La famiglia di oggi:il processo di complessificazione relazionale e i nuovi modelli educativi

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Sempre più le famiglie portano nei servizi educativi e nelle scuole un disagio ampio e complessivo che sembra appartenere, oggi, alla “normalità” del vivere contemporaneo

 

il processo di complessificazione relazionale e i nuovi modelli educativi

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                                                                                                                FAMIGLIA 1989 – FERNANDO BOTERO

E' difficile ma importante cogliere nei luoghi del vivere ‘normale’ i nuovi bisogni. In questo contesto sociale i servizi educativi e la scuola sono luoghi privilegiati per un’analisi ed una strategia di intervento. Con il termine famiglia non indichiamo più un unico modello di vita domestica. Abbiamo, oggi, diversi modelli che si differenziano tra loro in ragione della diversità della loro composizione, di vincoli, di modelli organizzativi ed educativi adottati. Tutto ciò è il risultato di un lungo processo di complessificazione relazionale.Al di là di qualsiasi particolarità giuridico-istituzionale ad essa assegnata dai cambiamenti socio-politico-economico-culturali la famiglia rimane sempre e comunque il luogo primario di umanizzazione. Gli articoli della Costituzione riconoscono la sacralità della famiglia e al tempo stesso il dovere dei genitori di farsi carico dei minori dal punto di vista della sostentazione e della educazione anche per i figli nati fuori del matrimonio.


Il 1° dicembre 1970 in un’Italia ufficialmente cattolica e democristiana viene introdotto, a livello legale, il divorzio e il 22 maggio 1978, con la legge n. 194, l’aborto e furono notevoli le ripercussioni sul piano esistenziale. Sono anni, questi, in cui la donna ha ridotto le sue tradizionali responsabilità all’interno della famiglia e diviene professionalmente indipendente.Questo processo di valorizzazione della donna costituisce un indubbio progresso ma apporta modifiche nella pianificazione della vita familiare, si rafforza il ruolo dei nonni nel rapporto con la prole e nascono esigenze nuove che vedono il ricorso a strutture assistenziali o di formazione.È questo, anche, il periodo in cui si sviluppano le teorie di genere, nate per rivendicare l’autonomia femminile. Mentre il termine “sesso” si riferisce alla natura e implica due possibilità (uomo e donna), il termine “genere” è tratto dalla linguistica, in cui si distinguono tre varianti: maschile, femminile e neutro.Il termine “genere” (sessuale maschile, femminile e neutro) si contrappone alla parola “sesso” (uomo e donna) per eliminare ogni dipendenza dai ruoli legati all’identità sessuale maschile, femminile e neutro. Assistiamo, dunque, alla rimozione dei ruoli e dei termini (sesso-specifici) di padre, madre, marito, moglie, per giungere all’eliminazione delle differenze di condotta e responsabilità tra l’uomo e la donna che esistevano nella famiglia tradizionale.È il periodo del diffondersi di unioni libere (famiglie di fatto), con la conseguente perdita del ruolo educativo della famiglia.


Nel 1965 il pedagogista Norberto Galli pubblicava il volume Educazione familiare e società, un testo che segnava la nascita della pedagogia familiare. Egli, nelle sue riflessioni e nei suoi studi analizzava con rigore l’evoluzione psico-sociale della vita di coppia e indicava nove stadi del ciclo della vita familiare corrispondenti a precisi compiti educativi.Nonostante i pedagogisti, tra i quali Luigi Pati, Vanna Iori, Agostino Portera e altri, spinti da Galli, abbiano prodotto importanti riflessioni (di rilevanza sempre più scientifica) sulla realtà della famiglia nella contemporaneità, appare evidente che la cosiddetta “famiglia tradizionale” non rappresenta più l’unico modello di vita di coppia, e tale reatà è ampiamente confermata dal diffondersi della convivenza.Oggi, convivenza, matrimonio e genitorialità non costituiscono un percorso sequenziale, ma rappresentano momenti di vita a sé stanti:

Esistono, oggi, tantissimi modelli familiari:

1.famiglie estese (sotto il medesimo tetto abitano più nuclei familiari);
2.famiglie allargate (famiglie con più generazioni nello stesso nucleo),
3.famiglie nucleari normo-costituite (coniugi con figli);
4.famiglie monoparentali e o monogenitoriali (un solo genitore con figli);
5.nuclei familiari monogenerazionali (coppie di anziani che vivono insieme);
6.convivenze civili more uxorio (unioni eterosessuali senza matrimonio;
7.famiglie unipersonali (di persone sole o single);
8.convivenze omosessuali;
9.coppie LAT (living apart together), ossia coppie che, generalmente vincolate dalla preminenza assegnata alle carriere professionali, vivono insieme per periodi di tempo limitati come i week-end;
10.famiglie multietniche (matrimoni di persone di diverse etnie e religioni);
11.famiglie ricostituite (stepfamilies, sorte attraverso il matrimonio di divorziati).

