Il piano per far ripartire l’Italia dopo l’emergenza Covid 19, elaborato dalla task force di Vittorio Colao, propone iniziative per rilanciare l’Italia su alcuni punti fondamentali, dal lavoro all’ambiente, dall’istruzione alla famiglia.
Nella decima scheda “Cosa metteremo nello zainetto dello studente?” si riflette sulla pluralità dei linguaggi nel mondo complesso dei nostri giorni. Si parla di scuola del laboratorio, dei gruppi di lavoro e dell’apprendimento cooperativo. Si auspicano soluzioni organizzative diversificate basate su una pedagogia di qualità. Si mette in primo piano la dimensione del tempo, variabile decisiva per favorire l’apprendimento, nell’offerta di stimoli efficaci ed esperienze culturali significative, sia in ambito scolastico che extrascolastico.
La flessibilità assume un’importanza decisiva nell’ambito dell’offerta formativa, in cui si prevedono corsi di educazione musicale, utilizzo attivo del digitale, certificazioni linguistiche e viaggi all’estero. Infine, si fa riferimento alla partecipazione delle famiglie e all’alleanza con enti locali e privati.
E’ sicuramente l’esigenza di un nuovo tipo di scuola quella che emerge dal secondo anno di pandemia e che richiede un cambiamento immediato di metodologie e strumenti di insegnamento-apprendimento. La didattica digitale, il coding, la robotica educativa, le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale, sono solo alcuni dei percorsi già avviati nelle classi.
Il nuovo millennio ci ha sorpreso con eventi inaspettati che hanno cambiato la storia e il nostro modo di vivere: il 2001 con l’attacco terroristico alle Torri Gemelle, il 2008 con la crisi economica, il 2020 con una pandemia che ha fermato il mondo e il 2022 con la guerra in Ucraina.
C’è “un tempo per vivere, un tempo per giocare, un tempo per studiare”, si dice nella scheda numero 10. In Ucraina tutto questo è venuto meno da un giorno all’altro. Migliaia di bambini, spesso soli, in questi giorni vengono portati via da città bombardate e sotto assedio, da scenari che non avremmo mai pensato di poter vedere più in un mondo civile.
Non giocano più, non studiano più, restano aggrappati alla vita, scappando dalle atrocità. Nel loro zainetto, se sono riusciti a portarlo via, c’è solo il loro peluche, il ricordo dei compagni e la speranza di un’altra possibilità altrove.
Cosa non deve mancare nel nostro zainetto e in quello dei nostri studenti? Inclusione e solidarietà.
Nella terza serata dell’ultimo Festival di Sanremo, Drusilla Foer ha detto che la diversità si può chiamare unicità e che il più grande atto rivoluzionario che si possa fare oggi è l’ascolto. Il suo monologo, volto a sensibilizzare un pubblico televisivo, alla luce dei fatti recentemente accaduti, acquista un significato ancora più rilevante. Pace e accoglienza, sono parole che sembrano banali e scontate, ma che sono più che mai lontane dalla realtà.
Ci siamo affidati alla resilienza, ripetendoci che sarebbe andato tutto bene e continuiamo a sperare nel ritorno della normalità, che probabilmente prima non apprezzavamo abbastanza. Dobbiamo imparare dalle lezioni spiazzanti degli ultimi anni e uscirne più forti insieme.
L’Europa sembra unita, la macchina della solidarietà si è messa in moto. Ognuno di noi, con piccoli o grandi gesti, può fare la differenza. I nostri alunni sono protagonisti e testimoni di questi tempi difficili, vivono nell’incertezza e hanno uno zainetto da riempire, di conoscenze e di competenze, ma soprattutto di accoglimento ed empatia.
Il loro futuro è anche nelle nostre mani.
Mi chiamo Stefania Altieri. Sono insegnante e formatrice, ambasciatrice Scientix e moderatrice eTwinning di un gruppo tematico europeo sul coding, sono coordinatrice regionale per l’Emilia Romagna del movimento RosaDigitale e sono appassionata di TIC e di didattica digitale. Credo fermamente nel ruolo dell’insegnante nella formazione delle nuove generazioni per un futuro migliore e responsabile