“La battaglia per la salvaguardia del pianeta è la grande sfida del presente, una sfida per la sopravvivenza che possiamo raccogliere per creare un mondo più giusto”.
Ministro MIUR Lorenzo Fioramonti Roma, 23 settembre 2019.La società contemporanea, liquida caratterizzata da continue e contrapposte trasformazioni, richiede sempre più che la persona diventi protagonista di una formazione permanente e continua, attraverso la quale la stessa persona sia capace di osservare, comprendere ed intervenire consapevolmente, responsabilmente ed autonomamente sulla realtà.Una realtà incerta e multicolore contraddistinta da una forte spinta al cambiamento, dal desiderio di apparire, da un caotico ed ininterrotto flusso di persone che si spostano da un paese all’altro, dall’avanzamento incessante di tecnologie sempre più sofisticate e da una diversità culturale che hanno ribaltato la concezione di stabilità dell’uomo, per valorizzare la sua soggettività, la sua personalità e il rispetto del diritto di piena cittadinanza locale, nazionale, europea, mondiale.
Ciò che una singola persona può decidere di fare durante il giorno ha un impatto sulla sua qualità della vita ma soprattutto sulla qualità della vita di ogni essere umano che vive nel mondo intero.Ogni essere umano, dunque, rappresenta un capitale, un patrimonio sul quale investire per la crescita del paese e per la risoluzione di problemi umani ed ambientali che attanagliano il mondo.In tale scenario, il nostro sistema di istruzione -che riflette la condizione della società- viene descritto da indagini internazionali (IEA, OCSE-PISA, TIMSS) e da rapporti italiani con alcune condizioni quali: prestazioni al di sotto della media europea, costo eccessivo rispetto a quanto prodotto, analfabetismo funzionale negli adulti, poca attenzione alle fasce deboli e alla valorizzazione di eccellenze, mancanza di una cultura della valutazione e qualità del servizio impostato per lo più su aspetti formali.Dalle indagini effettuate da OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) e PISA (Programme for International Student Assessment) per accertare le competenze dei quindicenni scolarizzati e dalla lettura degli esiti rilevati dal sistema di valutazione nazionale (INVALSI) il denominatore comune che viene a galla -come obiettivo da perseguire per il progresso sociale ed economico- è migliorare i sistemi di istruzione e formazione e mobilitare tutte le energie per avviarsi verso questa direzione.L’Italia, in questo momento storico, avverte il bisogno di stare al passo con le altre nazioni con le quali si confronta quotidianamente anche dal punto di vista economico; eppure le ricerche evidenziano uno scarso successo del paese in particolar modo per le discipline scientifiche: non sempre si scelgono tempi, materiali e strumenti in modo adeguato mentre si tende a dare una curvatura scientifica su specifici contenuti a discapito di altri.I risultati preoccupano sia per lo sviluppo delle potenzialità cognitive dei ragazzi ma anche per il ruolo di principale leva economica che le discipline STEM stanno assumendo nell'attuale società della conoscenza per rispondere alle nuove esigenze del mondo del lavoro anche in relazione alle strategie Europa 2030.Nello specifico, analizzare gli esiti delle ricerche effettuate da OECD/OCSE - PISA, che indagano tali competenze scientifiche non soltanto in rapporto all’Italia stessa, ma in riferimento ad altri Stati; ha consentito di fare una comparazione tra i livelli di competenza conseguiti dagli studenti nel nostro Paese e quelli raggiunti dal resto del mondo.In linea generale, i dati registrati dai test hanno evidenziato un risultato medio nella maggior parte dei Paesi Europei che vengono superati -con la performance più elevata- da altre nazioni quali Singapore e Giappone.
