IL RECUPERO DELLA RELAZIONE TRA ARTE E NATURA E LA POESIA COME STRUMENTO DEGLI STUDENTI PER DIALOGARE CON LA VITA

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Riecheggiano come un auspicio i versi tratti da “Poesie – Prime Rondini” del poeta Toma. Oggi, nel tempo in cui un virus dal nome altisonante ha collocato l’individuo in uno stato di giacenza che appanna e sopisce persino la paura del futuro.

“Non pensare alla morte

in un giorno così riuscito

di sole e nostalgia

ma pensa al domani

che così incredibilmente risorgerà

e non ti parrà vero.

Pensa agli animali

al buio luminoso della campagna

alla volpe

felino di  caccia e d’allegria

e dormi con essa

il conforto di un sonno animale

dove anche la morte

diventa una questione di olfatto.” 

Versi di Salvatore Toma (11 maggio 1951 – 17 marzo 1987), eccelso lirico salentino, nato e vissuto a Maglie (Le).

“Pensa al domani / che così incredibilmente risorgerà / e non ti parrà vero”. L’esortazione benevola del poeta è quella di non pensare alla morte e di dare valore ai giorni, perché un giorno di sole, seppur accompagnato da nostalgia, è sempre un giorno ben riuscito. Ma la potenza rivoluzionaria di questi versi è contenuta nell’invito sciamanico che il poeta rivolge, probabilmente a se stesso, all’uomo, all’umanità intera, a pensare alla natura, a dormire con essa, nel “conforto di un sonno animale”.Un sonno che è attesa del domani, ma che è in sé anche pace, equilibrio. Qualcosa che ha in sé una compiutezza inconscia, inconscia come l’attività della natura stessa.È un invito, quello del poeta magliese, a dialogare con la vita, che si configura nelle diverse manifestazioni della natura. È un ideale di vita. È questo un esempio di come l’arte si connetta col significato profondo dell’esistenza. 

È entusiamante vedere come nell’opera di un poeta contemporaneo ritorni l’ideale della ricomposizione della scissione uomo/natura. L’ideale romantico del potere ispiratore della natura, la quale ha forza attiva e vivificatrice.Secondo l’estetica romantica di Johann Christian Friedrich Hölderlin (1770 – 1843),illustre poeta tedesco,  la poesia è rivelazione dell’infinito, pertanto, essa ricompone la  scissione uomo/natura, ristabilendo e rivitalizzando la dignità dell’uomo. Per Novalis (1772 – 1801), poeta, filosofo, teologo e scrittore tedesco, il poeta è addirittura il mago che disvela la limpidezza del messaggio della Natura.Riprendendo gli scritti di Karl Philipp Moritz (1756-1793), saggista, scrittore ed editore tedesco, il quale primieramente aveva avanzato l’idea di un’imitazione della natura che non originasse dagli oggetti naturali, ma che emulasse la capacità creatrice della natura, i fratelli Wilhelm e Friedrich Schlegel (letterati e direttori della rivista Athenaum dal 1798 al 1800, creatori del primo cenacolo romantico a Jena, sfociato poi in un movimento più vasto, all’origine del Romanticismo italiano e di altre nazioni) e Friedrich W.J. Shelling (1775 – 1854), filosofo tedesco, insieme a Fichte ed Hegel, esponente dell'Idealismo tedesco, condividevano l’idea secondo cui l’arte non dovesse essere imitazione passiva della natura, ma continuazione della sua forza.“niente è più estraneo all’arte dell’idea di essere il puro e semplice riflesso delle cose raffigurate, persino la fotografia non tollera questo destino” (cfr. “L’ovvio e l’ottuso” saggi critici III, Roland Barthes, Piccola Biblioteca Einaudi Saggistica letteraria e linguistica, pag. 195). 

Friedrich Shelling, autore del capolavoro “Sistema dell’idealismo trascendentale” (1800) - nel quale vi è da parte della filosofia l’inedita elaborazione di un linguaggio sistematico con cui trattare delle questioni estetiche - era attratto dall’attività inconscia della natura. Un’attività che è infinita, spontanea, incondizionata.Nell’individualità moderna la natura è percepita come alterità, spesso anche ostile, a volte feroce. “Nella esperienza umana, la Natura è tuttavia, indubitabilmente, innanzitutto percepita come Alterità.Il dialogo continuo dell’Uomo col Mondo diviene in questa ottica, uno specchio scissorio dell’esperienza poetica che si presenta, nell’ambito di questo rapporto complesso, come il celebre bastone di Popper: uno strumento di avvicinamento del Vero-Altro-Natura, ma non un modo assoluto di conoscenza perché sempre determinato dall’unicum/unum esperienziale dell’Osservatore-Individuo. Esiste, in questo elemento di irriducibilità, forse uno degli elementi principali della fascinazione emulativa esercitata dalla Natura sull’Individuo e, in particolar modo, sul Poeta.” (cfr. “Breve riflessione su alcuni possibili rapporti intercorrenti tra Natura e Poesia” di Alessandra Mattei, in Patria Letteratura, Quaderni di letteratura - Rivista internazionale di lingua e letteratura, www.patrialetteratura.com). 

