Rinnovato interesse per gli ITS. 

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

I Modelli di formazione tecnica europei sono riproponibili in Italia?

-Il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, esprime soddisfazione per l’approvazione, da parte della Camera dei deputati, del provvedimento di riforma degli ITS, gli Istituti Tecnici Superiori, che ora passa al Senato. Il voto di oggi è un primo importante passo”, ……-

La Camera ha approvato in prima lettura con 409 voti a favore, 7 contrari e 4 astensioni il testo unificato delle proposte di legge sulla ridefinizione della missione e dell’organizzazione del sistema di istruzione e formazione tecnica superiore in attuazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza. 

L’idea è quella di costituire un canale di formazione biennale post diploma, parallelo a quello universitario, che dovrebbe lavorare in sinergia con le imprese. 

È la prima volta che l’argomento finisce in un discorso programmatico alla voce Scuola e che vengono citati gli ITS, gli istituti di istruzione superiore. Si riconosce subito la matrice, l’impronta è del neoministro Patrizio Bianchi, che li ha tenuti a battesimo da assessore regionale in Emilia- Romagna. 

Sono percorsi post- diploma ai quali già Conte aveva riservato un miliardo e mezzo nel Recovery Plan e che Draghi ha confermato in Senato: si tratta di «20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. 

Ma già nel 2017 più riviste di settore avevano messo in luce il problema, ovvero: – “in Italia si registra un forte divario tra il numero di posizioni lavorative da colmare e professionalità competenti per riempire questi vuoti. 

La ricerca Irso-Assolombarda del novembre 2017 sottolinea come fossero circa 100.000 i posti di lavoro non coperti nel nostro Paese per mancanza di competenze, numero destinato a crescere con l’ampliarsi dei paradigmi produttivi dettati dall’Industria 4.0. Il modo migliore per colmare questo gap è fornire un sistema di formazione abilitante a svolgere le professioni richieste dal mercato del lavoro, una formazione che in Italia viene fornita dagli ITS.” - 

-Un articolo del Sole24Ore del 22 gennaio 2018 titolava: ‘Robotica, le aziende italiane a caccia di tecnici «introvabili». 

Se ripercorriamo gli eventi e la cronologia che ha portato alla nascita degli ITS scopriamo che gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) sono la prima esperienza italiana di offerta formativa terziaria professionalizzante secondo un sistema consolidato da alcuni anni anche in altri paesi europei.

Nati nel 2010 per formare tecnici superiori in aree strategiche per lo sviluppo economico e la competitività in Italia, sono scuole di alta tecnologia strettamente legate al sistema produttivo che preparano i quadri intermedi specializzati che nelle aziende possono aiutare a governare e sfruttare il potenziale delle soluzioni di Impresa 4.0. 

Lo sguardo è al modello tedesco e francese, mentre in Italia i percorsi professionalizzanti arrancano. Gli Its, che in Germania raccolgono più di mezzo milione di studenti, da noi contano poco più di 16 mila iscritti., sono 645, soprattutto al Nord. in settori come le nuove tecnologie, il Made in Italy, la mobilità sostenibile, l’energia e il turismo.

Gli ITS in Italia sono realizzati secondo il modello organizzativo della Fondazione di partecipazione in collaborazione con imprese, università/centri di ricerca scientifica e tecnologica, enti locali, sistema scolastico e formativo.
La Fondazione di partecipazione è una forma particolare di ente privato utilizzata dagli enti pubblici per svolgere attività di pubblica utilità con il concorso di privati.

Pur essendo nati da pochi anni, questi Istituti presentano qualità non indifferenti: l’82.5% dei diplomati ha trovato lavoro entro un anno dal diploma, e di questi l’87.3% lo ha trovato in un campo coerente con il proprio campo di studi.
Numeri resi possibili dall’impostazione organizzativa di queste scuole, che seguono il modello della fondazione: attorno ed esse gravitano imprese, università, scuole secondarie, amministrazioni e istituti di ricerca, garantendo così la presenza di esperti provenienti dal mondo del lavoro.

