Il disagio di valutare durante la Pandemia

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Lo scoppio della pandemia da Covid rappresenta sicuramente un evento storico per l’umanità. 

 Per quel che riguarda l’istruzione, nostro campo d’interesse, è stato da subito evidente che vi era una grande lacuna da colmare da parte della scuola italiana relativamente all’uso delle nuove tecnologie nella didattica. Sin dall’inizio, gli insegnanti si sono dovuti organizzare d’emblée per la didattica a distanza. 

Azioni semplicissime come condividere lo schermo, visualizzare i propri alunni, accendere o spegnere il microfono scrivendo al contempo in chat, si sono trasformate talvolta nel peggior incubo e hanno causato grande stress a tutti quei docenti che erano neofiti dell’insegnamento in modalità digitale.

Ciononostante, a distanza di un anno dall’inizio della pandemia, possiamo affermare che questo ritardo è stato colmato anche se, alle tante difficoltà della scuola, se n’è aggiunta un’altra molto importante che è pure rimasta irrisolta: il disagio dei docenti per la valutazione a distanza.

Valutare in tempo di pandemia, ha rappresentato e rappresenta in queste condizioni, uno stress molto forte. Mi spingerei a dire che per alcuni è diventata quasi un’ossessione. Paure, ansie e dubbi, sono state sensazioni ed emozioni provate anche da quelli con maggior esperienza. Le certezze precedenti sono diventate un castello di sabbia portato via dalla forza del Covid. 

Forse, la difficoltà più grande per i docenti è quella di far prevalere la didattica tradizionale attraverso uno strumento che invece richiede un approccio didattico diverso e, di conseguenza, anche un modo di valutare diverso. 

La prima domanda da porci è “perché” valutiamo?  Vogliamo valutare un apprendimento fatto solo di nozioni apprese a memoria (“E intanto si distraggono dalle cose belle che studiano” direbbe Don Milani)?  Oppure vogliamo insegnare ai nostri studenti a rielaborare quanto hanno studiato per sviluppare una capacità di guardare la realtà che li circonda con occhio critico? Il nostro compito non è forse quello di aiutarli e guidarli a diventare cittadini del mondo, consapevoli e responsabili?

Valutare è un processo complesso che consiste nel raccogliere informazioni sull’apprendimento dell’alunno e interpretarle in vista di una valutazione tenendo sempre presente, che l’obiettivo della stessa è quello di far crescere gli studenti. Forse, se spiegassimo loro (e ci convincessimo) che non studiano per ottenere un bel voto ma lo fanno per crescere come individui, anche il loro approccio verso lo studio cambierebbe. 

Si valuta per dare dei consigli precisi ed espliciti agli studenti, per intraprendere con loro uno scambio, un dialogo su ciò che sono riusciti a fare, ciò che ha creato loro delle difficoltà, ciò che ci si attende che facciano. Non si può educare a partire dalla frustrazione o dallo scoraggiamento, ma lo si deve fare a partire dalla speranza dell’effetto sortito dalla nostra azione didattico-relazionale quotidiana. 

Diventa dunque necessario porsi una domanda: quali sono gli obiettivi centrali della DAD durante la pandemia? Credo che il primo obiettivo debba essere rafforzare e/o recuperare la dimensione della relazione tra docente e studente; Teniamo bene a mente che la pandemia rappresenta anche un momento di sofferenza, di incertezza di preoccupazione e talvolta di paura per il presente e per il futuro. Le problematiche per le famiglie e nelle famiglie durante la pandemia, sono tante, e a subirne gli effetti sono spesso gli studenti. La valutazione non dovrebbe mai sanzionare questi elementi.

E allora cosa fare? Il dilemma è: continuare a valutare oppure no?  

Se in questo momento, più che mai, conta la rassicurazione, il legame tra adulto e ragazzo, questa rassicurazione può avvenire anche attraverso una valutazione che tenga conto della situazione generale e che aiuti i nostri studenti, dando risposte alle loro domande, una valutazione che sia sollecitazione delle curiosità cognitive, voglia di impegnarsi, che crei una nuova routine.

Il nostro secondo obiettivo è sicuramente quello di far sì che i nostri studenti, non si perdano reclusi nelle loro stanze, talvolta fagocitati dalla rete, impegnati con qualche videogioco, connessi ai social, e possano leggere, risolvere esercizi, mantenersi attivi, mettendo in moto le loro menti.  

Forse questo non è il momento di concentrarci troppo sugli errori ma di mantenere menti attive.

Tutto ciò non significa che si debba abbandonare la valutazione numerica o l’insegnamento mnemonico che peraltro, per alcune discipline resta fondamentale in alcune sue parti, ma significa che oltre ad un numero è importante fornire anche informazioni sull’andamento del lavoro, sul livello di attenzione, sul senso di responsabilità, sviluppare abilità metacognitive.

E allora, nel nostro ruolo di docenti, nel valutare, apprezziamo, motiviamo e lasciamo un segno. 

Patrizia M.G. Confalonieri, nata a Beirut/Libano, studia presso la scuola italiana Salesiani di Beirut, consegue Baccalauréat presso il Lycée Franco-mexicain di Città del Messico, successivamente, consegue Laurea in Lingue e letterature Straniere Moderne presso Università Statale di Milano  - Diploma di specializzazione per il sostegno Università di Macerata - E' stata  Docente a contratto presso l'università di Macerata, facoltà di Scienze della formazione primaria  ( Laboratorio di didattica delle lingue straniere -  francese) -  Ha insegnato Italiano L2 presso la  Società Dante Alighieri a Città del Messico  e a Mondavio ( PU) - Formatrice per Proteo Fare Sapere Ancona -   Abilitazione all'insegnamento della lingua spagnola  scuola secondaria di primo e secondo grado  -  Docente di lingua spagnola e francese presso il Liceo classico "G.Perticari" di Senigallia dove ricopre il ruolo di primo collaboratore del dirigente scolastico.

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