Come insegnante a tempo indeterminato di una scuola primaria statale in provincia di Caserta, con esperienza trentennale, intendo dare voce al malcontento che il docente italiano vive nella società odierna, sempre più fragile e complessa.
In bilico tra certezze ed incertezze, sento il bisogno di partire da me stessa per spiegare in modo più semplice quanto rilevato dalla lettura del rapporto Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) circa la situazione del docente di oggi. Dalla sintesi del rapporto sull’Italia, emerge che quest’ultima sta incontrando notevoli difficoltà rispetto ad altri paesi avanzati nell’evolversi in una società dinamica, fondata sulle competenze. “Nel dopoguerra, l’Italia è cresciuta a ritmo serrato riuscendo a convergere rapidamente verso le economie più ricche del mondo... Negli ultimi quindici anni, invece, la performance economica dell’Italia è apparsa piuttosto fiacca. A fronte dei miglioramenti nei tassi di occupazione, la produttività è rimasta stagnante, anche a causa di un livello di competenze relativamente basso, di una debole domanda di competenze avanzate, e di un uso limitato delle competenze disponibili”.Pertanto, guardandomi intorno, la realtà palesa e conferma i dati rilevati dall’OCSE: mi accorgo, innanzitutto, di rientrare nella schiera dei docenti (donna, 68%) con più di 50 anni che ha speso la maggior parte della propria vita nella scuola e di essere affiancata da colleghi anche più giovani nei cui occhi leggo meno entusiasmo e fiducia.
Il rapporto Ocse “Education at a glance 2019” conferma, infatti, che l’Italia è il Paese con il dato anagrafico più alto circa l’età degli insegnanti. Nel dettaglio, nella scuola primaria il 58 % ha più di 50 anni, nella secondaria di I grado il 59 % e in quella di II grado il 69%.Durante il mio percorso, per il raggiungimento del successo formativo dei discenti, ho lavorato a capo chino, mi sono “autotassata”, come tanti, per l’acquisto di materiale di facile consumo, ho partecipato a progetti, iniziative, collaborazioni investendo tutto il tempo necessario per il buon funzionamento della scuola.Il rapporto Ocse recita, infatti, “Un buon insegnante può cambiare la vita in meglio” e la scuola, dunque, come ambiente di apprendimento per consentire a tutti i discenti di diventare cittadini del domani, necessita della presenza di buoni insegnanti.In Italia, un dato allarmante riguarda anche l’aumento dei Neet (Not in education, employment or training), un esercito di giovani che non studia, non lavora e non frequenta corsi di formazione. Secondo l’Ocse la causa risiede non solo nella crisi economica, ma anche nella mancata capacità di riassorbire i cittadini che hanno perso un lavoro in percorsi d’istruzione e formazione.Il rapporto, che esamina la situazione dell’insegnamento in 69 Paesi, sottolinea che in alcuni di essi gli insegnanti sono visti come professionisti per i quali l’aggiornamento è indispensabile.
Il Direttore del Dipartimento Istruzione dell’Ocse, Andreas Schleicher, in occasione della presentazione del Piano Nazionale per la formazione dei docenti 2016-19, ha affermato che la qualità dell’istruzione non può mai prescindere da quella dei docenti.Quest’ultima si basa sulla loro capacità di dare ai cittadini del futuro le competenze necessarie per affrontare una realtà in continua evoluzione.Quindi, la sua professionalità passa attraverso una formazione iniziale, una formazione continua ed una valutazione dell’azione didattica per verificarne la ricaduta sui discenti.Durante la formazione iniziale, il 64% degli insegnanti in Italia è istruito sui contenuti delle materie, la pedagogia e la pratica in classe - percentuale inferiore alla media dei paesi OCSE e delle economie che partecipano a TALIS (79%). Inoltre, il 25% degli insegnanti dichiara di aver partecipato a qualche attività di inserimento formale o informale al momento del reclutamento nella scuola attuale, rispetto al 42% degli insegnanti dei Paesi OCSE e delle economie che partecipano a TALIS.La formazione in servizio è comune tra gli insegnanti e i dirigenti scolastici in Italia, con il 94% degli insegnanti e il 99% dei dirigenti che hanno frequentato almeno un'attività di sviluppo professionale nell'anno precedente l'indagine.