 Il 50% del personale docente è infatti composto da professionisti, e questo assicura agli ITS una formazione aggiornata, competente, partecipativa.

Inoltre, il 30% del tempo deve essere trascorso sotto forma di stage presso delle aziende, permettendo così ai ragazzi di fare un’esperienza lavorativa utile, seguiti da profili senior che sono in grado di trasmettere loro le proprie conoscenze.

Questa collaborazione diretta con gli ITS porta numerosi vantaggi alle imprese, le quali acquisiscono personale competente a costi inferiori rispetto ad altre forme di ricerca del personale. Vediamo in sintesi quali benefici traggono dalle collaborazioni con gli Istituti Tecnici Superiori:

– l’impresa entra in contatto con il profilo ricercato durante la fase di formazione, orientando e allineando le competenze degli studenti alle proprie esigenze produttive, ottenendo del personale qualificato e dotato di competenze trasversali;
– si ha una riduzione dei costi diretti, di reclutamento e selezione e di corsi di formazione, e dei costi indiretti, dati da una lenta integrazione nella cultura d’impresa (che caratterizza la fase di transizione dallo studio al lavoro) o dalla perdita di opportunità di business quando mancano le competenze professionali richieste;
– accesso al know-how delle scuole ITS e attivazione di progetti con la scuola fatti su misura delle proprie necessità aziendali.

Il primo beneficio che gli studenti iscritti agli ITS traggono è strettamente correlato al primo dei vantaggi delle stesse imprese: acquisire le competenze tecniche richieste dal mercato del lavoro, attraverso un’esperienza diretta in azienda.

Altrettanto importante è lo sviluppo di competenze trasversali, le cosiddette ‘soft skill’, ritenute oramai rilevanti tanto quanto le ‘hard skill’, 

Insomma, le ricerche Irso-Assolombarda e Indire affermano, dati alla mano, che gli ITS sono scuole in grado di offrire ottimi percorsi di formazione ed esperienze di stage, spendibili concretamente nel mondo del lavoro e per figure professionali sempre più richieste. 

Eppure il numero di iscritti rimane ancora basso, quali i motivi?

Come specificano Attilio Oliva e Gian Felice Rocca in “Innovare l’istruzione tecnica secondaria e terziaria” (Fondazione Tre Elle e Fondazione Rocca, 2015): “Una delle ragioni […] è il persistere, nel nostro Paese, di una fuorviante gerarchia dei saperi tra cultura umanistica e cultura tecnico-scientifica tipica della nostra tradizione filosofica: di conseguenza si è verificata una progressiva omologazione degli istituti tecnici ai licei, la cosiddetta “licealizzazione”. Questo ha portato (e porta) spesso i ragazzi e le famiglie a fare scelte quasi obbligate verso i licei e le università, anche quando bisogni, forme di intelligenza e interessi indicherebbero scelte differenti.

“…. il famoso Libro Bianco Cresson (Commissaria UE 1996) raccomandava la fine della contrapposizione tra cultura generale e formazione tecnico-professionale, nonché nuovi ponti tra scuola società e impresa […] …e proseguiva affermando: una scuola di massa non può non tenere conto di forme di intelligenza multiple, punti di partenza e bisogni differenziati, diversità di talenti e aspirazioni”.

Oggi, forse Il quadro politico profondamente cambiato e il riferimento obbligato al PNRR, nel quale compare un riferimento esplicito, adeguatamente finanziato (un miliardo e mezzo di euro), allo sviluppo degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), rende più concreta la possibilità di una svolta.

Vediamo cosa prevede la riforma sugli ITS: la riforma intende ampliare il raggio di azione degli istituti, estendendolo alla formazione e all’aggiornamento in servizio, anche dei docenti di scuola, e alle nuove politiche attive per il lavoro.

