Oggi giorno si parla di valutazione come processo avverso all’insegnamento, tale da scatenare una questione di natura pedagogica.
La prima valutazione avviene nelle nostre classi quando si sottopongono gli alunni a valutazioni di tipo formativo e sommativo per estrapolarne i loro livelli di competenza, ma io dico sempre loro che dovrebbero considerare la valutazione come una sorta di commisurazione su quanto hanno appreso e acquisito e soprattutto su ciò che hanno riposto nel loro “cassetto culturale”.
Pertanto essa consiste in una parte del processo formativo che si allinea con l’apprendimento dello studente se pur si sente giudicato, più che apprezzarne la valenza educativa o considerala come strumento di verifica personale delle proprie conoscenze e competenze. Nel corso delle fasi che si susseguono durante la propria vita, il soggetto viene valutato da svariati sistemi che vanno da quelli scolastici, fino ad arrivare a quelli lavorativi che selezionano e valutano prima ancora di accogliere la richiesta di un individuo che esprime la volontà di ricoprire un determinato ruolo.
Certo che questo gli adolescenti non lo introiettano facilmente, anzi al contrario vivono con malessere la fase valutativa senza sapere che le valutazioni sono lo specchio riflesso dello stesso lavoro del docente. E’ vero dunque che attraverso il processo valutativo il docente autoregolamenta il proprio operato ossia modifica il proprio lavoro in base agli esiti raggiunti dalle verifiche.
Quando si parla di valutazione, si parla di docimologia quale ramo della pedagogia che considera la valutazione come un processo educativo fondamentale, in quanto l’alunno viene valutato non più in ambito strettamente numerico. Per esempio l’essere umano non può essere concepito come un numero trascritto su un foglio o su una scheda di valutazione o meglio si potrebbe dire che dietro a quel numero esiste un mondo personale costituito da vissuti emozionali che trascendono dal mero numero.
Condizione necessaria rimane sempre quella di porsi sull’altra sponda e benchè sia non immediato, bisognerebbe comprendere i bisogni dell’altro e se la strada che ha perseguito fino a quel momento sia quella più giusta e più adeguata per lui. Popper sostiene che:” La conoscenza non comincia mai dal nulla, ma sempre da qualche conoscenza di sfondo”. Ed è da questo punto che bisognerebbe cominciare quel percorso valutativo che poi dura tutto l’arco della vita.
Invece G. Steiner scrive in “Lezione dei maestri”, Milano Garzanti, pag. 24: “Insegnare seriamente è toccare ciò che vi è di più vitale in un essere umano. E’ cercare un accesso all’integrità più viva e intima di un bambino o di un adulto. Un maestro invade, dischiude, può anche distruggere per purificare e ricostruire. Un insegnamento scadente, una pedagogia di routine, uno stile di istruzione che è, consapevolmente o meno, cinico nei suoi obiettivi meramente utilitari, sono rovinosi. Distruggono la speranza alle radici. [….]
Pertanto si pensa al ruolo delicato della valutazione ai fini dell’educazione e dell’apprendimento, anche se negli ultimi anni abbiamo assistito ad una visione che risulta riduttiva, in quanto fondamentalmente centrata sulla misurazione, come appare non solo dal ripristino dei voti numerici sia nella primaria che nella secondaria, ma anche dall’abolizione del giudizio globale nella secondaria di 1° grado.
Siamo passati da un modello oggettivistico della scienza moderna, che ha tra i suoi fondatori Galilei, Cartesio e Bacone che ha indubbiamente permesso nel campo delle scienze naturali, biologiche, mediche dei risultati notevoli, ad un modello tipico del comportamentismo che ha escluso i processi mentali dall’indagine, limitando l’interesse ai comportamenti esteriori.
L’autovalutazione coinvolge i soggetti stessi che compiono l’attività, si parla dunque di valutazione esterna condotta da agenti esterni mirata a “testare” il raggiungimento di obiettivi definiti a livello generale (esterni al singolo istituto) vedi l’INVALSI. Inoltre il processo autovalutativo può dar vita ad una vera e propria valutazione interna cioè ad un’azione volta ad apprezzare il raggiungimento di obiettivi specifici, connessi ad un preciso contesto operativo.
Entrambe le valutazioni si pongono l’obiettivo che non è solo quello di certificare competenze, ma di agire per il miglioramento delle prestazioni e dei risultati, pertanto ogni docente dovrebbe mettere nelle condizioni i propri alunni a compiere per primi una valutazione su se stessi che va ad incrociarsi con i momenti di valutazione esterna, agendo sul sistema scolastico in modo parallelo e proficuo.
Spinelli Elena, docente di lettere,storia e geografia, presso il Liceo artistico U.Brunelleschi di Montemurlo (PO). Laureata in Pedagogia con 110/110 e lode presso l' ex facoltà di Magistero di Bari.Nata a Manduria(TA) il 28/11/1972 e trasferita i Toscana per motivi di lavoro.Abilitata in tutti gli ordini di scuola,entrata in ruolo dapprima nella scuola primaria,poi medie e infine alle superiori. Ho ricoperto diversi incarichi tra cui quello di funzione strumentale INVALSI.