È un docente che è in grado di creare un clima di classe inclusivo dove la diversità è riconosciuta ed accettata; riesce ad adattare gli stili di insegnamento e le proprie metodologie agli alunni che ha di fronte; fa dell’approccio cooperativo uno dei suoi cavalli di battaglia; costruisce lezioni metacognitive; si sforza di trovare punti di contatto tra la programmazione di classe e quella personalizzata/ individualizzata e intesse reti relazionali con la famiglia, la Asl, i centri che hanno in cura gli alunni con Bisogni Educativi Speciali, ecc.
Anche il documento della European Agency for Development in Special Needs Education “Profilo dei docenti inclusivi” parla di quattro valori/competenze che un docente inclusivo deve possedere:
- (Saper) valutare la diversità degli alunni (la diversità è una ricchezza e non un impoverimento della classe)
- Sostenere gli alunni (i docenti devono coltivare aspettative alte sul successo scolastico degli alunni)
- Lavorare con gli altri (il docente non è una monade, ma deve collaborare con gli altri colleghi)
- Aggiornamento professionale continuo (l’insegnamento è una attività di apprendimento e i docenti hanno la responsabilità del proprio apprendimento permanente per tutto l’arco della vita)
Il progetto (che ha visto la partecipazione di più di 55 esperti nazionali provenienti da 25 paesi europei) ha analizzato i percorsi di formazione iniziale e di abilitazione all’insegnamento per la scuola dell’obbligo, comuni e generali, e in che modo questi percorsi preparano ad esercitare la professione docente in ambienti scolastici inclusivi.
Il documento europeo afferma con vigore che i valori e le aree di competenza servono a tutti gli insegnanti, dato che l’inclusione è responsabilità di tutti i docenti, rinforzando così il messaggio che l’inclusione è un approccio didattico valido per tutti gli studenti e non solo per determinati gruppi di alunni portatori di specifiche esigenze particolari.
Anche l’OCSE sostiene che occorre preparare tutti i docenti a rispondere alla diversità delle richieste e delle esigenze didattiche ed educative che incontreranno in classe.
Con la Legge 107/2015, sono state di fatto introdotte sostanziali modifiche all’approccio alla formazione e allo sviluppo professionale.
Il Piano Nazionale per Formazione dei Docenti (PNFD) presuppone che il capitale professionale di cui è dotata la scuola sia uno dei principali fattori di crescita del Paese e che la qualità dell’istruzione sia imprescindibile dalla qualità della formazione.
“La definizione del profilo di un docente inclusivo richiede la considerazione di più aree di competenza rispetto alle quali andrebbero declinati indicatori e possibili descrittori operativi:
-personale (capacità di empatia, sensibilità pedagogica, motivazione, livello di autoefficacia, convinzioni personali);
-relazionale (capacità di gestire la comunicazione e le relazioni all’interno della comunità professionale e con i genitori degli alunni);
-psicopedagogica (conoscenze specifiche sul processo di sviluppo e sulle condizioni per l’apprendimento);
-didattica (capacità di pianificazione di interventi mirati, repertorio di metodologie didattiche inclusive e di strategie di individualizzazione e personalizzazione, repertorio di risorse e strumenti per la valutazione sommativa e formativa);
-organizzativa (capacità di gestire la classe e i gruppi di apprendimento, di allestire ambienti di apprendimento stimolanti, di utilizzare in modo efficace spazi e tempi, di ricorrere a mediatori didattici multicanale, comprese le TIC, per sostenere processi di apprendimento attivi e cooperativi);
-epistemologica (capacità di riflettere criticamente e di rivedere pratiche e scelte attraverso nuovi percorsi di ricerca e di innovazione).”.
(MIUR, Sviluppo professionale e qualità della formazione in servizio”, 2018)
Il MIUR, il 16/04/2018, ha pubblicato il dossier “Sviluppo professionale e qualità della formazione in servizio”, redatto dalla Direzione Generale per il personale scolastico dello stesso Ministero, per focalizzare l’attenzione degli insegnanti sui punti cardine che ogni formazione/aggiornamento dovrebbe affrontare per essere in linea con il Piano Nazionale di Formazione 2016-2019.
Con la pubblicazione del dossier, frutto dei risultati di tre gruppi di lavoro, il MIUR ha gettato le basi per la nascita, nel nostro Paese, del docente inclusivo.
Essere docenti oggi significa essere consapevoli di entrare a fare parte di una grande e complessa comunità educativa, in cui si è chiamati a svolgere un articolato percorso formativo, un percorso di acquisizione di competenze specifiche mirate all’insegnamento e non solo.
I docenti sono chiamati a leggere la realtà della società per individuarne le tendenze di sviluppo e poter meglio identificare gli obiettivi educativi e formativi in comunità scolastiche sempre più eterogenee.
Infatti, stiamo vivendo in uno scenario in continua evoluzione, in cui si assiste
-ad un rapido cambiamento di competenze culturali di base e trasversali (conoscenza delle lingue, del digitale);
-a profonde trasformazioni nelle classi (classi multiculturali, bilinguismo, intercultura ...);
-a innovazioni strutturali (autovalutazione, alternanza scuola-lavoro, educazione alla cittadinanza).
“L'inclusione scolastica è impegno fondamentale di tutte le componenti della comunità scolastica le quali, nell'ambito degli specifici ruoli e responsabilità, concorrono ad assicurare il successo formativo degli alunni e degli studenti. L'inclusione scolastica riguarda tutti gli alunni e gli studenti, risponde ai differenti bisogni educativi e si realizza attraverso strategie educative e didattiche finalizzate allo sviluppo delle potenzialità di ciascuno.” (Decreto 66/2017, Articolo l (principi e finalità)
Dal “vecchio” concetto di integrazione (consentire e facilitare al “diverso” la maggior partecipazione possibile alla vita scolastica degli “altri”) a quello di inclusione: strutturare i contesti educativi in modo tale che siano adeguati alla partecipazione di tutti, ciascuno con le proprie modalità.