Sono questi ultimi ad occupare i primi posti nella classifica OCSE, con punteggi nettamente superiori alla media OCSE.In rapporto agli altri Paesi, con cui l’Italia si confronta quotidianamente dal punto di vista socio-politico-economico, nelle discipline scientifiche, la nostra realtà risulta in netto svantaggio, nonostante tali competenze costituiscano una colonna portante dell’economia mondiale, incentrata sempre più sulla ricerca di strategie innovative, avanguardie tecnologiche e sulla risoluzione di problemi legati anche agli aspetti della tutela ambientale.L’Italia è, di fatto, uno dei paesi in cui si registrano risultati meno brillanti anche per quanto concerne le differenze di genere significative e a favore dei ragazzi.I giovani che studiano discipline puramente scientifiche comunque sono in calo e tra le cause che possono aver determinato tali risultati si sottolineano:Background culturale acquisito dagli alunni durante la crescita e in un determinato contesto: formale, informale, non-formale;Esistenza di pregiudizi e misconcezioni che fanno intendere le discipline scientifiche solo a livello teorico e fondate su formule ostiche, astratte, da memorizzare e distanti dalla realtà;Sussistenza in famiglia e nella società di stereotipi di genere con visione separata e rigida circa ruoli, mestieri, attività prettamente femminili e/o maschili;Resistenza ad approcci di studio divergenti e ad un uso di metodologie innovative con la normale e perenne conseguenza della paura di cadere nell’ erroreTuttavia l’aspetto più critico sembra risiedere in un approccio allo studio poco efficace e nella metodologia con la quale tali discipline vengono insegnate a scuola.I docenti, soprattutto nella scuola primaria, avvertono un senso di inadeguatezza circa la conoscenza delle discipline scientifiche e per questo, solitamente, preferiscono insegnare contenuti di altri ambiti o piuttosto cimentarsi in una lezionefrontale tramite la quale si sentono più sicuri. Agli studenti resta, quindi, la percezione di uno studio “pieno di formule”, arido e molto distante dal quotidiano e dalla loro realtà. La perdita di motivazione e di interesse verso “tutti i saperi” certamente non favorisce la curiosità e l’opportunità di tastare altri “terreni” per effettuare scelte più libere e congeniali alle proprie attitudini. Ecco che risulta fondamentale considerare la pari dignità disciplinare e lo sviluppo del pensiero critico, proprio per far fronte a situazioni di vita quotidiana che coinvolgono il ragionamento e non solo la memoria, il cui fine è di valutare non la quantità degli apprendimenti, bensì la qualità. L’interdisciplinarità apre ad un modello di conoscenza più oggettiva e di attendibilità razionale in cui viene superato un incompleto punto di vista perché si tenta di vestire la conoscenza con abito complesso partendo dalla compresenza di contenuti interconnessi.Non esiste una frammentazione netta dei saperi né alcuna contrapposizione fra conoscenze disciplinari e competenze. Se le prime diminuiscono le ultime non aumentano automaticamente.Le competenze consentono di utilizzare le conoscenze, connetterle fra loro e applicarle a problemi nuovi. Pertanto, conoscenze e competenze vanno oltre la crescita economica, per concentrarsi sulla costruzione di un futuro più sereno e su un progetto educativo-formativo che abbia tra i suoi obiettivi: la promozione dell’inclusione sociale, la salvaguardia del pianeta, la creazione di una crescita economica duratura, aperta a tutti e sostenibile.“Di fronte ai cambiamenti del mercato del lavoro e dell'organizzazione del lavoro, è necessario porre attenzione al sistema delle competenze che l'individuo deve acquisire per adattarsi alle trasformazioni rapide e continue del lavoro e delle professioni, nonché per adeguarsi ai mutamenti sociali e ai cambiamenti di contesti relazionali.”Ciò implica rilanciare il ruolo dell’istruzione e riformulare nuovi percorsi di apprendimento -per tutto l’arco della vita- ridefinendo standard e competenze e garantendo un livello di istruzione più elevato e competitivo, una formazione responsabile e globale del cittadino, insomma una forma di autorealizzazione per un successo personale e sociale.Autorevoli e importanti istituzioni sovranazionali ONU, UNESCO, UE, Consiglio d’Europa - hanno raccolto le sollecitazioni provenienti dalla società, emanando documenti che richiamano gli Stati ad un maggiore impegno per la sostenibilità, la coesione sociale, la cittadinanza globale. In tale ottica le Indicazioni Nazionali 2012- offrono spunti di riflessione e linee guida per le comunità professionali delle scuole con l’obiettivo di organizzare curricoli e proposte didattiche in modo da inquadrarle nella cornice di senso e significato della cittadinanza.Valorizzazione del patrimonio naturale, studi interdisciplinari, approcci innovativi nell'impiego di nuove tecnologie -in linea con l'Agenda 2030- il tutto per favorire circoli virtuosi finalizzati alla crescita del paese e al desiderio di apprezzare il territorio di appartenenza rispettando l’ambiente e curando soprattutto l’utilizzazione di risorse disponibili per non esaurirle ma per promuovere una serie di processi atti alla riproduzione delle stesse.Con l’urgenza di individuare una svolta decisiva, vengono ri-sollevate questioni irrisolte, si studiano vari modelli organizzativi ed operativi più efficaci ed efficienti e rispondenti alle esigenze del mondo lavorativo.
