Per offrire possibilità ed opportunità agli studenti, la scuola è chiamata da sempre ad interagire e collaborare con il territorio.
Oggi grazie ai Patti Educativi di Comunità, riconosciuti dal MIUR per rafforzare l’alleanza educativa tra scuole e territori, è possibile intervenire in modo coeso e profondo, andando a valorizzare le caratteristiche degli alunni, dei docenti e dei collaboratori esterni. In molte realtà scolastiche, sono stati attivati Patti per rispondere alle esigenze sociali, culturali, economiche e familiari. L’azione educativa e didattica può diventare ancora più efficace se si studiano e analizzano i contesti informali, caratterizzati talvolta da ferite di vario genere che necessitano di aiuti concreti per rimarginarsi.
Pensando alle varie azioni cercate, documentate, già attuate e risultate efficaci, mi è venuta l’idea di pensare ad un Patto Educativo realizzabile a livello nazionale, in ogni regione, per dare risalto all’identità culturale territoriale e alle più antiche tradizioni: “I tesori nel tempo”. Si tratta di recuperare attraverso la scuola, i mestieri artigianali quasi scomparsi e impararli insieme a chi li ha praticati. Un tuffo nel passato per arricchire il presente e garantire ai bambini e ai ragazzi un interesse che possa trasformarsi in passione o lavoro in futuro.
Grazie alla collaborazione tra scuole, Amministrazioni Comunali, enti e Associazioni di Volontariato, aziende e attività commerciali private, in ogni territorio verrebbero riscoperti lavori artigianali ormai quasi scomparsi. Penso ad esempio al burattinaio, al fabbricatore di scarpe su misura, alla ricamatrice, all’impagliatore, al falegname, all’ombrellaio. La tecnologia e il progresso ci offrono oggi infinite possibilità di connessione e nuove occasioni di crescita professionale. Sfruttando al meglio queste potenzialità, in molte realtà questi antichi mestieri si sono trasformati e sono stati riletti in chiave moderna. Tuttavia, riportare in vita la manualità di alcuni antichi mestieri, significa dare agli alunni un modo alternativo di organizzare i pensieri e le strutture cognitive che oggi elaborano facendo riferimento all’era digitale.
Gli obiettivi di questo Patto, sono legati allo studio della storia nelle varie epoche, capire come sono nati i lavori, come si sono evoluti e perché alcuni sono scomparsi. Le modalità di attuazione sono legate alle realtà locali, alle caratteristiche degli alunni, degli insegnanti e alle risorse materiali, economiche. Le strategie per coinvolgere i ragazzi, dipendono principalmente dalla motivazione degli adulti e dai ragazzi stessi. Un lavoro di squadra per mettere al centro del percorso per l’apprendimento gli studenti, motivandoli attraverso percorsi extrascolastici con l’autentica volontà di costruire insieme qualcosa di straordinario, finalizzato al capitale umano e sociale.
I risvolti positivi di questo Patto, potrebbero sorprendere piacevolmente gli studenti in primis, che avrebbero modo di riscoprire e valorizzare le caratteristiche personali e vivere l’esperienza dell’artigianato come opportunità per sperimentarsi e orientarsi. Sarebbe interessante infatti, organizzare ore di lavoro pomeridiane con cenni di teoria e pratica dei mestieri di un tempo, a giornate intere da vivere sul campo, in negozi di artigiani che hanno mantenuto la tradizione, oppure in strutture dove si impara a lavorare con l’aiuto di artigiani esperti.
In diverse occasioni, è capitato a tutti di frequentare i classici mercatini dell’artigianato e di scoprire manufatti ricchi di passione, di storia, di tempo, di possibilità, di energia, di lavoro e di entusiasmo. Il Patto Educativo di Comunità “I tesori nel tempo” potrebbe diventare proprio questo a conclusione del percorso scolastico: un nuovo inizio per attivare insieme occasioni di confronto, di dialogo, di apertura e aiuto concreto.
Le potenzialità creative manuali insieme al digitale, potrebbero consentire ai bambini e ai ragazzi di guardare al futuro e ridurre, se non eliminare del tutto la dispersione scolastica. Infatti, dopo l’obbligo scolastico, la sicurezza di aver imparato un mestiere, oltretutto grazie a percorsi condivisi e studiati intorno a tavoli di lavoro territoriali, potrebbe motivare i ragazzi che si affacciano al mondo del lavoro e renderli consapevoli delle loro possibilità di realizzarsi.
Il Patto allora, continuerebbe a seguire i ragazzi come rete e come trampolino di lancio, tenendo fede agli obiettivi per cui gli accordi educativi di comunità sono nati.
Utopia? Forse sì, ma l’importanza di un aggancio sociale da tendere ai bambini e ai ragazzi per far fronte all’emergenza educativa, economica e culturale va considerata e quanto meno provata. In un percorso atto a valorizzare la formazione umana, l’inclusione e la collaborazione tra più stakeholders meritano una possibilità per restituire e riscoprire spirito di comunità, di cooperazione e di intesa civile.
Silvia Ferrari, insegnante, pedagogista e scrittrice. Vivo vicino a Lodi, mi piace la lettura e amo condividere esperienze e bellezza creativa, che portano a raggiungere obiettivi personali e sociali importanti.