COMUNITA’ EDUCANTE E NUOVE ALLEANZE PER COMBATTERE LE POVERTA’ E CO-COSTRUIRE LA SCUOLA DEL FUTURO

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I decreti delegati sancirono nel 1974 la partecipazione della componente genitori all’interno di quella che siamo soliti chiamare comunità scolastica. Tale concorso alle strutture formali dei sistemi educativi interessò più o meno negli stessi anni anche altri paesi quali Germania, Austria, Francia, Finlandia, Norvegia.

 Nel tempo, però, il processo di co-partecipazione alle azioni scolastiche dei genitori, non è stato né facile né lineare a tal punto che più sviluppato è apparso l’associazionismo piuttosto che il cooperativismo o il partenariato scuola-famiglia (mi riferisco all’EPA, al FONAGS, al FORAGS e così via).

Fatto sta che, all’entusiasmo iniziale di una democrazia diffusa allargata a componenti altre a quelle proprie della scuola, ha fatto da contraltare l’idea prima, la prassi dopo, che non sia sufficiente essere dentro la scuola per gestire, orientare, controllare azioni, processi, pratiche ma, si renda sempre più necessario, l’aver maturato competenze specifiche, formazione. La tal cosa ha prodotto, a più livelli, delusione, frustrazione e, ad oggi, fors’anche una sorta di progressivo disinteresse e/o disamore a volte neanche tanto velato.

Se proviamo ora a contestualizzare questo processo di partecipazione in perenne divenire al tempo del COVID 19 in cui i valori dell’ apertura empatica da parte di tutte le forze in campo e della comunicazione sembrano subire battute di arresto e creare asimmetrie informative; se sembra affievolirsi talvolta la sostenibilità di una informazione consapevole (condizione indispensabile per esercitare qualsiasi diritto di cittadinanza attiva); allora ci renderemo conto che di acqua sotto i ponti ne è passata e ancora tanta ne deve passare per far si che la scuola diventi realmente scuola educante in grado di stringere nuove alleanze per la costruzione del futuro per i nostri figli. Necessaria si rende la costruzione di una fluidità reticolare funzionale alla riscoperta dell’imparare ad imparare ad essere umani edificatori di esperienze di senso.

Ecco allora che la istituzione scolastica, allentando la presa dell’ autoreferenzialità storica in cui si è crogiolata, è chiamata a co-partecipare scelte con pubblici, privati e famiglie al fine di garantire l’acquisizione di competenze e il raggiungimento del successo formativo a tutti e a ciascuno secondo i propri talenti e attitudini alla gardneriana maniera. 

Ciò detto, fare comunità significa radicarsi sul territorio, conoscerlo, comunicare con esso, con tutte le agenzie altre che, formali, informali e non formali lo costituiscono; significa saper usufruire di tutti quegli strumenti che ci vengono offerti e di cui disponiamo e da ultimi ma non ultimi i Patti di comunità previsti dal Piano scuola 20/21.

Essi, ora che le solitudini collettive sembrano aver preso il sopravvento; ora che vecchie e nuove povertà socio-educative-esistenziali (abbandono scolastico, carenza di competenze digitali, ambienti di apprendimento…) pervadono il territorio anche dove fino a qualche tempo fa non se ne scorgeva neanche l’ombra; ora che si rende sempre più cogente la necessità per la scuola e l’intera comunità educante trovare soluzioni per una ripartenza efficiente ed efficace; si pongono quali strumenti per promuovere, rafforzare percorsi responsabili e solidali.

I Patti non restano azioni sulla carta ma sono vita nella vita di tutti i giorni. Vita in cui, sempre più spesso, le speranze vengono disattese, il lavoro viene meno così come la voglia di esserci e di comprendere l’umanità (aristotelica e platonica) benché si parli sempre più di investimenti su e per il capitale umano. Capitale in quanto potenza e non solo atto che deve sprigionarsi, incanalarsi, trovare nuove strade per correre e su cui fare esperienza come Pinocchio che, per metà bambino, metà ciocco di legno, impara ad imparare lungo tutto il corso della sua esistenza.

E’ questo capitale umano che deve mettersi in movimento e, coeso, nella logica della sussidiarietà, da un lato si adopera per la fruizione di strutture precipue atte ad accogliere l’uomo che si dispone al cambiamento; dall’altro fa della strada con i suoi vicoli, luci, colori e calore multietnico/multirazziale un nuovo grande ambiente di apprendimento in cui non ci sono maestri ed alunni ma, interscambiabili operatori di vita che si avvinghia su se stessa.

E’ la comunità stessa che si fa scuola, che si fa portavoce di una rivoluzione antica, auspicio e prospettiva insieme di un rimboccarsi le maniche per comunicare ma non più tra le righe, che si da un’opportunità; che la intellighenzia interpersonale ed intrapersonale si dona, costruisce a partire da assunti critici, ostativi, lavora per creare consenso, motivare, conoscere e riconoscersi, prende in carico situazioni di fragilità di differente natura, disuguaglianze, povertà locali e non solo per restituire dignità.

La scuola autonoma e responsabile, allora, nello svolgere il suo mandato costituzionale e perseguire gli obiettivi che le competono, può uscire, con i Patti di comunità, ulteriormente allo scoperto, superando le frammentazioni curricolari/extracurricolari per agire in laboratori topografico/sociali mai assistenziali.

Essi consentono di attivare processi di condivisione diffusa tra docenti sulle finalità dei protocolli posti in essere; di attivare forme di comunicazione/restituzione bidirezionali (interno/interno, esterno/interno) dell’intero intervento progettuale; inserire a pieno titolo finalità, strumenti, metodi e strategie innovative all’interno del PTOF; favorire la continuità delle azioni per ovviare alla dispersione di risorse e interventi; vivere i patti educativi quali momenti di auto-aggiornamento e innovazione didattica; stabilizzare, modulandolo, il processo di protagonismo degli studenti; contaminazione di competenze per l’auto-narrazione, l’orientamento permanente.

ROSSELLA MARINO Laureata in Lettere Moderne, Scienze della Formazione primaria, Filologia Moderna con il massimo dei voti. Diversi Master di secondo livello relativi a profili, ruoli, compiti del DS; Master di primo livello L2 e CLIL. Ho ricoperto i seguenti incarichi: Referente di plesso, Funzione obiettivo/strumentale POF/PTOF, monitoraggio e valutazione, progettazione curricolare e continuità; Coordinatrice di classe; Responsabile di dipartimento (lettere); Referente per il Bullismo/cyberbullismo, Sicurezza e primo soccorso; Facente parte dello Staff DS; Tutor neo-immessi; Presidente commissione esami di stato; Collaboratore di presidenza; Esperto PON; Membro NIV e NEV; Formazione didattica disciplinare, organizzativa, gestionale e bilancio, linguistica (C1); Mediatrice culturale prima dell’entrata in ruolo nel 2006 (Docente scuola secondaria secondo grado, infanzia, secondaria primo grado  - a tutt’oggi).

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