Il termine intercultura non è recente nella storia sociale dell’umanità. Compare infatti intorno al 1961 in Italia, prendendo spunto dai termini inglesi e spagnoli già in uso. Veniva indicato per gli scambi tra giovani e più tardi, verso gli anni 80, trova spazio nella pedagogia e nella didattica.
Gli anni 2000 sono legati a molti cambiamenti, ad esempio l’autonomia scolastica (D.P.R. 275/99) che rafforza il concetto di intercultura come l’insieme dei processi e comportamenti volti ad accompagnare l’inserimento degli alunni stranieri nelle scuole.
Oggi sono attivi in larga misura questi processi e comportamenti accoglienti per gli alunni provenienti da altri paesi, in particolare a scuola ci sono protocolli dedicati gli studenti.
All’intercultura sono state dedicate le linee guida dal Ministero, tanti progetti nelle scuole di ogni ordine e grado a favore dell’integrazione e inclusione, dell’armonia delle lingue e delle diverse culture.
Alcuni anni fa, avevo dedicato delle ore agli alunni arrivati in corso d’anno perché la necessità era riuscire a comunicare e condividere un percorso. Ricordo ancora la preoccupazione e lo sconforto negli occhioni dei bimbi più piccoli all’inizio, ma con tanto entusiasmo ricordo l’impegno e i risultati raggiunti alla fine del percorso.
Grazie ad alcuni semplici racconti drammatizzati ogni volta, abbiamo imparato nomi di oggetti di uso comune, formule per chiedere informazioni, ringraziare, partecipare in modo semplice ai giochi durante l’intervallo. Ogni volta, chiedevo notizie e dettagli dei paesi di origine, cercavo video riguardanti le loro tradizioni e mi documentavo per far capire che anch’io, come loro stavo imparando qualcosa di nuovo. Un vero e proprio scambio culturale attivo, capace gi generare sorrisi e parole nuove in entrambe le lingue.
L’intercultura è questo, uno scambio di idee, parole, emozioni e culture per arricchire e coinvolgere.
L’ultima esperienza che sto vivendo, riguarda due alunne giunte dall’Ucraina, una lo scorso settembre e una nel mese di marzo. Le fatiche iniziali mischiate al desiderio e l’esigenza di comunicare, stanno dando frutti preziosi.
La lingua inglese, ci ha permesso di chiarire i primi concetti, poi pian piano ho inserito alcune parole della loro lingua nella vita scolastica e loro hanno imparato parole italiane che usano con sempre maggior sicurezza sia nei momenti della didattica, sia in quelli di svago.
La ragazzina che frequenta da più tempo, si è rivelata eccezionale come mediatore linguistico e l’ultima arrivata, spazia dall’inglese, all’ucraino all’italiano. Tutti in classe mettiamo a disposizione parole delle tre lingue per generare conoscenza attiva e legami di fiducia reciproca.
Rifletto spesso sul valore dell’intercultura, intesa ormai non solo come scambio culturale, ma come un comportamento che affonda le radici nella più creativa umanità, portando linfa attiva e idee nascenti lungo i condotti della conoscenza, per arrivare a far germogliare i fiori del sapere.
Sapere interculturale interattivo, fatto di semi e di speranza, di nuovi colori, di attività originali che abbracciano tradizioni antiche, di parole semplici che racchiudono vitalità. Gioia, gratitudine, speranza, aiuto, condivisione, ricerca, collaborazione, l’intercultura oggi è tutto questo, è la quotidianità, è una costellazione di valori ed esempi da imitare, seguire, ricercare, interiorizzare.
L’intercultura interattiva è un nuovo sguardo sulla nostra società, che si presenta così complessa ma ogni volta torna a gettare nuovi semi che crescendo porteranno saperi e culture nelle esperienze do ognuno.
Silvia Ferrari, insegnante, pedagogista e scrittrice. Vivo vicino a Lodi, mi piace la lettura e amo condividere esperienze e bellezza creativa, che portano a raggiungere obiettivi personali e sociali importanti.