La Scuola ha attraversato stagioni riformatrici che non hanno mai stabilizzato la progressione di carriera di docenti e dirigenti che, nonostante le difficoltà, sono sempre riusciti a mantenere il passo.
Le varie Riforme, stilate sempre in maniera cosciente e coerente invece poi, nei fatti, hanno disatteso le promesse fatte; promesse che, molte volte, hanno avuto il gusto amaro di una delusione.
Nell'instabilità di riforme della Scuola non sempre chiare, tanto intralciate quanto osteggiate per i più disparati motivi (politici, economici, sindacali ecc.) non si è fatto altro che rendere la Scuola piena di incongruenze ed instabilità che hanno talvolta inficiato l’organizzazione e la prassi del fare Scuola.
Uno dei problemi cogenti della Scuola è la mancata possibilità di fare carriera - o di effettuare passaggi di cattedra - con più rispetto del merito e della progressione di carriera. I concorsi pubblici sono il filtro attraverso il quale devono passare anche i docenti di ruolo che intendono progredire nella loro carriera, sia per passare ad altro grado di scuola che per ricoprire il ruolo di Dirigente Scolastico.
Nella Scuola, dunque, non esistono procedure selettive interne al Contesto e non si premiano adeguatamente le figure professionali intermedie; ovvero non c’è il riconoscimento di determinate competenze spendibili in vario modo nel contesto Scuola. Le figure intermedie – conosciute come figure di sistema o come staff di Direzione o middle management, vengono sottopagate e fortemente caricate di incombenze che non sono pienamente riconosciute, né sul piano economico né sul piano professionale. Per chi ha aspirazioni e voglia di mettersi in gioco, può solo decidere di fare il concorso Dirigenziale. Una sorta di salto in lungo per alcuni che, magari, non sentono la Docenza quale ruolo calzante per tutta la loro vita lavorativa.
Il Docente che sente di poter offrire maggiori competenze e spenderle per la Scuola non solo in termini di arricchimento dell’offerta formativa, ma anche sul piano organizzativo, può mettersi in gioco ricoprendo ruoli che vanno dal primo o secondo collaboratore del Ds alla funzione strumentale, ai Referenti di plesso o Responsabili di una determinata progettualità. L’intricato sistema scolastico italiano, però, non riconosce al middle management il giusto corrispettivo economico e oltremodo la possibilità di costruire una carriera fatta di esperienza sul campo e aggiornamento- formazione professionale. I compensi sono esigui rispetto alla mole di lavoro che comporta lo svolgimento di taluni incarichi e la progressione di carriera presa in modesta considerazione solo per la valutazione di titoli di servizio a seguito di un concorso pubblico.
Nella Pubblica Amministrazione vi è, invece, la possibilità di fare carriera o comunque di partecipare a concorsi riservati per i dipendenti delle P.A. attraverso prove uniche o mediante la valutazione dei titoli. Nella Scuola non si è mai pensato di creare canali preferenziali o di sfoltimento delle procedure; per cui docenti con molti anni di servizio si ritrovano a ripetere l’anno di formazione e prova col passaggio di cattedra o a dover conseguire altri titoli per partecipare ad un concorso per il passaggio ad altri ruoli; non considerando che per far ciò occorre superare un altro concorso pubblico. I collaboratori del Dirigente non hanno mai avuto un canale preferenziale di accesso alla Dirigenza; né tanto meno il personale ATA facente funzione per il ruolo di Direttore dei servizi generali ed amministrativi della Scuola.
Anche il ruolo di Dirigente Scolastico non ha conosciuto, per il reclutamento e la carriera, situazioni più lineari e gratificanti; giacché, soprattutto negli ultimi anni, si è assistito a concorsi farraginosi e oggetto di ricorsi e denunce che ne hanno rallentato ulteriormente l’espletamento. Con l’attribuzione della personalità giuridica alle scuole e la riconosciuta Autonomia Scolastica (art. 21 della Legge 59 del 1997) si è configurata la necessità di un diverso profilo dirigenziale per i capi di istituto con un passaggio dal ruolo da direttivo a dirigenziale (Dlgs 165/2001); un cambiamento di ruolo che può essere considerato significativo ed epocale, ma che tuttavia non ha colmato le disfuzioni procedurali del sistema scolastico italiano.
Questo perchè dal 2004, anno del primo concorso pubblico per la Dirigenza Scolastica dopo il conferimento della Autonomia alle Scuole, e fino al 2017, anno di riferimento per l’ultimo bando, i concorsi hanno avuto un procedimento sempre diverso, non sempre consono e lineare tale da garantire subito la copertura di tutti i posti lasciando ancora oggi molte scuole in reggenza e oltretutto lasciando, dietro di sé, tanto malcontento.
Occorrerebbe, dunque, una regolamentazione precisa ed una maggiore attenzione ai processi di reclutamento e di carriera, sia per la Docenza che per la Dirigenza, prevedendo un iter formativo e di esperienza diretta, ovvero un canale preferenziale, con gestione annuale, che riconosca progressivamente l’impegno lavorativo e la formazione continua. E’ essenziale, dunque, riconoscere i meriti di chi ha maturato ed arricchito la propria professionalità sul campo, senza creare finestre di vuoto gestionale che rischino di demotivare e svilire la gran parte dei Docenti e degli aspiranti Dirigenti Scolastici.
Angela Cascella, Dirigente scolastico in attesa di nomina e docente da 22 anni, con lauree in lettere moderne ed in Scienze della comunicazione. Giornalista pubblicista dal 2013, ha collaborato con diverse testate giornalistiche occupandosi anche di recensioni di romanzi. Curatrice letteraria del saggio ‘Il lato oscuro dell’amore’ (Franco Angeli) ed. , storie di stalking e femminicidio , segue con interesse il delicato problema della violenza di genere. Scrittrice e poetessa per passione ha pubblicato diversi contributi con la Casa editrice Pagine e con la Giulio Perrone Editore. La sua massima, tratta da Shopenahuer, è : ‘La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro. Leggerli in ordine e' vivere, sfogliarli a caso e' sognare’ .