La resistenza dei “vecchi” insegnanti
Il Decreto del MIUR n. 161 del 14 giugno 2022, ha adottato il Piano Scuola 4.0, che è parte integrante del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il quale dovrebbe avere un impatto sull’economia del nostro paese con una crescita prevista dello 0,8%.
Tale Piano è stato realizzato seguendo le linee guida emanate dalla commissione europea e si articola su tre assi principali: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale, a loro volta raggruppate in sei “missioni”: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; coesione e inclusione; salute.
Il Piano Scuola 4.0 è dunque uno dei pilastri del PNRR e rappresenta una misura fondamentale per l’utilizzo efficace e completo degli ambienti di apprendimento innovativi.
La tecnologia della stampa o, in altre parole, il libro, che ha reso tutti noi “figli di Guttenberg”, ha rappresentato fino ad oggi, più che una risorsa materiale, una sorta di paradigma, da cui la didattica classica ha tratto fondamento concettuale ed operativo, e ne sono prova l’apprendimento come lettura, l’organizzazione dei gruppi per età, i saperi come discipline autonome, la verifica come congruenza ai testi proposti.
Oggi invece l’alfabetizzazione informatica è considerata un’esigenza primaria, espressa e ribadita, in più occasioni, sia nell’ambito degli interventi comunitari che in quelli nazionali, relativi all’introduzione nelle scuole delle tecnologie informatiche, considerate fattore determinante per uno sviluppo intelligente, sostenibile ed inclusivo, nel quale possa essere superata la digital divide.
Nell’apprendimento digitale, è necessaria una serie di comportamenti concreti, facilmente attuabili, per calare nella realtà scolastica quella trasformazione cognitiva che i nostri giovani stanno vivendo nel loro rapporto informale con i nuovi media.
Purtroppo in questo ci si trova di fronte alla resistenza dei “vecchi” insegnanti che non vogliono rinunciare al loro “modo” di fare didattica. Le resistenze a far entrare la tecnologia a scuola sono più diffuse di quanto non si pensi: il cartaceo rappresenta ancora più del 90% del mercato nell’editoria scolastica; le piattaforme digitali si diffondono, ma non tutti sanno come e perché impiegarle.
Se guardiamo indietro, scopriamo che la paura della tecnologia in fatto di comunicazione e di pedagogia è sempre esistita, connaturata forse al ruolo conservatore che la figura del maestro ha nel nostro immaginario e nella nostra storia. Ad Atene, addirittura Platone dichiarava la sua preoccupazione nei confronti della scrittura, innovazione epocale rispetto alla trasmissione orale del sapere, che, secondo lui, avrebbe limitato le capacità mnemoniche dei giovani.
A ben guardare, le paure si focalizzano sempre intorno agli stessi temi: disturbi dell’attenzione e della personalità, limitazione dello sviluppo di capacità cognitive, timori per la socializzazione e le relazioni, mentre in realtà gli studenti di ogni epoca hanno superato le varie sfide che si presentavano loro, rendendosene protagonisti più di molti loro insegnanti.
D’altra pare, chi lavora da anni nella scuola, ha vissuti quasi tutti i vari interventi, e cambiamenti legislativi, in prima persona, senza capire quale sia stata la vera efficacia di essi e quali risultati abbiano prodotto: basti pensare alle “sedute” innovative che il ministero ha inviato nel periodo emergenziale del Covid, e che l’opinione pubblica, alimentata da qualche docente, ha subito definito “banchi a rotelle”. Invece, se si vogliono “trasformare gli ambienti dove si svolge la didattica curricolare”, come è scritto nel piano scuola 4.0, queste tipologie di sedute/banchi, per prime, consentono proprio di “rompere” lo schema tradizionale di insegnamento frontale e di sperimentare nuovi modi di fare didattica.
Probabilmente, è prevalsa la resistenza di docenti conservatori, che non hanno alcuna intenzione di discostarsi dalla cosiddetta didattica frontale: tutti in file ben ordinate davanti alla cattedra.
Le scuole più progredite hanno già la cattedra digitale: un piano di lavoro che di fatto è lo schermo di un computer, in grado di dialogare con i libri di testo in versione ebook degli alunni. Questo fa sì che gli esercizi si possano svolgere insieme, i compiti assegnati vengano corretti in tempo reale e a tutti gli alunni. Viene facilitato il lavoro di gruppo, si può agevolmente introdurre la classe rovesciata, in cui sono gli studenti a prepararsi a casa e a spiegare interagendo in un modo molto diverso da quello di una lezione frontale, e, rendendo quasi inutili i libri tradizionali, finisce per alleggerire i pesantissimi zaini da chili di carta e di fotocopie.