L’emergenza per il COVID 19 è un’opportunità per riflettere sul rapporto tra uomo e natura e da questa riflessione può scaturire una direzione: quella verso il superamento del rapporto dicotomico tra le due parti.E la poesia che recupera la sua relazione con la natura può indubbiamente costituire per i nostri studenti un prezioso strumento per dialogare con la vita. Uno strumento che è anche viatico per l’acquisizione di competenze da intendersi in relazione ai valori, alle questioni morali, alla cultura ecc., comprensive di un atteggiamento di valutazione critica e curiosità, di interesse per le questioni etiche, di attenzione alla sicurezza e alla sostenibilità ambientale, di responsabilità del progresso scientifico e tecnologico in relazione all’individuo, alla famiglia e alla comunità e anche alle questioni di dimensione globale.Il 21 marzo si è celebrata la Giornata Mondiale della Poesia, istituita dall’Unesco nel 1999. L’intento è quello di cogliere l’”universalità unificante del verso” quale opportunità per veicolare messaggi di speranza, di pace, di dialogo interculturale.“Tra le diverse forme di espressione, infatti, ogni società umana guarda all’antichissimo statuto dell’arte poetica come ad un luogo fondante della memoria, base di tutte le altre forme della creatività letteraria e artistica” (cfr. Giovanni Puglisi, Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, da “Giornata Mondiale della Poesia >50ePiu.it”, www.50epiu.it > language > de-DE).È chiara l’urgenza che origina dalla spinta culturale, propria del tempo attuale, a ricomporre dicotomie fondamentali. La poesia tiene conto della cultura sociale.

“Il poeta è uno scienziato

uno scienziato

coi piedi sulla terra

sulla luna c’è andato

da appena nato.

Il poeta è un uomo

un poco morto

e conosce cose orrende

chissà come

per questo ride di voi

di tutti voi”

Versi di Salvatore Toma, da “Poesie – Prime Rondini”.

Nel lontano 1956, una bambina quasi cieca, nata a Rennes nel 1947, di nome Minou Drouet, a soli otto anni scriveva sorprendenti lettere e poesie. In Francia il fatto diventò un vero e proprio caso. Oggi, disponendo di altri mezzi, diremmo virale. Il suo libro, dal titolo originale “Arbre, mom ami”, in Italia fu pubblicato da Mondadori in una collana di prestigio chiamata “I poeti dello specchio” ed ebbe grande risonanza.Le idee risultate e riconosciute nella poesia della bambina furono disaminate da Roland Gérard Barthes (1915 – 1980), ineguagliabile semiologo francese, linguista, saggista e critico letterario. I dubbi sul fatto che la piccola avesse scritto di suo pugno quei versi, così sorprendentemente maturi, scatenarono una sorta di inchiesta negli anni Cinquanta. La verità non fu mai stata acclarata.Barthes sostenne che al di là delle lodi o dei sospetti che si possano rivolgere alla poesia della piccola Minou, “significa in ogni modo riconoscerla fondata su una profonda alterità posta dalla natura stessa fra l’età infantile e l’età matura, significa postulare il bambino come un essere asociale, o per lo meno capace di operare spontaneamente su di sé la propria critica e di vietarsi l’uso delle parole sentite al solo fine di manifestarsi pienamente come bambino ideale: credere al genio poetico dell’infanzia, credere a una sorta di partenogenesi letteraria, porre una volta di più la letteratura come un dono degli dèi. Ogni traccia di “cultura” è così messa in conto alla finzione (…)” (cfr. “Barthes. Il genio e la poesia nelle idee correnti – Le Muse Inquiete…”, https://lemuseinquiete.it/su-cosa-sia-la-poesia-barthes-e-la-piccola-minou/ ).

Anna Rita Cancelli, docente.Laurea in Pedagogia conseguita presso Università del Salento con voto 110/110 e Lode;Master universitario di I livello in “Legislazione Scolastica e Management della Negoziazione” conseguito presso Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi di Perugia.Perfezionamento in “Storia della Filosofia” conseguito presso Università del Salento.Perfezionamento in “Psicologia di Comunità e Empowerment delle donne. Le identità di genere nell’epoca post-moderna” conseguito presso Università del Salento.Specializzazione biennale  polivalente per le attività di sostegno conseguita presso  Università del Salento.Partecipazione al corso della Provincia di Lecce per “Esperto dell’approccio integrato ai minori a rischio di devianze” nell’anno 1997.Operazione matematica preferita: la sottrazione.

 

 

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