“Lo spazio che le tecnologie digitali occupano nella nostra vita quotidiana cresce ogni giorno di più”, sottolinea la Commissaria europea Mariya Gabriel nella sua introduzione al rapporto Eurydice 2022.
Il report Informatics education at school in Europe, dedicato allo studio dell'informatica nelle scuole europee, ha riportato nuovamente l’attenzione sul ruolo delle politiche educative per lo sviluppo delle competenze digitali.
Spesso si parte dal presupposto che i giovani siano naturalmente esperti digitali. Questo dipende dai contesti di provenienza, ma soprattutto dalle opportunità che vengono loro offerte. L’interesse e la motivazione nascono in classe, le abilità crescono attraverso una formazione adeguata e si trasformano in competenze per la vita e per il mondo del lavoro.
Va nella stessa direzione il Piano d'azione per l'istruzione digitale (2021-2027) della Commissione europea, che promuove un adeguamento sostenibile ed efficace dei sistemi di istruzione e formazione degli Stati membri dell'UE nella transizione all'era digitale.
Il nuovo rapporto Eurydice fornisce un’analisi comparativa dell’educazione informatica, come disciplina distinta o integrata in altre materie, nell’istruzione primaria e secondaria di 39 sistemi educativi. Essendo una disciplina relativamente nuova nell’istruzione scolastica i contenuti, gli obiettivi e i risultati di apprendimento variano tra i Paesi europei, ma più dei due terzi dei sistemi scolastici stanno attuando riforme per introdurre l’informatica nel curriculo di scuola primaria o secondaria, includendo anche misure a sostegno dello sviluppo professionale degli insegnanti.
Le nuove tecnologie, che modellano la nostra società, sono in costante e rapida evoluzione. L'economia digitale giocherà un ruolo chiave nella ripresa dell'Europa dalla pandemia negli anni a venire e richiederà l’azione di cittadini e lavoratori digitalmente competenti.
L’alfabetizzazione informatica deve partire, quindi, dalle fasi iniziali dell’istruzione per sviluppare creatività, collaborazione e capacità di problem solving. Sono, inoltre, necessarie azioni concrete per combattere gli stereotipi di genere e avvicinare bambine e ragazze ai percorsi di studio e alle carriere STEM, per colmare le disparità e preparare i cittadini del futuro.
“Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo” diceva quel professore che tutti avremmo voluto avere, John Keating del film L’Attimo fuggente, che citando Walt Whitman, incoraggiava i suoi studenti a guardare le cose da diverse angolazioni, cercando nuove strade, perchè “il potente spettacolo continua e tu puoi contribuirvi con un verso”.
Attraverso la cultura, la letteratura, le poesie, possiamo vivere più profondamente e assaporare le parole. Grazie ad un'istruzione digitale accessibile e inclusiva, possiamo dare vita alle idee con gli algoritmi, i linguaggi di programmazione, l’utilizzo dei dati in una rete internet sicura.
Educare al digitale rappresenta il paradigma scolastico del prossimo futuro. Il passaggio da una “scuola del sapere” ad una “scuola delle competenze” è un processo complesso che, oltre a richiedere un’attenta pianificazione, si basa sulla realizzazione di infrastrutture e sul ripensamento di spazi e ruoli. La velocità del nostro tempo, inoltre, richiede la capacità di connettere diverse comunità (docenti, studenti, famiglie, Istituzioni) e varie dimensioni (scuola, università, ricerca, lavoro), in una realtà dove sia tutto integrato e flessibile.
Si tratta di ribaltare il focus da come si insegna a come si impara, applicando strategie di team building e tutoring, attraverso metodi attivi che rendano lo studente protagonista del processo di apprendimento, considerando la revisione metacognitiva come parte sistemica, per rendere i percorsi didattici significativi e condivisi.
Andiamo verso una scuola “liquida”, come direbbe Bauman, in grado di adattarsi alle dinamiche dell’umanità e forse anche di determinarle. La prospettiva digitale è un’opportunità per orientare, attraverso le competenze informatiche, ogni studente a ridisegnare i confini dell’esperienza didattica, a dare un senso alla propria formazione, a trovare le parole e le idee per cambiare il mondo.
Stefania Altieri