Relativamente “l’uso delle TIC per l’insegnamento”, il 52% degli insegnanti italiani ha dichiarato che esso è stato incluso nella loro formazione o istruzione formale, mentre il 36% degli insegnanti in media si sente preparato all'uso delle TIC per l'insegnamento al termine degli studi. Eppure nonostante il 68% degli insegnanti abbia partecipato ad attività che comprendevano “l'uso delle TIC per l'insegnamento" nei 12 mesi precedenti l'indagine, un’elevata percentuale di docenti ha continuato a segnalare il fabbisogno di un’ulteriore formazione specifica ed il 31% dei dirigenti scolastici ha affermato che la carenza e l’inadeguatezza della tecnologia digitale compromettono l'erogazione di un'istruzione di qualità nella propria scuola.Quindi, il docente italiano quasi sempre frequenta corsi di formazione e aggiornamento almeno una volta l’anno, ma purtroppo esiste una realtà ben più dura.Il rapporto OCSE – PISA ha evidenziato che i docenti italiani sono demotivati, stressati per la precarietà della situazione scolastica, per gli stipendi bassi con conseguente diminuzione del potere d’acquisto.Quando si parla di stipendio di un insegnante bisogna ricordare che questo dipende dall’anzianità di servizio e, comunque sempre trattasi di retribuzione bassa rispetto a quella dei colleghi europei, a cui si aggiunge il contentino del bonus annuo pari a 500 euro, che può essere speso solo per determinati acquisti, e dell’eventuale compenso premio per i docenti che si sono contraddistinti nel corso dell’anno.
“Il compenso e le condizioni di lavoro sono fattori importanti per attrarre, sviluppare e trattenere una persona altamente qualificata come forza e, in particolare, i salari degli insegnanti possono avere un impatto diretto sulle decisioni individuali di intraprendere la carriera dell’insegnamento”.Per persona altamente qualificata s’intende chiunque abbia preparazione adeguata, competenze, esperienza. Eppure per la maggioranza dei docenti, insegnare è ancora una missione, una vocazione su cui incide, però, negativamente la mancanza di meritocrazia: rispetto al resto d’Europa, il docente italiano non ha avanzamento di carriera.Cosa induce all’insegnamento allora? A breve, sarà bandito un nuovo concorso per reclutare nuovo personale.
La motivazione principale emersa dal rapporto sembrerebbe essere solo l’elevata sicurezza del posto di lavoro. Un recente film di Checco Zelone “Quo vado?” affronta la mobilità nel mondo del lavoro e la filosofia di chi insegue il posto fisso: “Il posto fisso è sacro”, rappresentando, mediante una satira pungente, il lavoro come posto e non come servizio per la comunità.Quanti si saranno rivisti nel lavoratore che vive un grande malessere interiore, un disagio. La preoccupazione per la figura docente è di portarla al burn out.Tirando le somme, si possono comprendere i motivi per cui molti giovani italiani si recano all’estero. Pertanto, io DOCENTE MADE IN ITALY prendo atto dei dati del rapporto OCSE come situazione di fatto nella sua oggettività e nello stesso tempo della necessità di interventi atti a migliorare la condizione professionale ed economica dei docenti affinchè abbia una ricaduta efficace ed efficiente sull’insegnamento/apprendimento nella scuola italiana per il conseguimento del successo formativo dei discenti di ogni ordine e grado.
Mariarita Schiavone, nata ad Aversa (CE) il 30/01/1968 ed ivi residente, in possesso di: diploma di maturità conseguito presso il Liceo scientifico E. Fermi di Aversa, diploma conseguito presso istituto magistrale Iommelli di Aversa, diploma polivalente per l’insegnamento agli handicappati nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria presso istituto S. Caterina di Capua, laurea in giurisprudenza presso l’università degli studi “Federico II” di Napoli, abilitazione all’insegnamento in Diritto ed economia per le scuole superiori, master di II livello per la funzione dirigenziale nelle istituzioni scolastiche, corso di perfezionamento sulla funzione ispettiva e direttiva nelle scuole. Vincitrice dei concorsi per titoli ed esami su posto comune per la scuola primaria e per la scuola dell’infanzia nel 1990, insegnante nella scuola primaria prima nella provincia di Caserta, poi in quella di Napoli, oggi è infine titolare al 38° c.d. “Quarati” di Napoli. Attualmente in assegnazione provvisoria presso I.C. Parente di Aversa.