Signori si parte !!!, tutti in carrozza: direzione- Piano scuola 4.0

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Il Piano Scuola 4.0  raccoglierà l’eredità del Piano Nazionale Scuola Digitale e inietterà nelle scuole statali una cifra di 2,1 miliardi di euro.

Secondo una recente intervista rilasciata dallo stesso ex ministro emerge la volontà ad imprimere un’accelerazione importante all’innovazione didattica, prima di tutto metodologica, alla formazione dei docenti e alla digitalizzazione della scuola anche per gli aspetti amministrativi.

Come docente che ha vissuto la formazione in Norvegia e Finlandia, che è stata in prima linea nel Piano Didatech e fautrice delle scuole di avanguardia, Il Piano Scuola 4.0 potrebbe essere un volano che dovrebbe portarci, da qui al 2026, verso una scuola in cui la connettività e il digitale saranno la normalità nel quotidiano scolastico, come è oggi l’astuccio, il compasso, il libro di testo. 

Il processo di digitalizzazione della scuola risale all’introduzione delle lavagne interattive multimediali in circa 30.000 scuole e al finanziamento di 400 classi 2.0 per la sperimentazione di una didattica innovativa con il digitale. Di questo periodo è anche il progetto Scuola 2.0, che coinvolse poche scuole a livello nazionale, richiedendo un coinvolgimento di tutte le classi. Parallelamente a queste azioni, partirono i percorsi di formazione per i docenti.

Dal punto di vista tecnologico in quegli anni, oltre la metà delle aule era senza connessione e solo il 10,3% possedeva una connessione veloce.

Da allora molto è cambiato con l’approvazione del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), incardinato nella legge 107, la digitalizzazione della scuola italiana ha conosciuto un’accelerazione significativa grazie allo sviluppo più o meno efficace di 35 azioni. Sono gli anni in cui il registro elettronico diventa normalità nel 99% degli istituti, nonostante forti resistenze iniziali, in cui le LIM e gli schermi arrivano a coprire la quasi totalità delle classi e i dispositivi mobili cominciano ad essere utilizzati come strumenti di lavoro in percentuali significative; si cominciano a sperimentare nuovi ambienti di apprendimento attraverso l’utilizzo delle prime piattaforme scolastiche o di semplici ambienti cloud per i contenuti e utilizzando il digitale in modo costruttivista e costruzionista.

Per la prima volta si comincia a parlare di Byod e a praticarlo in alcune classi o plessi scolastici. Nascono gli animatori digitali e i team digitali, si introducono nuove metodologie ed attività come il coding, il tinkering, il making.

Il Piano Nazionale Scuola digitale, curato e coordinato da Damien Lanfrey e Donatella Solda e da un gruppo di lavoro ben coordinato e integrato di professionisti appassionati della scuola, è ancora oggi l’architrave culturale della digitalizzazione del sistema scolastico italiano, come ben compreso durante la pandemia e il lockdown.

In questi due anni di didattica a distanza, digitale integrata, per fronteggiare una emergenza storica, il digitale ha di fatto permesso una continuità didattica ed educativa, pur con molte differenze e distinzioni dovute sia all’aspetto infrastrutturale che soprattutto a quello metodologico didattico. È però innegabile che questi due anni siano stati essenziali per alzare il livello medio di competenza digitale dei  docenti, per la prima volta si è voluto finanziare non solo l’acquisto di risorse fisiche, ma valorizzare anche risorse umane da dedicare ai territori (i docenti delle Equipe Formative territoriali ).

Tutte queste fasi storiche di sviluppo della scuola digitale sono state caratterizzate anche da ondate di formazione significative quindi è normale interrogarsi sull’impatto raggiunto ma anche sull’attesa relativa all’impatto e alla misurazione stessa. 

La cornice del piano, non solo dal punto di vista del finanziamento ma anche dell’ispirazione e della gestione, è quella europea. 

Nel piano europeo di azione per l’istruzione digitale si legge già nell’introduzione: “La tecnologia digitale, se impiegata in modo capace, equo ed efficace dagli educatori, può sostenere pienamente l’agenda per un’istruzione e una formazione inclusive e di elevata qualità per tutti i discenti. Può facilitare un apprendimento maggiormente personalizzato, flessibile e incentrato sullo studente, in tutte le fasi e gli stadi dell’istruzione e della formazione. La tecnologia può rappresentare uno strumento potente e coinvolgente per l’apprendimento collaborativo e creativo. Può aiutare i discenti e gli educatori ad accedere a contenuti digitali, a crearne e a condividerli.  

La sfida è davvero una didattica digitale integrata non confusa con la DAD (didattica a distanza) ma pensata, progettata e realizzata nell’onlife quotidiano e in un’ottica di sviluppo delle competenze digitali del futuro.

