RENDICONTAZIONE SOCIALE E DATI OCSE-PISA: UN DIALOGO DIFFICILE

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Con il 31 dicembre oltre all’anno solare, è scaduto il termine per la pubblicazione sul portale Scuola in chiaro della Rendicontazione sociale da parte delle scuole.Un sostantivo e il suo aggettivo finalmente, non l’ennesimo acronimo nell’universo oscuro dei tecnicismi del mondo della scuola.

Una scelta lessicale apprezzabile se si pensa che nelle indicazioni del D.P.R. 80/2013 relativo al sistema di autovalutazione delle scuole, la Rendicontazione sociale rappresenta l’ultimo tassello del ciclo di valutazione e un raccordo con la comunità di appartenenza1 che mal avrebbe recepito una sterile sigla.Tuttavia il rischio che dietro un’ espressione eticamente nobile si nasconda un ulteriore adempimento a carico dei Dirigenti scolastici e del Nucleo interno di valutazione sembra dietro l’angolo, tanto più che essa si va a collocare come sintesi di un triennio che ha impegnato le scuole nell’elaborazione di RAV2 e PdM di non semplice assimilazione e soprattutto con personale non formato sui sistemi di controllo di gestione.Se la scuola è un sistema complesso ed i suoi processi sono oggetto di verifica e rendicontazione, come è possibile che a lavorare su strumenti di misurazione sofisticati siano sempre docenti e dirigenti che, distanti dalle loro professionalità originarie, sono tenuti tuttavia ad acquisire competenze tecniche complesse, con scadenze prefissate e quel che più imbarazza è che siano tenuti a produrre documenti che la società non è in grado di decodificare.?

Grafici e descrittori standardizzati sono strumenti utili per gli Uffici scolastici regionali che devono valutare l’operato dei Dirigenti scolastici al termine di un triennio di assegnazione alle scuole e anche su questo ci sarebbe da approfondire, ma utilizzare un aggettivo come sociale per un documento che la Società non può recepire non mi sembra espressione di un’onestà intellettuale che la comunicazione istituzionale dovrebbe invece garantire.La scuola è un ente formatore per eccellenza. Il suo operato in termini di efficienza, efficacia ed economicità deve essere in primo luogo misurato in relazione alla coerenza delle conoscenze e abilità dello studente con le aspettative del contesto in cui vive e andrà ad operare al termine dei suoi studi, in sostanza quella Società che non è in grado di recepire i dati della Rendicontazione sociale ma che ben comprende la versione vulgata dei dati OCSE -PISA pubblicati dai quotidiani.Nel mese di dicembre infatti la stampa3 ha commentato i dati 2018 del Programma per la Valutazione Internazionale degli Studenti dei paesi industrializzati (PISA) relativi alle competenze di base, Lettura, Matematica e Scienze, denunciando il prolasso del nostro sistema d’istruzione rispetto all’indagine del 2012, triennio in cui il nostro sistema d’istruzione stava recuperando il gap con gli altri paesi industrializzati, posizioni che poi via via ha perso.

1 D.P.R. 80/2013 art.6…pubblicazione, diffusione dei risultati raggiunti, attraverso indicatori e dati comparabili, sia in una dimensione di trasparenza sia in una dimensione di condivisione e promozione al miglioramento del servizio con la comunità di appartenenza.

2 RAV Rapporto di autovalutazione; PdM Piano di Miglioramento

3  At titolo di esempio https://www.repubblica.it/scuola/2019/12/03/news/ocse-pisa-242483497/ - https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/12/03/studenti-rapporto-ocse-solo-il-5-dei-15enni-ha-una-comprensione- totale-di-cio-che-legge-male-anche-in-scienze-meglio-in-matematica/5591727/




Oggi siamo al pari di paesi come Svizzera, Lettonia, Ungheria, Lituania, Islanda e Israele mentre la palma d’oro spetta alle province cinesi di Beijing, Shanghai, Jiangsu, Zhejiang e Singapore con un punteggio medio superiore a quello di tutti i paesi che hanno partecipato all'indagine. Del resto il sistema scolastico cinese è piramidale e selettivo: solo chi supera l’esame di terza media con buoni voti accede al liceo per proseguire gli studi all’Università.L’indagine OCSE-PISA è calibrata su studenti quindicenni, liceali e quindi già selezionati da un esame non formale ma determinante per la vita dello studente e delle loro famiglie. Lo stato cinese eroga il 4% del PIL per l’istruzione e chi non accede al liceo viene orientato verso corsi professionali per imparare un mestiere. Resta da vedere se anche loro abbiano partecipato all’indagine o se ne siano stati esclusi.In Cina le Università sono a pagamento come in Italia e per accedervi, gli studenti devono sostenere un esame molto difficile. Alcuni di loro possono per merito godere di una borsa di studio universitaria per frequentare l’università all’estero. Quello che pochi sanno è che il Governo cinese ha finanziato un progetto di recupero di questi 600.000 studenti per riportarli in Cina e sfruttare così le competenze e conoscenze acquisite a servizio del loro paese.

