di sollievo. Ma come si può credere che un docente possa seguire parte in presenza e parte a casa o come possano i ragazzi continuare a mantenere attenzione e concentrazione da un monitor. La difficoltà di dare a tutti le stesse opportunità si è già evidenziata in questi mesi. Secondo Bianchi, i nostri discenti non vanno messi nelle stesse condizioni di quelli cinesi cioè con il cappello bianco e divisi dai plaxiglass in classe.“Si dovrà tener conto innanzitutto delle esigenze dei più piccoli e dei disabili che hanno bisogno di stare a scuola, mentre per i più grandi sarà prevista altra modalità essendo più autonomi”.
Credo che potrebbero scaglionare l’ingresso all'interno dei singoli istituti, oltre alla distanza di sicurezza tra i banchi. Condivido l’idea di Bianchi di ridurre la durata delle lezioni non potendo allungare l’orario dei professori. Quindi si avrebbero moduli di lezione delle scuole superiori di 45 minuti. ”In questo caso ogni settimana i professori avrebbero a disposizione un quarto di lezioni in più. Su un orario di trenta ore settimanali, se ne potrebbero fare 40 da 45 minuti. Se la classe è divisa in due gruppi che si alternano in classe, ogni gruppo avrebbe 20 ore di lezione e le altre dieci potrebbero essere fatte di materiale e lavori a distanza”.Mentre si tenta di trovare soluzioni che consentano al discente di sviluppare la propria personalità e di acquisire competenze frequentando la scuola in tutta sicurezza, penso che settembre porterà necessariamente una ventata di novità, soprattutto perché ognuno di noi è una persona nuova. Niente assembramenti, misurazione della febbre, mascherine, guanti, sanificazione degli ambienti, distanze, percorsi diversi, ingressi ed uscite differenziati…costituiscono tutti i punti fondamentali per la sicurezza nelle scuole.
Se così sarà la situazione, immaginate il primo giorno di una scuola dell’infanzia o di una prima classe di una scuola primaria? Bambini urlanti attaccati alla gonna delle mamme che vogliono trascinarle dentro a tutti i costi.Oppure l’organizzazione degli spazi interni? - No, lontani bambini, distanze, giocate da lontano…!E la scuola secondaria dove i ragazzi vivono in gruppo, si muovono in gruppi? Anche gli adolescenti hanno avuto una dura lezione: pur essendo nativi digitali, pur vivendo di social, hanno capito l’importanza di godere della propria libertà e di vivere la propria socialità oltre uno schermo. Infatti, i nostri studenti hanno mostrato disagio e poco equilibrio dinanzi ad una didattica a distanza ed hanno dato meno importanza alla componente didattica rispetto a quella relazionale.Pertanto, ai docenti si richiedono sempre più professionalità, competenza e determinazione per dare un nuovo volto alla scuola italiana.
Per docenti e discenti cambia l’ordine delle priorità: al primo posto per i docenti sorge la necessità di motivare, formare ed orientare; per i discenti la necessità di interagire e di sperimentare. Questa sarà la FASE 3 per il nostro Paese!Si potrà parlare di vera ripresa se i nostri figli non potranno più godere del sorriso dell’amico, dei professori in quanto accuratamente nascosto da una mascherina?E ciò alimenterà la diffidenza verso il prossimo, anche se si opera per l’affermazione del diritto alla salute e all’istruzione, diritti costituzionalmente garantiti? Quesiti di difficile risposta!E se la curva dei contagi risale? Senza avventurarmi in discussioni scientifiche, la risposta qui è palese: si torna indietro di mesi. Tutte le ipotesi fatte dal governo verranno meno insieme alle nostre speranze.Non voglio essere pessimista, né una sognatrice senza speranza perché i fatti parlano da soli, eppure voglio credere che qualcosa cambi in meglio per noi, per i nostri figli affinchè possiamo di nuovo vederli sorridenti sedere tra i banchi, sereni di godere i pro e i contro di una scuola in presenza. E se la vita fosse un film… vorrei il lieto fine, magari con un abbraccio tra i nostri bambini, tra i nostri ragazzi ancor disorientati mentre varcano la soglia della scuola come quello silenzioso, presente in The day after, tra due sopravvissuti sulla polvere di ciò che prima era una casa.
Mariarita Schiavone, nata ad Aversa (CE) il 30/01/1968 ed ivi residente, in possesso di: diploma di maturità conseguito presso il Liceo scientifico E. Fermi di Aversa, diploma conseguito presso istituto magistrale Iommelli di Aversa, diploma polivalente per l’insegnamento agli handicappati nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria presso istituto S. Caterina di Capua, laurea in giurisprudenza presso l’università degli studi “Federico II” di Napoli, abilitazione all’insegnamento in Diritto ed economia per le scuole superiori, master di II livello per la funzione dirigenziale nelle istituzioni scolastiche, corso di perfezionamento sulla funzione ispettiva e direttiva nelle scuole. Vincitrice dei concorsi per titoli ed esami su posto comune per la scuola primaria e per la scuola dell’infanzia nel 1990, insegnante nella scuola primaria prima nella provincia di Caserta, poi in quella di Napoli, oggi è infine titolare al 38° c.d. “Quarati” di Napoli. Attualmente in assegnazione provvisoria presso I.C. Parente di Aversa.