La MNR - Metodologia della Narrazione e della Riflessione - è una pratica dialogica che è stata ideata a Genova nel 2002 e messa a punto nel 2004. È stata sin da subito oggetto di interesse e di numerose indagini che hanno permesso la diffusione e la replicabilità della metodologia.
Ad oggi, i docenti già operatori MNR sono più di trecento. Sono attivi non soltanto all’interno delle loro classi ma anche in quelle di altre istituzioni scolastiche del territorio.Gli ideatori della MNR –Martina Campart, Laura Mancuso, Roberto Peccenini, Marta Russo, Maria Teresa Vacatello- hanno continuato a lavorare insieme al perfezionamento della metodologia nei vari gradi di scuola, coadiuvati dai docenti che fanno parte dell’équipe di operatori MNR, dai dirigenti scolastici che hanno sottoscritto l’accordo di rete Sicurascuola; dall’Ufficio Scolastico Regionale per la Liguria (Ufficio IV) che sostiene le scuole nell’attivazione della MNR e nei percorsi di formazione comune.Nel 2007 è iniziata la collaborazione tra la Rete Sicurascuola, l’USR per la Liguria, l’Associazione Il Moltiplicatore e l’Università di Modena e Reggio Emilia, con attività di formazione e consulenza da parte dell’équipe di Claudio Baraldi. Tale collaborazione ha consentito nel 2011 di avviare una ricerca valutativa sull’applicazione della MNR, con il coinvolgimento di 87 classi del territorio ligure che hanno svolto attività e laboratori mirati. I risultati sono confluiti in una pubblicazione che valida scientificamente la metodologia mostrandone l’efficacia. Senza dubbio il dialogo non è una forma di comunicazione come le altre. Ha in sé una fecondità che è data dal confronto partecipativo di tutti. La tematica che viene affrontata si preannuncia essa stessa come stimolo per giungere a una epistéme condivisa che non è la verità assoluta o l’approdo finale che esaurisce ogni altra possibilità di interpretazione, ma il significato che insieme si è costruito. Lo scopo è il viaggio stesso, l’esperienza dialogica che si è condivisa - anche nei suoi momenti di conflittualità che produce effetti duraturi.Nella MNR, il dialogo avviene seguendo una struttura precisa che prevede quattro fasi scandite da tre momenti importanti in cui si utilizzano tre schede: la scheda di narrazione, di riflessione e di osservazione. Gli studenti sono disposti a emiciclo dietro i loro banchi, mentre in un banchetto centrale, posizionato di fronte agli altri, siedono il facilitatore e l’osservatore.La disposizione dei banchi non soltanto destruttura la tradizionale sistemazione della classe ma ristruttura la relazione con il docente. Essa, infatti, pur non divenendo del tutto simmetrica non è più neanche complementare: il docente, coadiuvato da un osservatore, è il facilitatore del dialogo e siede in un banco uguale a quello degli studenti, in una posizione che alla vista appare paritetica. Insomma, una situazione che si fa indizio, rivelando l’intenzione di cedere autorità epistemica, di condividere la propria leadership sostenendo una distribuzione equa della partecipazione.Nei primi cinque minuti, il facilitatore spiega alla classe che a breve distribuirà a ciascuno una scheda di narrazione. Compito di ogni partecipante è la lettura di un breve testo che di solito riporta storie o scambi tra studenti, indicati con degli pseudonimi, raccolti nei focus precedentemente svolti. Dopo la lettura, a cui si dedicano cinque minuti, gli studenti sono invitati a disporsi in sottogruppi, al massimo di 4/5 persone. In questa seconda fase, il facilitatore introduce la nuova scheda - quella di riflessione - sulla quale sono riportate delle domande inerenti alla narrazione appena letta; fa anche presente a ciascun sottogruppo che la risposta potrà essere trascritta non appena verrà raggiunta un’opinione condivisa da tutti, in caso contrario sarà necessario registrare anche il parere discordante. Per questa fase vengono concessi trenta minuti. Ogni sottogruppo è indicato con un numero; può essere scelto un portavoce che leggerà la risposta quando il facilitatore la richiederà. La formazione dei sottogruppi avviene in modo spontaneo. Nel caso in cui, nell’aula, si dovesse creare rumore per il movimento dei banchi o per la scelta che gli studenti stanno operando nessuno dei docenti presenti dovrà intervenire richiedendo silenzio e ordine.L’osservatore, che coadiuva il facilitatore, ha un ruolo molto significativo non soltanto nella fase della plenaria - quando cioè inizierà il vero momento dialogico e tutti i sottogruppi si disporranno di fronte al facilitatore - ma anche in quelle precedenti. Egli dovrà stare attento ai comportamenti degli studenti, alle loro interazioni e soprattutto alla partecipazione di ogni singolo all’attività del sottogruppo. L’osservazione è riportata nella terza scheda.Alla fine della fase di riflessione, si ritorna insieme. Inizia il dialogo che durerà 50 minuti. Gli studenti sono stati portati lentamente alla fase di riflessione comune. Hanno prima letto individualmente, si sono dopo confrontati nel piccolo gruppo, nella terza fase dialogheranno tutti insieme. Si ritorna dunque alla disposizione a emiciclo. Il facilitatore comincerà a porre la prima domanda, riportata nella scheda di riflessione, e a chiedere la risposta a ogni sottogruppo. Avvia così la prima sequenza comunicativa che non sarà condizionata dall’autorità espistemica del docente/facilitatore ma dalla precedente riflessione avvenuta nei vari sottogruppi. Egli incoraggerà gli studenti a esprimere il proprio punto di vista sostenendo i turni comunicativi con riformulazioni, domande aperte, segnali minimi. È chiara la necessità di una formazione del docente perché non è un dialogo che può essere improvvisato e per quanto democratico non cede mai al pressappochismo.