Nel nostro caso avviene il contrario: in 10 anni sono espatriati circa 182.000 laureati italiani e pochissimi di loro avrà modo di tornare in Italia e trovare un lavoro dignitoso. Il problema è complesso e non serve demonizzare il nostro sistema d’istruzione, né sopravvalutare i dati OCSE- PISA che relazionano conoscenze e abilità dei nostri studenti a quelle degli studenti cinesi. Serve un ripensamento profondo della relazione scuola-mondo del lavoro.La Rendicontazione sociale dovrebbe essere ben altro ed estendere la sua azione per seguire gli studenti lungo tutto l’arco temporale degli studi fino all’inserimento nel mondo del lavoro divulgando correttamente e comprensibilmente i risultati dell’indagine onde evitare che l’operato delle scuole si traduca in una vetrina, più o meno attendibile, per addetti ai lavori e un focus parziale di quanto la Società ha il diritto di conoscere in termini di investimento dello Stato sul capitale umano.Il Report di OCSE-PISA rappresenta invece il punto di osservazione proprio dell’ incapacità della Società italiana di comprendere quanto le si vuole rendicontare: se è vero che solo uno studente su 20 è in grado di comprendere la differenza tra fatti e opinioni, è possibile che il deficit valichi i confini della scuola per essere uno status dell’italiano medio, asservito alla pronta accessibilità delle informazioni in rete e sempre meno critico sull’attendibilità delle fonti.

Non credo siano molte le famiglie che, per scegliere la scuola alla quale iscrivere il proprio figlio, abbiano consultato e comparato le Rendicontazioni sociali su Scuola in Chiaro mentre la notizia che i dati OCSE-PISA abbiano retrocesso le competenze dei nostri studenti ha avuto una diffusione altissima e non solo nel nostro paese. Cosa può dedurre una società generosa di detrattori se non che la scuola italiana è una macchina allo sbando?Non vi sono pozioni miracolose, ma ricette appetibili forse sì: bisognerebbe avvicinare la società alla scuola, investire sulle alleanze educative tra scuola e famiglie, rafforzare il dialogo con le Istituzioni e riconvertire anche la scuola tra esse. Un grande lavoro di formazione dei docenti è stato avviato dalla Legge107 nel 2015 ma non se ne vedranno gli effetti se anche la Società non è coinvolta nel patto formativo degli studenti, se non se ne sentirà corresponsabile.Più che rendicontare, sarebbe meglio impegnare le energie sulla condivisione di una mission comune a tutti: scuola, famiglie, società, una Comunità educante che apra gli occhi ai ragazzi e li metta in condizione di conoscere, di conoscersi e di avviare con responsabilità il loro progetto di vita.

Roberta Camarda è laureata in lettere moderne col massimo dei voti alla Sapienza di Roma. Proviene da studi classici che ha coltivato nel tempo insegnando dal 1990 in licei classici e scientifici. Ha conseguito 5 master post-laurea l’ultimo dei quali all’Università IUL patrocinata da INDIRE. L’aggiornamento della sua tesi di master sugli Ambienti di apprendimento innovativi ha avuto come relatore Giovanni Biondi presidente di INDIRE ed è di prossima pubblicazione. Ha ricoperto varie funzioni all’interno delle scuole di servizio: responsabile di plesso, figura strumentale dell’Orientamento, Referente del Debate, dell’internazionalizzazione dei percorsi scolastici, è stata collaboratore del Dirigente scolastico in 3 diverse scuole.Ha presieduto e partecipato a varie commissioni: Commissione gemellaggi, Commissione per la stesura del protocollo di valutazione, Commissione per l’inclusione. Ha fatto parte della commissione di concorso docenti nel 2015 e nel 2019 ha co-guidato per conto dell’USR Lazio un focus group per un’indagine sul middle management.Dal 2015, selezionata con procedura comparativa dalle scuole d’ambito di Roma, Ostia, dei Castelli Romani ha tenuti vari corsi come esperto formatore sul PNSD. Negli ultimi anni si è specializzata nella formazione sulle soft skills e sulle competenze di Cittadinanza tenendo vari corsi presso scuole di Roma e di Napoli e nel 2019 sull’Agenda 2030 presso l’università LUMSA di Roma.Attualmente è distaccata presso EIP Italia -Scuola strumento di pace dove oltre ad attività di formazione si occupa di ricerca sugli ambienti di apprendimento innovativi, di inclusione, di sistemi d’istruzione di altri paesi e di sviluppo sostenibile.

 

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