La Scuola ai tempi del Covid 19 (Sars Cov 2), lo sappiamo, ha lasciato i suoi soliti spazi di condivisione per trasferirsi nell’infinito mondo on line, un nuovo spazio da abitare insieme. Le scolaresche si incontrano su piattaforme dedicate, scelte ad hoc dal gruppo docente guidato dall’animatore digitale e dai colleghi preposti al piano digitale (L.107/2015, Riforma ‘La Buona Scuola’). L’ambiente virtuale, dunque, accoglie docenti e studenti; ma quanto di questi soggetti è rimasto immutato sul piano motivazionale ed esperienziale?
Trovarsi al di là del personal computer e trovarsi al di qua di una realtà vera, con la piena affermazione della realtà virtuale, ha spostato inevitabilmente le certezze verso l’incertezza; la sicurezza di appartenenza al gruppo è scivolata verso l’individualismo ed una sorta di solitudine. Ci troviamo, dunque, dinanzi all’ elaborazione di nuovi aspetti relazionali, a distanza, e di nuove prospettive di confronto indirette, on line.
Daniel Joyle afferma che “essere vulnerabili insieme è l’unico modo in cui una squadra può diventare invulnerabile” e, dunque, ritengo che la chiave di volta per la gestione di una classe nella didattica a distanza sia proprio nel creare quella consapevolezza che - in una siffatta situazione storico – sanitaria legata alla pandemia - la vulnerabilità appartiene a noi tutti.
E se è vero, come afferma John Dewey (Filosofo e Pedagogista), che noi non impariamo dall’ esperienza, ma dalla riflessione, allora è necessario che i docenti - nell’arduo compito di gestire distrazioni, paure, infingimento nell’apprendimento a distanza, motivazione e capacità attentiva - portino le proprie scolaresche alla riflessione.
Occorre far nascere la riflessione attraverso una funzione a specchio, ovvero attraverso l’esempio, attraverso la corresponsione di stati d’animo e di pensieri che creino una valida empatia, non scevra di intelligenza emotiva.
Partire dalla capacità di riflessione piagettiana (Jean Piaget, Psicologo) sulla evoluzione della vita e sulla sua caducità, facendo venir fuori quelle capacità di resilienza, quelle risposte frutto della riflessione a piccoli passi, un gradino alla volta di socratica (Socrate, Filosofo) deduzione: un accomodamento per evitare la sedimentazione delle emozioni negative.
Questo affinchè il virtuale non diventi un luogo asettico e sanitarizzato, freddo e distanziato, bensì un luogo in cui imparare ad esplorare nuovi modi di comunicazione, verbale e non verbale, mescolando le proprie idee con quelle di tutti; includendo accoglienza ed accompagnamento nel giusto spazio delle emozioni e degli stati d’animo.
Questo diventa il baluardo per poi affrontare la gestione vera e propria della classe, che, invero, sarà predisposta alla motivazione ad all’ascolto perché ha costruito su di sè e sul gruppo on line le giuste basi per la libertà, l’intuizione e la creatività. E’ chiaro che nella Scuola si è creato un vulnus, una ferita che solo il tempo potrà sanare in termini di perdita di contatto e di confronto diretto.
In realtà la classe virtuale va inquadrata, guidata e supportata nell’ idea che stiamo risparmiando tempo, siamo ‘Homeless Teachers and student ‘ , ovvero docenti e studenti senza casa ma non privi della determinazione, della sostanza e della volontà insita nella categoria e nella classe.
Impedendo l’effetto del rimurginare su ciò che stiamo vivendo, impedire cioè ‘ l’overthinking’, in questo tempo in cui c’è ‘troppo tempo del tempo’, riempire gli spazi non con contenuti, ma con riflessioni, con idee creative, con metodologie che possano attraversare l’uso spropositato dei device e portare l’alunno e lo studente su un percorso di apprendimento significativo emozionale in cui, come ci indica la maieutica, si possa ottenere la partecipazione attiva del soggetto.
L’alunno, la classe on line devono sentire che il dialogo intercorrente col proprio docente non sia un semplice parlare in due, ma che sia un pensare in due, un pensare insieme (Aldo Masulo, Filosofo). Il pensare insieme deve far percepire e presupporre che da soli non è possibile raggiungere la conoscenza e la competenza. Per cui non basta al docente saper parlare, ma anche saper ascoltare e, quindi, saper anche apprezzare e interpretare i silenzi (Pedagogia dell’ascolto).
E’ dietro i silenzi che molte volte si nascondono grandi idee, oppure grandi difficoltà . Ascoltare la parola ed ascoltare il silenzio crea inevitabilmente apertura, condivisione, accettazione dell’altro e di un’altra visione delle cose. Tutto ciò sposta inevitabilmente la propensione verso qualcosa di diverso da sè, porta a cercare una verità che è quella comune.
L’interazione con la classe si arricchisce dunque con la cura delle parole, con la cura dei silenzi, con l’ attenzione al contesto, che è sempre ambiente di apprendimento, virtuale, on line, m a è quell’ambiente che richiede cura ed attenzione da parte del docente perché si traduce in cura di se e degli altri.
Ed allora, i device , come artefatti cognitivi a sostegno dei processi cognitivi, si trasformano in “ambiente di apprendimento” se supportati da quella sensibilità professionale, da quella intelligenza emotiva che consentono, se orchestrate con la vita reale, di far emergere l’affezione e superare le dicotomie.
La riflessione ci porta ad una certezza: che qualunque progetto di apprendimento richiede un processo di insegnamento in piena rispondenza e che entrambi, vestiti di emotività e carica emozionale diventino una fonte efficace per far fronte alle vulnerabilità dettate dal tempo in cui viviamo perché, poi, il compito principale di ogni docente è quello di “creare fiducia” (Robert Eckert).
Angela Cascella, Dirigente scolastico in attesa di nomina e docente da 22 anni, con lauree in lettere moderne ed in Scienze della comunicazione. Giornalista pubblicista dal 2013, ha collaborato con diverse testate giornalistiche occupandosi anche di recensioni di romanzi. Curatrice letteraria del saggio ‘Il lato oscuro dell’amore’ -Editore Franco Angeli , storie di stalking e femminicidio , segue con interesse il delicato problema della violenza di genere. Scrittrice e poetessa per passione ha pubblicato diversi contributi con la Casa editrice Pagine e con la Giulio Perrone Editore. La sua massima, tratta da Shopenahuer, è : ‘La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro. Leggerli in ordine e' vivere, sfogliarli a caso e' sognare’ .