In tal senso, qualsiasi percorso formativo, pur modellandosi durante l’intero corso della vita dell’individuo, acquista la giusta rilevanza solo in rapporto alla sua capacità di evolversi ed allinearsi alle nuove generazioni e ai mutamenti repentini e imprevedibili dell’intero pianeta.La cosiddetta società della conoscenza si misura con i contesti quotidiani -che caratterizzano la vita reale- e con le competenze maturate, presupposte da un inserimento attivo e consapevole nella vita sociale; «la scuola è perciò investita da una domanda che comprende, insieme, l’apprendimento e il saper stare al mondo» (Indicazioni Nazionali, 2012).Per raggiungere il benessere, l’equilibrio, la pace occorre recuperare valori irrinunciabili indirizzati verso un “nuovo umanesimo” all’interno del quale co-esistano atteggiamenti di rispetto, apertura all’ altro, libertà e un costante dialogo globale. Occorre altresì, istruire-formare-educare cittadini in grado di programmare e dirigere lo sviluppo socio - economico, ma anche di prendere decisioni secondo principi etici ineludibili sia per raggiungere determinati traguardi volti all’ inclusività e alla centralità del processo di autoapprendimento, sia per arginare quella discrepanza visibile tra scuola, condizioni sociali, sviluppo economico.In tale ottica, l’orientamento si innesta nel processo formativo con la funzione di guidare ed accompagnare la persona alla “scelta”. Esso rappresenta un ventaglio di opportunità, di ricerca e mira ad organizzare e porre le premesse per facilitare l’acquisizione della coscienza di sé, della conoscenza dell’ambiente in cui si vive e delle prospettive di lavoro che questo offre.I paradigmi della complessità e di una società liquida, hanno ri-definito la centralità orientativa della scuola che ora diviene quella di educare/formare gli studenti a risolvere problemi, trovare soluzioni meditate e responsabili, autonome e flessibili attraverso la ricerca di strumenti e metodi specifici di ogni disciplina sempre più realistici e resilienti in relazione al loro futuro e alle richieste del mondo lavorativo.
Si intuisce, così, come l’attività di orientamento, quale parte integrante dei curriculi di studio, contempla sia l’osservazione di realtà disparate e interpretate da diversi punti di vista, sia una incessante e sistematica sinergia di azioni tra istituzioni scolastiche e territorio per assicurare un tipo di intervento non solo a carattere puramente informativo ma indirizzato ad un processo di crescita integrale, permanente della persona a partire dalla scuola dell’infanzia e che attraversi trasversalmente tutte le discipline.Questo permette di immaginare che ogni impianto progettuale dovrà rispondere a principi di valorizzazione delle intelligenze, diversità e soprattutto interdisciplinarità in quanto tutte le discipline convergono nella definizione di fondamenti epistemologici e nella costruzione di attività altamente cooperative e meta-cognitive fondate sulla partecipazione democratica della classe, sui comportamenti agiti, sulla riflessione, sulle relazioni positive e sulle pari opportunità per tutti.Il riconoscimento del ruolo fondamentale svolto dai processi educativi in vista di edificare una cittadinanza attiva e responsabile capace di prendere in carico in modo completo le dimensioni sociali, economiche, etiche ed ambientali dello sviluppo sostenibile sollecita la riflessione pedagogica e il ripensamento delle azioni quotidiane realizzate in contesti scolastici.Tale concezione, in sintesi, viene esplicitata pure nelle Linee Guida ove si sottolinea che il sistema dell’istruzione e della formazione è impegnato a dare risposte soddisfacenti a bisogni orientativi specifici della fase di vita in cui l’esperienza dominante per la persona è quella legata all’apprendimento. “L’ orientamento infatti deve aiutare le persone a sviluppare la propria identità, a prendere decisioni sulla propria vita personale e professionale e, successivamente, a facilitare l'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro”.
Lidia Nazzaro
Laureata in Pedagogia, abilitata per insegnamento alle scuole superiori II grado (classe A036) e dottoranda in Diritto, Educazione, Sviluppo.A seguito di vincita di concorsi, docente di scuola dell’infanzia, di scuola primaria e tutor tirocinio SFP.Vincitrice di due grant per visite di studio LLP/Erasmus+Esperta per la diffusione della cultura scientifica, ambasciatrice Scientix, si occupa pure di studi e dinamiche sul Gioco pubblico (in collaborazione OIG - SA) e di pratiche di filosofia dialogica.Ha conseguito numerosi master e perfezionamenti in ambiti trasversali e sulla dirigenza scolastica.