La pandemia causata dal Covid-19 ha costretto la scuola a rinnovarsi più velocemente per permettere a tutti di continuare con l’attività educativa e di formazione anche durante il periodo del lockdown. Per non interrompere le lezioni, tutte le scuole si sono organizzate con la didattica a distanza, alcune hanno anche fornito dei dispositivi per permettere agli alunni di seguire i corsi online e continuare in quel modo la fruizione delle lezioni.
Si ora di adoperarsi tutti in un modello nuovo di scuola, affinché questa diventi un luogo interattivo, aggiornato, aperto a sperimentazioni, un luogo inclusivo e di ascolto. Un percorso che passa per la digitalizzazione della scuola.
La necessità di formazione avvertita dai docenti
In un contesto sociale in continua mutazione, l’intero sistema scolastico è chiamato ad assolvere un compito di straordinaria importanza, accogliendo con competenza e professionalità le nuove sfide imposte dalla modernità. Decisiva e fondamentale appare così la figura del docente, il cui ruolo si traduce in un impegno educativo finalizzato a trasformare gli studenti in adulti attivi e consapevoli, cittadini attivi di una realtà in costante trasformazione.
Alcuni insegnanti, rendendosi conto di questa, solo parziale, competenza nelle tecnologie informatiche, visto che hanno solo frequentato corsi per l’utilizzo della LIM e per il registro elettronico, negli ultimi tempi si sono lamentai di una mancanza di formazione per utilizzare al meglio i mezzi messi a loro disposizione della scuola e dar via ad una didattica innovativa.
Hanno cercato di auto-aggiornare il loro bagaglio di conoscenze e, in particolare, si sono imbattuti in testi vari per migliorare l’insegnamento o indirizzare le potenzialità degli alunni all’accrescimento delle competenze operative e disciplinari, utilizzando al meglio le diverse possibilità della rete.
Uno dei laboratori più seguiti, durante il periodo di formazione dei neoassunti è stato proprio finalizzato a far acquisire maggiori competenze nell’uso didattico dei mezzi digitali, ma il poco tempo a disposizione ha lasciato poco spazio alla sperimentazione, per cui soprattutto si è trattato di conoscenze teoriche.
Il fatto è che i docenti, ormai, sono consapevoli dell’importanza della loro formazione continua. Non è solo questione di carriera, sanno che la professionalità richiede una “manutenzione” costante, perché gli alunni cambiano e bisogna affinare gli strumenti per osservarli, conoscerli, capirli, per partire dai loro stili di apprendimento e dalle loro motivazioni, che spesso vanno ri-costruite. Pilastro e motore della scuola del futuro, i docenti hanno la grande opportunità di avvicinarsi ai ragazzi, ai loro linguaggi e ai loro modi di comunicare, anche attraverso i nuovi strumenti che le tecnologie mettono a disposizione al fine di favorirne l’apprendimento. I docenti possono orientare e guidare gli studenti a scoprire il mondo che li circonda, a conoscere meglio se stessi, a scegliere con consapevolezza e coscienza la propria strada, a partire dal loro percorso scolastico. Il tema della formazione in servizio è oggi fortemente connesso alla “crisi” della condizione della professione docente, ma l’insegnante diventa un professionista se consolida una propria biografia professionale, se entra in un ciclo vitale di esperienze di crescita culturale, che comporta la partecipazione ad azioni, ma soprattutto la capacità di riorganizzare e migliorare le proprie esperienze di lavoro attraverso un approccio che metta in gioco le proprie risorse cognitive ed emotive. Del resto, la formazione in servizio dei docenti di ruolo è obbligatoria, permanente e strutturale, ribadita dalla base alla legge 107 del 2015.
Come agire praticamente?
La formazione alla didattica digitale dei docenti è uno dei pilastri del PNRR Istruzione e rappresenta una misura fondamentale per l’utilizzo efficace e completo degli ambienti di apprendimento innovativi realizzati nell’ambito di “Scuola 4.0”. La linea di investimento “Didattica digitale integrata e formazione sulla transizione digitale del personale scolastico” è fortemente interconnessa con “Scuola 4.0”, in quanto mira a formare docenti e personale scolastico sull’utilizzo delle tecnologie digitali nei processi di apprendimento-insegnamento e delle metodologie didattiche innovative all’interno di spazi di apprendimento appositamente attrezzati. Sul portale per la formazione ScuolaFutura sono già disponibili percorsi formativi per i docenti sulla progettazione, realizzazione, gestione e utilizzo degli ambienti di apprendimento innovativi e dei laboratori per le professioni digitali del futuro. I percorsi formativi sono strutturati sulla base del quadro di riferimento europeo sulle competenze digitali dei docenti, il DigCompEdu, delle 6 aree di competenza (Coinvolgimento e valorizzazione professionale, Risorse digitali, Pratiche di insegnamento e apprendimento, Valutazione dell’apprendimento, Valorizzazione delle potenzialità degli studenti, Favorire lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti) e dei livelli di ingresso necessari (A1 Novizio, A2 Esploratore, B1 Sperimentatore, B2 Esperto, C1 Leader, C2 Pioniere).