Per questo piano  si prevede la trasformazione di almeno 100.000 aule in ambienti innovativi di apprendimento che rispondano alle caratteristiche di cui sopra. Interessanti le parole dell’ex ministro, che sembra preannuncino ad una fase di progettazione condivisa negli istituti che coinvolga anche la componente studentesca, con gruppi di lavoro creati ad hoc che progettino su misura, partendo da uno studio dello stato dell’arte della singola scuola e da uno studio di fattibilità. 

Tuttavia, rimangono alcune zone d’ombra:

non sono previsti incentivi significativi al surplus di lavoro delle scuole che la nuova progettualità del piano scuola 4.0 inevitabilmente porterà (per i docenti, nelle segreterie, nelle figure di sistema, nei ruoli intermedi di raccordo e accompagnamento). 

la rigidità dell’impianto curricolare, a cattedre, della nostra scuola non aiuta la progettazione e lo sviluppo di percorsi innovativi e sempre più interdisciplinari.

  • la numerosità delle classi, soprattutto della secondaria di 2 grado rende impossibile o molto complicato lo sviluppo di una didattica laboratoriale.
  • rimane una forte incoerenza fra i processi di innovazione della scuola italiana e gli esami di fine ciclo, che definiscono nella pratica il profilo di uscita dell’alunno.
  • rimane una forte incoerenza fra i processi di innovazione, i conseguenti profili attesi dei nuovi docenti e i sistemi di reclutamento dei docenti.
  • La scarsa propensione dei docenti al lavoro di squadra e alla progettazione condivisa, anche a causa dell’instabilità di molti organici, inriferimento anche ai diversi ordini di scuola ( per esempio scuole superiori in primis licei)
  • L’organizzazione del tempo scuola e degli spazi a scuola, in nord Europa gli alunni ruotano su ambienti diversi e raggiungono il docente nelle aule specializzate avendo l’opportunità di dividersi anche come gruppo classe avendo a disposizione due docenti per attività.

Occorre, in sintesi, che le azioni di investimento siano integrate alle azioni di riforma della macchina scolastica che fa da gabbia all’innovazione. 

A fronte di quello che è la proposta del piano digitale 4.0 è necessario anche analizzare cosa rimane della didattica digitale:

dopo l’esperienza della Didattica a distanza, non tutto è da buttare. Ecco cosa pensano le famiglie italiane sulla scuola digitale:

 https://myedu.it/cosa-resta-della-didattica-a-distanza-le-famiglie-vogliono-mantenere-la-tecnologia-ma-con-una-forte-attenzione-alle-relazioni/

Che cosa si salva dell’esperienza con la didattica a distanza?

Il 39% degli intervistati spera che questa situazione emergenziale non si verifichi più, mentre il 29% manterrebbe la possibilità di seguire le lezioni da casa: vuol dire che anche se i propri figli sono a casa per ragioni diverse dal Covid, i genitori preferirebbero che continuassero le attività scolastiche anche da remoto. I genitori manterrebbero anche l’uso di device tecnologici (17%) e contenuti digitali per l’apprendimento (15%).

Che tipo di attività suggerireste per rendere più stimolante la vita a scuola?

La maggior parte degli intervistati (27%) propone esperienze dirette nelle attività del territorio come visite in fattorie o aziende alimentari. Seguono i laboratori tecnologici 23% e le esperienze di scuola-natura 20%.

Quali strumenti vorreste che vostro figlio avesse a disposizione per studiare in modo più efficace? 

Dall’analisi del questionario risulta che lo strumento che vorrebbe il maggior numero di genitori sono le mappe concettuali digitali e personalizzabili, gli esercizi interattivi da fare con il tablet (18%) e le videolezioni di ripasso suddivise per materia (%?).

Che cosa vi servirebbe per affrontare meglio lo studio dei vostri figli?

Ciò che maggiormente interessa i genitori è che per  per affrontare meglio la formazione dei ragazzi servono strumenti   che stimolno e invoglnoi i propri figli a studiare, risposta data dalla maggior parte degli intervistati (34%). 

Analisi interessante emerge da un sondaggio condotto anche tra gli alunni delle mie classi (età media 16 anni ), le classi intevistate mi sono state affidate da settembre e da subito ho cominciato a sperimentare con loro attività metodologiche diverse  ed ho valutato la ricaduta in termini di miglioramento nei livelli di apprendimento e motivazione allo studio:

https://forms.gle/nGQ3yXDfDPso473XA

-fai un esempio di attività condotta con metodologia digitale a scuola: 

power point

Studio teorico dell'argomento Esercitazioni attraverso interrogazioni Verifica scritta per verificare le competenze

Studio della teoria; pratica; prova di laboratorio; verifica scritta/orale.