Nel 1888 Émile Durkheim, padre della sociologia, scriveva: “Non esiste un modo di essere e di vivere che sia il migliore di tutti [...] La famiglia di oggi non è né più né meno perfetta di quella di una volta: è diversa, perché le circostanze sono diverse”. L’attualità del suo pensiero ci lascia senza parole ed è in questo momento di silenziosa riflessione che desidero accompagnarvi dentro una riflessione per spiegare la famiglia da un altro punto di vista, ammirando i quadri di Botero.
Che sia allargata, ristretta, estesa, unipersonale, la famiglia è soprattutto “Casa”. Casa: i profumi in cucina, la tv, gli oggetti sui mobili, il cambio degli armadi ad ogni stagione, il caffè e gli occhiali sul comodino. Attraverso i quadri di Botero entriamo insieme dentro la favola di un modello di famiglia, dipinta, come suo stile, con grandi volumi.

Lo spazio occupato sulla tela da queste figure ingrandite, ne indica la dimensione emotiva, si scorgono espressioni di quiete, vi è ordine e compostezza.

 
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Per alcuni critici la quiete è apparente e i volti del gruppo familiare inespressivi. Per me che appartengo al vasto pubblico che lo ammira, è facile, invece, cogliere nelle sue opere sentimento e trasporto.Leggo e ascolto le voci dei soggetti tra i colori, mi emoziono con le sue favole felici. I volti identici tra i familiari come a rappresentarne e raccontarne il legame biologico e insieme la complicità di un unico linguaggio comprensibile solo a chi lo pratica; una postura classica e rigida in un fotogramma come a nasconderne la rete privata e personale dei ricordi, labbra serrate che sottolineano la lontananza momentanea dal focolare domestico, luogo sicuro e protetto.Inoltre anche se uno dei figli nei dipinti fosse “frutto” di una precedente relazione quella davanti ai nostri occhi resterebbe comunque una “famiglia”.L’artista ha molte opere che rappresentano la famiglia, ammirandole è possibile leggerne le storie, coglierne la “normalità” dei luoghi e constatare ogni singolo progetto di vita. 

 

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Dentro ad ogni opera insieme alla famiglia vi è dunque un modello di focolare (casa), un modello educativo e un progetto di vita.Cooperazione educativa: scuola e famiglie un progetto educativo comuneA genitori e insegnanti è oggi richiesta una nuova alleanza educativa. Nell’Era della globalizzazione, della velocità e della complessificazione relazionale che stiamo vivendo questa alleanza diviene necessaria e indispensabile per una reciprocità costruttiva. L’alleanza educativa tra scuola e famiglia va oltre il patto educativo perché include il ruolo della reciprocità per un interesse comune. La relazione diventa un valore aggiunto che qualifica e rinforza il contenuto dell’incontro. È la reciprocità lo strumento per costruire relazioni salde nella comunità educante con una partecipazione attiva, consapevole e trasparente.Se la relazione è incontro e accoglienza, la reciprocità emerge come strumento in grado di esaltare le individualità a beneficio della comunità. Per una proficua collaborazione è necessaria la reciprocità che significa innescare rapporti dinamici e significative interazioni.


La relazione è sempre uno scambio e la reciprocità consiste nel riconoscersi come persone legate da un fine comune, ma ciascuno con le proprie caratteristiche. Quest’ultimo passaggio descrive di fatto i nuovi modelli allargati di famiglia ed apre ad una importante riflessione sul ruolo della scuola all’interno della comunità.La scuola attraverso il progetto educativo deve organizzare, programmare e favorire percorsi di reciprocità per accogliere, includere e per costruire valori. Sono i valori gli elementi sociali con i quali si sceglie di convivere in una comunità. La lezione a scuola è un evento educativo che anima molteplici possibilità educative e protegge, garantisce, tutela quel sapere educativo orientato ad un progetto di crescita globale della persona: cognitiva, emotiva, conativa, sociale. Gli alunni hanno bisogno di credere nella scuola come luogo di crescita, di preparazione alla vita, in una scuola in grado di sviluppare la capacità di acquisire conoscenze “mobili” trasferibili e utili in contesti diversi.


Oggi la scuola si trova di fronte alla complessità strettamente legata ai continui cambiamenti che interessano i più giovani, alla necessità di coordinare il proprio intervento alle linee educative sperimentate in ambito familiare, a motivare i ragazzi rispetto all’importante obiettivo di presidiare responsabilmente il proprio iter evolutivo. La scuola è il luogo della cultura, che vive del confronto, del rapporto vivo con il sapere e con la società e della crescita con gli altri attraverso le identità ma anche le diversità.  La cooperazione delle famiglie come partner della scuola costituisce un fattore determinante per il successo formativo degli alunni. È un dialogo che si traduce in una sinergia di responsabilità fra istituzioni scolastiche e genitori, che sostiene questi ultimi in un percorso di maturazione educativa, perché lavorare con i propri figli costituisce un’occasione favorevole per crescere anche personalmente come adulti.


