Ogni epoca ha avuto i suoi contestatori, le sue voci fuori dal coro, i suoi emarginati.
Se ripensiamo agli artisti scapigliati nella Milano del 1860, ai poeti maledetti nella Francia del 1840, ai pittori della Ville Lumière, ci ritornano alla mente le meravigliose poesie di Baudelaire, i quadri di tranquillo Cremona, le donne di Modigliani e i ritratti di Soutine.
Eppure, tutti questi personaggi sono stati nella loro epoca guardati con sospetto per la loro vita sopra le righe, per l’uso e l’abuso di alcool e sostanze stupefacenti, per la ribellione al conformismo borghese, per uno stile di vita esagerato.
Oggi guardiamo a questi artisti con ammirazione, osserviamo con rispetto il loro talento e ciò che questo talento ha prodotto. Se avessimo, invece, interrogato la classe borghese, gli intellettuali, i critici d’arte, i giornalisti dell’epoca ci avrebbero parlato in modo dispregiativo di questi giovani nulla facenti e parassiti, ci avrebbero messo in guardia contro di loro, li avrebbero additati come personaggi negativi, cattivo esempio per le nuove generazioni.
Gli anni ’60 del Novecento, gli anni della contestazione giovanile, hanno prodotto gli hippies, la vita nelle comuni e nei centri sociali, le minigonne e la lotta contro il militarismo e il perbenismo. Anche questi personaggi erano osservati con attenzione e preoccupazione dalle classi borghesi e dominanti, considerati esempi del degrado della vera arte, della vera cultura.
Non possiamo, però, dimenticarci le belle idee e i movimenti nati da questi contestatori: il pacifismo, l’uguaglianza, i diritti civili…
Sembrerà strano che io paragoni artisti riconosciuti a livello mondiale agli influecer di oggi, la mia vuole, solo, essere una provocazione per cercare di capire quanto possa esserci di buono in questo mondo, per noi così distante, quali motivi spingano i nostri ragazzi a trascorrere il tempo sui social, che cosa li attragga.
Non ho le risposte, ma da insegnante osservo come gli adolescenti di oggi ascoltino questi personaggi e seguano, anche, i loro consigli.
Dobbiamo accettare che la società è cambiata, come il modo di comunicare e i modelli di riferimento, anche se il timore di un fallimento educativo è alle porte e la paura di non essere stati in grado di trasmettere dei valori ci può assillare, ma il nostro compito è quello di aiutare i ragazzi a sviluppare lo spirito critico, la capacità di farsi delle domande e di scegliere. Il nostro ruolo non è quello di emulare gli influencer, ma di capirne il fenomeno e accompagnare le giovani generazioni nella scelta e nell’utilizzo sostenibile dello strumento.
Non dobbiamo demonizzare questa realtà e nemmeno imitarla, perché la scuola è la scuola, può migliorarsi, aggiornarsi, ma deve continuare nella trasmissione di valori forti e importanti, essere un luogo dove ritrovarsi per confrontarsi e trovare un interlocutore pronto ad ascoltare e indicare la strada da percorrere.
Ogni epoca ha avuto i suoi miti, demonizzati o imitati; non esistono modelli migliori o peggiori poiché ogni generazione ha avuto i suoi punti di riferimento e così continuerà nei secoli a venire.
Divi del cinema, della radio, della televisione sono sempre stati esempi da imitare ed oggi che la comunicazione è diversa e siamo di fronte a una sovraesposizione di informazioni, i nostri ragazzi cercano nel contatto con l’influencer che può sembrare a loro vicino, uno come loro, un consiglio, un modello o semplicemente un sogno da raggiungere.
Emilio Praga, James Dean, i Beatles, Jim Morrison, Mary Quant, oggi, ci sembrano innocui perché scorgiamo nuovi pericoli nel mondo dei social, ma noi educatori possiamo, ancora, fare la differenza con l’esempio e la nostra vigile presenza, ma anche tuonando contro questi nuovi eroi perché non dimentichiamo che si cresce anche ribellandosi contro gli adulti e ad a un modo superato di vedere il mondo.
Roberta Maietti, milanese doc , laureata in lettere moderne , con la specializzazione in Comunicazione sociali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è docente di lettere dal 1990. Attualmente insegna all’Istituto Professionale di Stato “L. Milani” dove, dal 2001, ha ricoperto numerosi incarichi: Referente Progetto salute, commissione formazione classi, commissione orario, coordinatore di classe, Funzione strumentale all’inclusione alunni stranieri, Funzione strumentale all’orientamento, membro del CdI, esperto interno, valutatore e coordinatore Progetti Pon Fse, ed è, ad oggi, primo collaboratore del Dirigente Scolastico.