Apprendere l’ascolto attivo e una comunicazione fondata su interventi di sostegno richiede conoscenza e allenamento. Per tal motivo la formazione dei facilitatori è fondamentale. Il focus group MNR ha uno scopo preciso che è quello di promuovere la prosocialità e prevenire l’antisocialità. Non è una cura da somministrare per risolvere fenomeni quali il bullismo o la sua manifestazione in Rete, ma una zona franca in cui apprendere gli effetti di ogni interazione umana imparando a mettere in discussione il proprio punto di vista, ad ascoltare quello altrui e soprattutto a rispettarlo.
La quarta fase è quella conclusiva della restituzione, un momento necessario di riflessione in cui il facilitatore deve accomiatarsi e ringraziare. È dunque sempre in funzione del gruppo, vero agente nel dialogo. In questa fase, il facilitatore deve valorizzare il contributo offerto dal gruppo con formulazioni che mostrino quanto egli stesso abbia appreso e con domande volte a incoraggiare e a promuovere ulteriori approfondimenti e chiarimenti. Neanche nella fase conclusiva, dunque, ha termine la partecipazione attiva degli studenti che collaborano alla co-costruzione dei significati che emergono. Per svolgere un focus group MNR occorrono due ore. Tendenzialmente, nonostante gli effetti benefici di questa pratica, sono più disponibili a formarsi -formazione che avviene sempre in modo gratuito- i docenti dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, piuttosto che quelli del secondo ciclo. Questi ultimi, per lo più, ritengono di saper già avviare un dialogo con gli studenti e pensano di non aver bisogno di ulteriore formazione perché sanno “come tenere una classe”. Il problema dunque sta alla radice: la diffidenza verso le buone pratiche ritenute troppo spesso “inutili”. Il conservatorismo di taluni docenti impedisce una vera diffusione della metodologia nella scuola secondaria di secondo grado e non consente agli stessi di meravigliarsi rispetto a tutto ciò che della comunicazione non sanno o peggio ritengono ovvio.
Una delle esercitazioni che spesso sono usate nellaformazione dei facilitatori è l’esercizio “uno vs uno”, in cui i docenti devono misurare la loro capacità iniziale di ascolto attivo. I risultati sono sempre sorprendenti: pochissimi riescono in un ascolto profondo, autentico e tale da restituire quanto detto dal collega con una riformulazione aderente alla sua opinione. Per non parlare dello stile comunicativo in classe in cui spesso i docenti fanno uso di domande chiuse, polari, a raffica o peggio sospese tipiche del tradizionale insegnamento verticale. La sfiducia di alcuni docenti nelle buone pratiche ha rallentato la sperimentazione della MNR nel secondo ciclo rispetto all’infanzia e al primo ciclo. Al momento, la Rete Sicurascuola sta per concludere un progetto -Comunico&Educo- che ha uno scopo ancora più lungimirante: permettere non soltanto ai docenti ma anche agli studenti di imparare le tecniche della facilitazione e della mediazione dialogica, sperimentandole, allo scopo di problematizzare prospettive e linguaggi comuni, anche in funzione della prevenzione del cyberbullismo e dell’antiasocialità in genere. La bibliografia sulla MNR è molto ampia, qui si propone un approfondimento della tematica rimandando ai due testi chiave e al sito della Rete Sicurascuola:www.sicurascuola.comC. Baraldi, Facilitare la comunicazione in classe. Suggerimenti dalla Metodologia della Narrazione e della Riflessione, FrancoAngeli, Milano 2014.Peccenini-Randazzo-Vacatello, MNR Metodologia della Narrazione e della Riflessione, Erga, Genova 2009.
Giusy (Giuseppina) Randazzo è nata ad Agrigento il 21 febbraio 1970 e ha vissuto ad Agrigento, Palermo, Margate (GB), Napoli e Genova, dove attualmente risiede. È docente di ruolo dal 2004 (Filosofia e storia) e vincitrice del concorso per Dirigenti scolastici 2017. È dottore di ricerca in Filosofia dell’interno architettonico, XXVI ciclo (Titolo Tesi di ricerca: La narrazione fotografica del mondo tra filosofia e architettura), conseguito presso l’Università Federico II di Napoli, Dipartimento Studi Umanistici, Scuola di Dottorato in Scienze Filosofiche. È stata fino al 2016 cultore della materia (Filosofia del Linguaggio e Filosofia della Mente), settore disciplinare M-FIL/05, disciplina Filosofia e Teoria dei Linguaggi, presso l’Università Federico II di Napoli. È coordinatore editoriale di Gente di Fotografia, rivista scientifica di immagini e cultura fotografica, e co-fondatrice e co-direttrice della Rivista scientifica Vita pensata (Area 08 e 11- Elenchi riviste scientifiche ANVUR). È formatore per la Rete Sicurascuola (D.D. USP. n. 7637/A36 del 30-09-09) ed è membro effettivo del Comitato Tecnico Scientifico della Rete Sicurascuola –Campagna Sicurezza (prot. n. 1929/C23 del 14.6.2010). È esperta in cultura visuale e in pratiche dialogiche (in particolare fotografia ed MNR) sulle quali ha pubblicato monografie, saggi e numerosi articoli. Link al suo curriculum vitae et studiorum: http://www.vitapensata.eu/vitapensata/wp-content/uploads/2010/05/Curriculum-Vitae_privacy.pdf