I percorsi della formazione tecnica superiore vengono sostanzialmente legati alle imprese, che diventano di fatto il vero soggetto di riferimento del Sistema.

Viene previsto un forte accentramento dei poteri con l’eliminazione del Consiglio di indirizzo e della Giunta Esecutiva e l’introduzione di un direttore amministrativo.

Viene istituito un Coordinamento nazionale in cui vi sono ministeri, Conferenza delle regioni, INDIRE, associazioni imprenditoriali rappresentative a livello nazionale, associazioni più rappresentative degli Istituti tecnici superiori, ma non le parti sociali.

In questo panorama di riforme non dobbiamo dimenticare che la scuola come organizzazione complessa ha assunto capacità di autodeterminazione e attraverso strumenti nuovi come la rendicontazione sociale esplicita agli stakeholders la sua vision e rendiconta le attività messe in campo per realizzare la sua mission; elabora dati, pianifica l’uso delle risorse, progetta attività e tiene conto di vincoli ed opportunità. 

Nella rendicontazione sociale  si aggregano dati , primo tra tutti  competenze raggiunte dagli alunni e   possibilità di inserimento  nel breve  periodo nel mondo del lavoro, tutto questo è  esplicitato agli stakeholders che hanno così l’opportunità di valutare e scegliere l’indirizzo di studi più opportuno; la rendicontazione sociale, dall’essere un semplice esempio di accountability si trasforma in  uno straordinario strumento funzionale  all’orientamento degli alunni, mettendo fine   a quella evanescente fiera  delle illusioni che ogni hanno viene messa in scena durante il periodo delle iscrizioni. 

Forse sono maturati i tempi anche in Italia di avviare un nuovo processo di riforma della formazione in linea con il progresso scientifico e tecnologico senza dover inseguire altri esempi europei.

Serrone Maria, docente di scienze integrate presso IISS "Ferraris" di Molfetta, ho conseguito la maturità classica e quella magistrale, sono laureata in Biologia, ho maturato alcune esperienze presso il policlinico di Bari come ricercatrice; sono stata consulente come esperta per un ente di formazione che eroga corsi per ottici ed optometristi per diversi anni. Ho iniziato la carriera scolastica nella scuola superiore di primo grado, ho svolto il primo anno di ruolo nella scuola materna, esperienza veramente unica e formatrice. infine sono entrata in ruolo nella scuola superiore nel 2008. Nel 2009 sono arrivata all’istituto Lotti e mi hanno affidato il ruolo di coordinatrice del dipartimento scientifico. Negli anni ho continuato a svolgere il compito di coordinatore, ho assunto il ruolo di funzione strumentale area 1 per diversi anni, ora seguo i lavori del PTOF, sono referente per Invalsi e curo la parte riferita agli esiti nel RAV. Collaboro alla stesura del PDM insieme ad altri colleghi. Dopo la mia prima esperienza digitale con la formazione a tutor Didatech a Napoli, ho iniziato ad avvicinarmi alla didattica digitale, da diversi anni faccio parte del team digitale, ho maturato la mia esperienza come docente in classi digitali e ho svolto il ruolo di esperto anche in PON che trattavano questo tema. Nello staff di dirigenza ho il compito di coinvolgere i colleghi all’uso della didattica digitale, attraverso azioni di diverso tipo tra cui condivisione di buone pratiche e la pubblicazione di una news letter mensile con suggerimenti a tema.
PS. Nel tempo libero sono una speleologa e cerco di coinvolgere quanti fossero interessati al mondo speleologico.

 

M.A.GI.C. - Education Training

Tel.0832.521887 - Cell. 368.581458
Via Arturo Caprioli N°8 - 73100 Lecce
P.I.05034810753 - Email luigimartano51@gmail.com

© M.A.GI.C. Education Training di Luigi Martano All Rights Reserved.Design By Promowe.it

Search