Un forte impulso alla formazione dei docenti per l’innovazione didattica e digitale sarà prodotto anche dalla riforma 2.2 con l’istituzione della Scuola di Alta Formazione e l’adozione delle modalità di erogazione della formazione obbligatoria per dirigenti scolastici, docenti e personale tecnico-amministrativo.
Oltre a queste fonti di aggiornamento “statali”, esistono corsi certificati che prediligono la pratica alla teoria, facendo acquisire ai docenti le competenze sempre nel quadro di riferimento internazionale sulle competenze digitali, il DigCompEdu. Essi riguardano, secondo i bisogni formativi di ciascun insegnante, i seguenti campi:
- pratiche riflessive. Riflettere sulle pratiche digitali, valutandole in modo critico e contribuendo attivamente al loro sviluppo (pro/contro l’uso della tecnologia), tenendo in giusta considerazione, anche nella fase di progettazione didattica, gli obiettivi specifici di apprendimento, il contesto d’uso, l’approccio pedagogico e i bisogni degli studenti che ne fruiranno;
- coinvolgimento e valorizzazione professionale. Usare le tecnologie digitali per la collaborazione e la crescita professionale, individuando i propri gap formativi, ricercando documenti e materiale di studio, e strumenti online per la crescita personale;
- pratiche di insegnamento. Progettare ed integrare l’uso di strumenti e risorse digitali nei processi di insegnamento, al fine di rendere più efficace l’intervento educativo, gestire gli interventi didattici digitali in modo appropriato, sperimentare e sviluppare nuove pratiche educative e approcci pedagogici (quiz interattivi, uso dello storytelling digitale, scelta dell’educational mix, attività tramite cellulare/tablet…), nonché rendere l’apprendimento collaborativo ed autoregolato. In questo senso, si tratta di usare le tecnologie digitali per favorire e ottimizzare la collaborazione fra gli studenti, renderli capaci di utilizzare le tecnologie digitali per migliorare la loro comunicazione, per la creazione condivisa di conoscenza, oltre che per sostenere i processi di apprendimento autoregolato, cioè rendendo gli alunni capaci di metacognizione, di dare evidenza ai propri progressi e condividerli, e fornendo loro feedback immediati;
- accessibilità e inclusione. Assicurarsi che le risorse e le attività di apprendimento proposte siano accessibili a tutti gli studenti, inclusi quelli con BES (mappe, multimedia, registrazioni…), considerando aspettative, abilità, abitudini e preconcetti di ogni studente rispetto al mondo digitale e rispondendo in modo appropriato, anche in funzione di eventuali vincoli contestuali, fisici o cognitivi che possano condizionare l’uso delle tecnologie digitali da parte dello studente stesso (ad esempio, con la creazione di playlist personalizzate, esercizi differenziati);
- partecipazione attiva. Utilizzare le tecnologie digitali per far sì che gli studenti affrontino in modo propositivo e creativo un argomento di studio, ad esempio abbinando l’utilizzo delle tecnologie digitali a strategie didattiche in grado di favorire l’attivazione delle abilità trasversali e del pensiero critico, e la libera espressione della creatività (gamification, role play, serious play, attività sul campo che alternano realtà e tecnologia);
- comunicazione organizzative professionale. Usare le tecnologie digitali per ottimizzare la comunicazione con gli studenti, le famiglie e con altri attori dell’organizzazione educativa in cui si opera, attraverso, ad esempio, una scrittura ed invio di e-mail efficaci; oppure usando le tecnologie digitali per collaborare con gli altri docenti, per condividere e scambiare conoscenze ed esperienze, e per contribuire collaborativamente all’innovazione delle pratiche didattiche, essendo in grado di individuare, condividere e creare risorse educative digitali;
- creazione e modifica delle risorse digitali. Modificare e rielaborare le risorse digitali scelte o creare, autonomamente o in collaborazione con altri colleghi, delle nuove risorse digitali per la didattica (software in cloud, simulazioni…).
Bonaccini Silvia,classe 1972, laureata in Scienze della Formazione Primaria e Dirigente e Coordinatore dei servizi socio- educativi e scolastici, in servizio presso l'Istituto Comprensivo Venturino Venturi di Loro Ciuffenna (Ar), come docente di Scuola Primaria, ha svolto numerosi corsi di aggiornamento e laboratori propedeutici a diverse attività del settore scolastico.Nella sua carriera scolastica ha svolto il ruolo di capo sede, funzione strumentale della valutazione per molti anni, redatto il PON che ha fatto risultare vincitore il suo Istituto ed è tutt'ora membro del Comitato di Valutazione.