Il Piano “Scuola 4.0” intende trasformare l’insegnamento in un sistema connesso di educazione e formazione all’interno del quale studenti, docenti e tutto il personale scolastico coinvolto, possano diventare comunità.
La scuola necessita di nuovi ecosistemi di apprendimento, soprattutto a seguito del periodo di emergenza Covid 19 in cui sono comparse, o si sono accentuate, condizioni di disagio psicofisico che non si è stati in grado di intercettare e rispetto alle quali la DaD non ha saputo essere una risposta adeguatamente strutturata. Questa emergenza psico-emotiva giovanile va indagata e fronteggiata in modo efficiente, efficace e con competenza. È urgente sviluppare questa competenza.
Le parole d’ordine sono connessione e creatività.
Partiamo dall’importanza di innovare gli spazi di apprendimento: le aule scolastiche diventano luoghi di incontro, discussione e confronto, crescita formativa - individuale e di gruppo – per scoprire, formulare nuove domande e trovare soluzioni originali.
Il passaggio dai banchi a seduta frontale verso la cattedra a “isole” o altri stili di arredi inclusivi, già presenti da decenni nelle Scuole Senza Zaino, ottimizza lo spazio aula trasformandolo in un setting di apprendimento efficiente e in linea con gli obiettivi pedagogici, e non più solo formativi, che la scuola intende porsi. Parliamo di spazi di apprendimento all’interno dei quali gli studenti e gli insegnanti possano crescere insieme: tutti insegnano e tutti apprendono. E il valore della prossimità diviene realtà autenticamente esperibile.
Secondo l’OCSE, l’ambiente di apprendimento deve essere organizzato in gruppi di studenti in grado di andare oltre una programmazione predefinita, in quanto include le attività e i risultati di apprendimento. Dovrebbe godere, inoltre, di una leadership comune composta da docenti e studenti, in grado di assumere decisioni in merito alla progettazione, su come migliorare l’apprendimento per ciascun componente del gruppo.
Si fa strada l’Universal Design for Learning che, nato nell’ambito dell’architettura e poi esteso in campo pedagogico e didattico, intende rimuovere gli ostacoli presenti per rendere gli ambienti più inclusivi per gli studenti e i docenti con disabilità. Progettare ambienti senza necessità di adattamenti e ausili speciali rende i curricoli scolastici più accessibili, soddisfa la variabilità individuale degli studenti e stimola tutte le intelligenze attraverso metodi e obiettivi flessibili, con materiali e processi di valutazione inclusivi.
La presenza di applicazioni tecnologiche digitali, strumenti particolarmente cari a tutti gli studenti, orienta l’azione didattica verso traguardi più vicini agli interessi dei ragazzi. In quest’ottica, gli studenti potrebbero guidare i loro insegnanti verso una progettazione condivisa e motivante, scegliendo insieme le applicazioni digitali più innovative per dar vita a una convergenza di intenti programmatici condivisi, trasmettendo nuovi modi per progettare e monitorare la didattica.
Così facendo, anche i docenti possono vivere l’insegnamento come una stimolante esperienza di formazione-aggiornamento in itinere, vivendo in modo positivo il confronto con i colleghi e con gli studenti. Tale sinergia può costituire la grande opportunità di poter sperimentare competenze digitali in un processo di work in progress.
Questo sistema, che definirei connessione formativa, è in grado di abbattere definitamente la visione educativa e sociale di tipo “duale” che ci accompagna da secoli e può costruire una società di connessioni umane.
Le dirigenze scolastiche e i loro team progettuali, stanno gestendo questa importante fase di transizione e il corpo docente è chiamato ad essere il vero promotore del cambiamento scolastico. Innovare la visione pedagogica significa prima di tutto percepirsi in modo diverso e non più come trasmettitori del sapere.
A mio avviso, sono poco utili i corsi di formazione di tipo frontale, scarsamente spendibili in ambienti cooperativi e digitali. Ci si deve formare per come si deve lavorare: facendo esperienza.
Si può partecipare ai programmi Erasmus Plus, attivi ormai dal 2014, confrontarsi con la realtà delle scuole del nord Europa tramite trainig courses, conoscere meglio la rete delle scuole-comunità Senza Zaino, dare maggiore enfasi a discipline che stimolano gli studenti nell’espressione del sé e delle proprie capacità quali l’Arte, la Musica, lo Sport, fare teatro per imparare ad accettare l’altro.
Una didattica innovativa è una didattica creativa, sviluppa tutti i tipi di intelligenza, crea connessioni umane, sperimenta l’empatia cognitiva e sviluppa quella emotiva. Nella visione di questa nuova scuola non ci sono gli studenti e i docenti più bravi e meno bravi: tutti sono capaci in qualcosa, occorre dare a ciascuno l’opportunità di sperimentare e di entrare in connessione con gli altri, per compensare e per completarsi.
Scambiato Licciardi Jessica. Laureata in Relazioni Pubbliche all’Università di Catania, è oggi docente di sostegno nella scuola primaria e supervisore educativo. È esperta nell’apprendimento per competenze, nello sviluppo delle personal and social skills e nell’insegnamento della lingua e della cultura italiana a stranieri, in diversi contesti educativi.
Promuove progetti nell’ambito dell’educazione non formale per la mobilità dei giovani in Europa e la mediazione interculturale, ha collaborato con enti internazionali per il sostegno della pace in Paesi critici, ricevendo riconoscimenti per i progetti realizzati. È socio corrispondente della SIPeS.
Sostiene che i bambini e i giovani sono il presente e non solo il futuro.