L'inclusione comincia dall'interno, da un cambiamento culturale, da ciò che si può fare partendo da ciò che abbiamo, dalla valorizzazione delle risorse presenti, dalla collaborazione tra le persone e i ruoli che assumono nel contesto, dalle competenze sia personali che professionali volte verso obiettivi condivisi.
Dai comportamenti che assumiamo anche tra colleghi, infatti è di questo clima che si alimentano i nostri alunni. I docenti, inizialmente spaventati da tali e tante responsabilità, infine hanno colto l’essenza di questo cambiamento considerando il ruolo centrale e determinante del proprio intervento calibrato e attento nelle dinamiche di classe.
La capacità del docente di gestire le relazioni e i comportamenti in classe diventa, dunque, un criterio di qualità, funzionale sia a favorire l’apprendimento, che a gestire con intelligenza gli eventuali conflitti.
Una modalità emotivamente intelligente di gestire la dimensione relazionale e comportamentale aiuta la creazione di un ambiente di apprendimento di mutuo rispetto, comunicazione e coinvolgimento, in cui è più facile creare relazioni positive e trasmettere valori e regole.
La scuola non è solo il luogo dove si impara, ma è anche l’ambiente in cui dobbiamo fare entrare le nostre emozioni, la nostra esperienza e il nostro vissuto.
Gli esperti sostengono che l’affettività condiziona l’apprendimento e i processi cognitivi. Nessuna esperienza nella vita viene perduta, ma rimane nella mente creando modelli operativi interni che possono essere riattivati se ci si trova in una situazione analoga. Pertanto, cerchiamo di far in modo che l’esperienza scolastica dei nostri studenti venga vissuta come esperienza di successo. Solo cosi potranno sperimentare gli anni della scuola come momenti di crescita.
L’insegnante deve scegliere di essere una guida autorevole: se riesce in questo compito promuoverà fiducia e proporrà una relazione stimolante e rassicurante. Deve essere autentico, voler incontrare i suoi alunni, volerli comprendere e confermare nel loro essere unici. La relazione dovrà essere sempre di aiuto e incoraggiamento e mai di svalutazione.
L’insegnante deve essere una persona che sa insegnare come imparare, più che insegnare ad apprendere ciò che si deve sapere. E ci sono delle abilità che oggi sono assolutamente richieste: per esempio, la collaborazione, anche multiculturale.
“Un insegnante .... cioè, che abbia dei confini più sfumati: a volte deve essere più psicologo, altre volte più educatore, altre volte più autoritario. E deve sviluppare tutto questo insieme, in una sua personalità integrata che diventa un modello di uomo di domani.” (M. Comoglio, 2004)
Perché i ragazzi hanno bisogno di modelli in cui credere! Dobbiamo ritornare ad essere modelli, esempi veri. ve inclusione delle persone con “Bisogni Educativi Speciali” nella scuola e nella società costituisce la punta più avanzata di un processo culturale susseguito alla maturazione dell’immaginario sulla disabilità e culminato nella presa d’atto della dignità umana e dei diritti dei disabili ad avere pari opportunità. Tale processo, i cui prodromi sono rintracciabili in azioni normative e istituzionali a livello internazionale, si presenta in continua evoluzione e avviato attualmente verso molteplici e sempre più aperte soluzioni. L’inclusione scolastica implica la ridefinizione del concetto di formazione di tutti i docenti per riconoscere adeguatamente i bisogni delle nuove emergenze educative, speciali e non. Ciò richiede la puntuale riorganizzazione dei saperi, delle conoscenze e competenze che costituiscono il bagaglio professionale degli operatori scolastici, adottando una plu
Serrone Maria, docente di scienze integrate presso IISS "Ferraris" di Molfetta, ho conseguito la maturità classica e quella magistrale, sono laureata in Biologia, ho maturato alcune esperienze presso il policlinico di Bari come ricercatrice; sono stata consulente come esperta per un ente di formazione che eroga corsi per ottici ed optometristi per diversi anni. Ho iniziato la carriera scolastica nella scuola superiore di primo grado, ho svolto il primo anno di ruolo nella scuola materna, esperienza veramente unica e formatrice. infine sono entrata in ruolo nella scuola superiore nel 2008. Nel 2009 sono arrivata all’istituto Lotti e mi hanno affidato il ruolo di coordinatrice del dipartimento scientifico. Negli anni ho continuato a svolgere il compito di coordinatore, ho assunto il ruolo di funzione strumentale area 1 per diversi anni, ora seguo i lavori del PTOF, sono referente per Invalsi e curo la parte riferita agli esiti nel RAV. Collaboro alla stesura del PDM insieme ad altri colleghi. Dopo la mia prima esperienza digitale con la formazione a tutor Didatech a Napoli, ho iniziato ad avvicinarmi alla didattica digitale, da diversi anni faccio parte del team digitale, ho maturato la mia esperienza come docente in classi digitali e ho svolto il ruolo di esperto anche in PON che trattavano questo tema. Nello staff di dirigenza ho il compito di coinvolgere i colleghi all’uso della didattica digitale, attraverso azioni di diverso tipo tra cui condivisione di buone pratiche e la pubblicazione di una news letter mensile con suggerimenti a tema.
PS. Nel tempo libero sono una speleologa e cerco di coinvolgere quanti fossero interessati al mondo speleologico.