Fare degli esperimenti in laboratorio

Le classi con materiale scolastico digitale

Un esempio di metodologia didattica realizzata a scuola è l'inter-disciplinarietá che indica un approccio, una materia e un argomento che abbraccia piú discipline di studio

l'uso di laboratori

vorrei che esercizi e compiti possano essere realizzati digitalmente cosi da far sì che l’apprendimento risulti meno noioso

In scienze si usa la LIM, invece n informatica si usano i computer della scuola

kahooot

Mappe digitali, quiz, caoot, ...

utilizzo e creazione di mappe digitali

L'esporre e lo spiegare un argomento attraverso video o mappe digitali

Utilizzo per scopi didattici di app come kaoot, thinglink, I naturalist, padlet...

con la professoressa di scienze utilizziamo mappe digitali, quiz kahoot, libri digitali e articoli sul web e thinglink per la codeweek

Studio teorico dell'argomento Svolgimento degli esercizi con annessa interrogazione Verifica scirtta per verifica le competenze

L’utilizzo di quiz digitali in classe

didattica in laboratorio, flipped classroom,

Svolgere mappe,schemi su pc e invece di portare il libro usavamo il libro digitale

Fare gli schemi per i diversi argomenti

visione di siti, power point in internet, uso di app utili nella vita quotidiana (liceo)

L'uso di powerpoint, video o mappe per interrogare e spiegare

Uso di coogle o Power point

usare mappe per esporre

app per la didattica

-in riferimento alla tecnologia, quali strumenti servirebbero a scuola:

I-pad personali in modo che ogni alunno può essere monitorato

una connessione stabile e un laptop

Lavagne interattive e computer più efficaci

Tablet, computer moderni

L'utilizzo di strumenti tecnologici per ogni alunno

libri digitali, device uguali per tutti e wifi accessibile a tutti gli studenti

computer, strumenti per uno studio pratico e approfondito

lavagne interattive più efficaci

lavagna interattiva e libri digitali

lavagne digitali e tablet

computer personali o quantomeno la possibilità di utilizzo di tablet o dispositivi mobili

Un portatile per i libri digitali, prese ethernet per garantire una rete stabile codici di libri digitali e/o power point fatti da docenti e alunni

Da queste risposte emerge sostanzialmente che la didattica digitale è percepita nella maggior parte dei casi  come progettazione di azioni didattiche che mirino al raggiungimento di competenze disciplinari e non, integrate e funzionali alla maturità dell’alunno come individuo civile e discente, se diventano una prassi quotidiana o se sono una modalità comune di lavoroutilizzata nei consigli di classe per pianificare attività condivise ed integrate . Emerge la necessità di insistere ancora molto sulla formazione dei docenti e investire anche in una nuova generazione di docenti reclutati attraverso prove concorsuali di gran lunga diverse dalle ultime realizzate, che selezioni personale che, aldilà delle competenze disciplinari, abbia anche un bagaglio formativo sulle nuve metodologie didattiche.  

Serrone Maria, docente di scienze integrate presso IISS "Ferraris" di Molfetta, ho conseguito la maturità classica e quella magistrale, sono laureata in Biologia, ho maturato alcune esperienze presso il policlinico di Bari come ricercatrice; sono stata consulente come esperta per un ente di formazione che eroga corsi per ottici ed optometristi per diversi anni. Ho iniziato la carriera scolastica nella scuola superiore di primo grado, ho svolto il primo anno di ruolo nella scuola materna, esperienza veramente unica e formatrice. infine sono entrata in ruolo nella scuola superiore nel 2008. Nel 2009 sono arrivata all’istituto Lotti e mi hanno affidato il ruolo di coordinatrice del dipartimento scientifico. Negli anni ho continuato a svolgere il compito di coordinatore, ho assunto il ruolo di funzione strumentale area 1 per diversi anni, ora seguo i lavori del PTOF, sono referente per Invalsi e curo la parte riferita agli esiti nel RAV. Collaboro alla stesura del PDM insieme ad altri colleghi. Dopo la mia prima esperienza digitale con la formazione a tutor Didatech a Napoli, ho iniziato ad avvicinarmi alla didattica digitale, da diversi anni faccio parte del team digitale, ho maturato la mia esperienza come docente in classi digitali e ho svolto il ruolo di esperto anche in PON che trattavano questo tema. Nello staff di dirigenza ho il compito di coinvolgere i colleghi all’uso della didattica digitale, attraverso azioni di diverso tipo tra cui condivisione di buone pratiche e la pubblicazione di una news letter mensile con suggerimenti a tema.
PS. Nel tempo libero sono una speleologa e cerco di coinvolgere quanti fossero interessati al mondo speleologico.

 

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