Un primo sistema di relazione e cura dedicato a tutti e a ciascuno per un'autentica ripartenza.

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Appare ampiamente acclarato il ruolo delle istituzioni scolastiche, in prima linea e con encomiabile professionalità, nella gestione prima dell’emergenza sanitaria e ora nel garantire diritto all’istruzione e accoglienza , concreta inclusione agli alunni e studenti in arrivo dall’Ucraina .

Gli stessi dirigenti scolastici svolgono con spirito di servizio , abnegazione e anche capacità di impresa un ruolo di “civil servant” all’interno della comunità educante . 

Lo stato di emergenza prolungato ha messo in evidenza il ruolo centrale della scuola come bussola di orientamento all’interno della società . 

Le buone pratiche diffuse lungo tutta la penisola sono emerse , la scuola è stata un collante importante ed esempio di resilienza per bambini ed adolescenti che hanno dovuto metabolizzare repentini cambiamenti nelle pratiche ordinarie . Le misure di accompagnamento e supporto messe in atto da insegnanti motivati e motivanti hanno saputo fare la differenza . 

L’ attuale visione del piano Colao prospetta la possibilità di garantire asili nido per tutti e questa azione condivisa potrebbe davvero concorrere alla ripartenza del Paese garantendo un sistema di relazione e cura qualificato che possa supportare le famiglie sul piano educativo e ridurre svantaggi socio economici nel prossimo futuro. 

In un’ottica di continuità , di raccordo e di verticalità il segmento 0-6 si è dimostrato carta vincente dell’Istituto Comprensivo dal punto di vista pedagogico. 

Sarebbe auspicabile estendere questo sistema ,concentrato prevalentemente nelle grandi città metropolitane, e renderlo ordinario , alla portata di tutti i potenziali utenti anche in altri agglomerati . 

Allo stato attuale il numero dei nidi disponibili non copre le esigenze di tutti e si configura a volte come un servizio “esclusivo , poco accessibile” altre volte è visto come opzione obbligata per le madri lavoratrici . Sarebbe opportuno invece porre l’accento sulla centralità dello sviluppo del bambino e sui benefici connessi per tutti , in un’ottica di funzionamento bio psico sociale dell’istituzione . 

Analizzando l’attuale segmento della scuola dell’infanzia ,non obbligatorio eppure fondamentale per l’avvio di prerequisiti, alla base del successivo ciclo di istruzione, e fondamentale in termini di socializzazione, alcune riflessioni appaiono utili da condividere . 

Il segmento dell’infanzia 3/6 anni è un vero e proprio sistema di relazione e cure , è il luogo del relativismo culturale nella pratica quotidiana , dell’internazionalizzazione immediata e contingente . Si configura come un momento di primissima inclusione per tutti i bambini che frequentano . 

L’estensione dei nidi accessibili a tutti sul territorio potrebbe essere un turning point culturale come all’epoca nel 1965 lo fu l’istituzione della scuola materna . Il ruolo del decisore politico è certamente importante per avviare una riforma anche socio culturale e la spinta da poter considerare potrebbe essere valutare la possibilità ,come già avviene in altri Paesi europei ,

di rendere obbligatorio almeno l’ultimo anno della scuola dell’infanzia come raccordo per il passaggio alla primaria . 

La possibilità concreta per tutti i bambini di poter frequentare il nido è preziosa anche per lo sviluppo della personalità del bambino , per gli stimoli che incontra in un percorso costruito e curato da personale qualificato . 

Propensioni , attitudini , abilità e senso di autoefficacia si implementano proprio nei primissimi anni di vita del bambino per cui è fondamentale supportare la famiglia , accompagnare lo sviluppo del bambino anche predisponendo legami educativi di comunità . 

Una metodologia spendibile e proficua sia al nido che alla scuola dell’infanzia è il service learning che consente l’apprendimento in contesti e situazioni reali , da qui anche la possibilità di creare spazi condivisi o scambi all’interno della comunità , di avvicinare con azioni mirate e strutturate differenti categorie ad esempio bambini e anziani per la costruzione di ponti educativi ,di autentica educazione civica , contaminando i differenti contesti con buone pratiche . 

Sono azioni educative che possono lasciare il segno e che hanno una matrice valoriale meritevole di attenzione da parte dei diversi stakeholders ovvero portatori di interesse . 

In maniera semplice è certamente vero che per educare un bambino occorre un intero villaggio , quindi un’intera comunità . 

Occorre costituire tavoli di lavoro tecnici con risorse professionali qualificate anche in grado di costruire ponti empatici con le famiglie , in grado di promuovere l’aspetto formativo ed educativo della frequenza al nido . 

Secondo la Commissione europea un’educazione e cura della prima infanzia (ECEC) di qualità sostiene la crescita , l’apprendimento e lo sviluppo dei bambini più piccoli ed è essenziale soprattutto per i bambini provenienti da contesti svantaggiati. Il Personale ECEC è stato pertanto identificato come il fattore più significativo per concorrere ad uno sviluppo armonico .

Monica Fogaro Laureata prima  in LINGUE E LETTERATURE STRANIERE nel 1999 , e poi nuovamente in Scienze Politiche nel 2007 presso l' Università Orientale di Napoli Docente di lingua inglese dal 2000 al 2019 in diversi Istituti (tecnici,professionali,licei ) sia a Napoli che a Milano . La varietà dei contesti ha costituito autentica ricchezza per lo sviluppo professionale. Da Settembre 2019 dirigente scolastico (vincitrice del Concorso del 2017  presso l' Istituto Comprensivo "Viale Legnano di Parabiago " (MILANO) Crede fortemente che il Dirigente abbia tra le tante responsabilità anche quella di "leader dei processi educativi"

 

 

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