Con specifiche strategie e momenti collaborativi e corresponsabilizzanti è possibile per la scuola sviluppare sostegno alla genitorialità e alle competenze educative della famiglia.Il rapporto fra istituzione scolastica e genitori può strutturarsi positivamente sulla base della condivisione di due aspetti fondanti. Il primo aspetto è che migliorando lo stile educativo dei genitori si creano le condizioni ottimali perché migliorino anche i figli nei loro apprendimenti e nel successo scolastico. Il secondo aspetto è che quanto più mature e fluide diventeranno le relazioni tra scuola e famiglia tanto maggiore vantaggio ne ricaverà la scuola stessa nello sviluppo dei suoi obiettivi educativi e formativi.In questa prospettiva si tratta di sviluppare una riflessione sulle modalità di rapporto della scuola con i genitori, che veda questi ultimi partners, capaci di dare un contributo rilevante al processo formativo delle giovani generazioni.Il genitore, considerato come partner e non come cliente/utente, sviluppa una percezione di sé positiva e propositiva, fino ad assumersi la consapevole responsabilità di contribuire attivamente e con competenza alla elaborazione del piano della offerta formativa della scuola, di cui si sente parte attiva e collaborante. In questa inedita dimensione le famiglie, uscendo dalla mentalità della delega e da atteggiamenti di rinuncia e di passività, riconquistano il proprio ruolo educativo ed assumono soggettività nella relazione istituzionale scuola-famiglia. Non si sentono quindi semplici “utenti” del processo educativo e formativo dei figli, bensì soggetti attivi di tale progetto.


L’autonomia scolastica, se ben intesa, può favorire tra le due istituzioni la nascita di un rapporto di corresponsabilità educativa, suscettibile di dare nuova forza e rinnovato vigore al tema della partecipazione. Il principio regolativo dell’autonomia implica una prospettiva di sviluppo in riferimento alla quale si rende necessaria la tutela di alti livelli di corresponsabilità da parte dei soggetti ad e da esso interessati. La corresponsabilità prevede anche un maggior radicamento dell’istituzione scolastica nella realtà locale e la ridefinizione dei legami tra scuola, famiglia e altri enti territoriali.

Paola Daniela Virgilio, nata a Erice nel ’71, insegnante di scuola primaria dal 1997. Pedagogista, specializzata sui processi di apprendimento, educativi e della formazione. Si occupa di progettazione educativa, analisi dei bisogni, valutazione delle risorse umane, metodologie d’intervento. Studiosa di Comunicazione, di Psicologia Dinamica, Antropologia, Sociologia, Filosofia, Pedagogia e delle discipline umanistiche e giuridiche che contribuiscono al benessere formativo, evolutivo e psicologico dell’essere umano.Impegnata da anni nel settore della salute e della ricerca con attività di promozione della salute e riabilitazione delle funzioni cognitive. Ha redatto la legge 1/10/2015, n. 22 sull’Istituzione delle Biobanche di Ricerca in Sicilia (pubblicata sulla G.U.R.S. 3a Serie Speciale n.12 del 19-03-2016); nel 2015, collabora alla stesura degli emendamenti attuativi della stessa. Per questa legge nel 2016 riceve un pubblico riconoscimento, dall’Istituto per la ricerca scientifica in Psichiatria e Neuroscienze - Brain Research Fondazione ONLUS.Presidente dell’IPAB (Istituto Pubblico di Assistenza e Beneficenza) Rosa SerrainoVulpitta di Tp con Decreto n. 1637/2017 dell’Ass. Regionale alla Famiglia.Designata nel 2017, dal Pres. della Regione Sicilia, nel CdA dell’aeroporto di Tp. Studiosa di politiche dell’UE sull’innovazione e la ricerca. Dal 2016 svolge attività di ricerca, sull’invecchiamento attivo, educazione permanente e riabilitazione cognitiva, come dottoranda presso la Facoltà di Scienze Giuridiche e Sociali dell’Università di Cordoba, in Spagna.Al momento impegnata, anche, in ricerche e studi internazionali sul training cognitivo per il trattamento dell’Alzheimer e delle demenze senili. Dal 2018 Vice Presidente Ricercatrice della Società Internazionale di Neuropsicocardiologia Italia. Dal 2011 studia, inoltre, le politiche europee e i programmi di finanziamento in ambito comunitario.

  

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